La fronda anti scrutini del Galvani
Riecco la protesta della scuola: fiaccolata, sciopero della fame e blocco delle valutazioni
Per un pelo
Hanno messo nero su bianco le ragioni per le quali aderiscono allo sciopero degli scrutini. Sono i 41 docenti del liceo Galvani, l’istituto che forma la classe dirigente del futuro, che ieri hanno reso pubblico il loro dissenso alla Buona Scuola di Renzi.
Da oggi, con l’assemblea al Baraccano e la successiva fiaccolata, iniziano le giornate calde della scuola. E domenica torna lo sciopero della fame a staffetta di prof e genitori.
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Tra oggi e domani suona l’ultima campanella a scuola. Non finisce la fatica, però, per chi deve sostenere gli esami e per i professori alle prese con gli scrutini. E quest’anno potrebbe essere un vero e proprio tour de force per lo sciopero degli scrutini indetto da tutte le sigle sindacali. Lo scontento per la Buona Scuola del governo Renzi sta coinvolgendo una buona parte anche dei docenti e dei dirigenti. Anche in scuole di riferimento come il liceo Galvani, dove 41 insegnanti hanno messo nero su bianco le ragioni della protesta.
La lettera aperta è pubblicata anche sul sito del liceo di via Castiglione perché i firmatari, 41 su 160 docenti, «desiderano chiarire agli studenti, ai colleghi, alla dirigenza, alle famiglie e alla comunità le motivazioni di tale scelta». Una scelta che, fatti salvi gli scrutini delle terze (che hanno la maturità), comporterà disagi per le famiglie ma anche per i docenti stessi che dovranno comunque portare a termine il lavoro in tempo utile per comunicare agli studenti i debiti scolastici e per organizzare i corsi di recupero. «Non siamo affatto spaventati dall’idea che il nostro lavoro venga valutato», dichiarano i professori, « siamo abituati ogni anno a vedere giudicati i risultati della preparazione che offriamo ai nostri studenti». «Ci sgomenta — attaccano — la prospettiva che tale ruolo di controllo sia esercitato dal dirigente scolastico, (accompagnato o meno da una commissione), soprattutto se consideriamo l’alto grado di professionalità e di specializzazione disciplinare che caratterizza gli insegnamenti dei licei e di tutte le scuole secondarie di secondo grado».
Criticano inoltre i diversi poteri assegnati ai presidi dalla Buona Scuola, uno dei nodi della protesta di queste settimane. Dal potere di assumere i nuovi docenti e confermare loro l’incarico a quello di utilizzarli in classi di concorso diverse da quelle per le quali si sono abilitati. Non solo. Se gli insegnanti di ruolo presentassero domanda di trasferimento «si troverebbero a essere inseriti nella lista dei docenti aspiranti a un posto nell’ambito territoriale (che al momento coinciderà con la provincia), nel quale è inserito il curriculum personale, a disposizione della “chiamata” del dirigente, in assenza di alcun criterio di anzianità, di avvicinamento alla famiglia, alla residenza, né alcuna tutela di situazioni familiari particolari».
Se è vero che un «dirigente illuminato» può allontanare dagli studenti «i docenti “non idonei”», è anche vero che, si legge ancora nella lettera, «si apre la prospettiva di una modalità di assunzione e valutazione subordinate a criteri di conformità di fede politica o religiosa e più in generale a tutte quelle logiche clientelari, tristemente diffuse nell’anticultura del nostro Paese. Insomma, in definitiva, al più totale arbitrio. Quale garanzia resterà per la libertà dell’insegnamento affermata dalla nostra Costituzione, e quale margine di tutela del pluralismo di orientamenti culturali, politici, religiosi , sessuali , edelle condizioni personali? Non sarà difficile manipolare i criteri che portano un dirigente a stabilire che, con buona pace di tutti, un insegnante è “più bravo” di un altro, o più “adatto” al piano formativo del proprio Istituto. Siamo proprio sicuri di volere scuole a immagine somiglianza del loro dirigente?». È quindi un «profondo dissenso nei confronti dello stravolgimento della scuola» » a portare i docenti allo sciopero.
«Che garanzia resterà per la libertà di insegnamento prevista dalla Costituzione?»