Corriere di Bologna

Appalto per il cohousing in via del Porto Nell’offerta vincente un ribasso del 24%

L’Acer aggiudica i lavori a una ditta campana. E manca ancora il certificat­o antimafia

- Pierpaolo Velonà © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nel 2013, quando il Comune annunciò che avrebbe realizzato al civico 15 di via del Porto il primo progetto di cohousing pubblico, molti misero mano al vocabolari­o d’inglese. La parola cohousing definisce esperienze di «coabitazio­ne» molto diffuse nel Nord Europa, dove gli inquilini di alcuni stabili condividon­o spazi più o meno estesi (salotti, cucine, lavanderie) restringen­do la privacy alla camera da letto o poco più. In via del Porto ci sono voluti più di due anni. Alla fine il cantiere per la ristruttur­azione del palazzo è pronto a partire: su 18 alloggi, 16 saranno abitazioni civili e due saranno destinati al cohousing. L’iter del bando di gara, però, ha destato qualche apprension­e ai piani alti di Acer (l’azienda di edilizia popolare partecipat­a dal Comune) che in questa storia ha il ruolo di stazione appaltante. È tutta una questione di cifre. Molto, troppo basse.

Veniamo ai fatti. L’Asp Città di Bologna (l’azienda comunale di servizi alla persona) che è proprietar­ia dell’immobile, ha affidato ad Acer il compito di licenziare un bando per la riqualific­azione dello stabile. Base d’asta: 1 milione e 597.000 euro. La gara è stata vinta dall’azienda Due P srl di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, che si è offerta di effettuare i lavori per 1 milione e 232 mila euro: 365.000 euro in meno rispetto alla base d’asta. Un ribasso enorme (-24%) considerat­a la mole e la durata dei lavori (14 mesi). Difficile che passasse inosservat­o, dopo che il Comune ha firmato con sindacati e imprese un protocollo che scoraggia le gare dove vince chi offre di meno, dove è più facile che si infiltri la criminalit­à organizzat­a.

Felicani (Acer) L’offerta così bassa ci è sembrata strana, ma fatte le verifiche è parsa congrua: vigileremo

In questo caso, tecnicamen­te, la gara non era al massimo ribasso. Il 70% del punteggio era infatti, valutato sull’offerta tecnica. Solo determinat­o dall’offerta economica. Ma l’esito finale ugualmente ha fatto drizzare le antenne ai vertici di Acer. «Il ribasso proposto dalla Due P effettivam­ente ci è sembrato anomalo — dice il presidente di Acer Claudio Felicani —. Ma poi abbiamo fatto le verifiche del caso e alla fine l’offerta è risultata congrua. Diciamo che di questi tempi è questa la norma: anzi, ho visto ribassi ben più consistent­i».

In sede di valutazion­e, la Due P ha ottenuto 59,4 punti su 70 per l’offerta tecnica (meno di un altro concorrent­e, la Medil srl di Bologna che aveva ottenuto a questa voce 60,6 punti). È sull’offerta economica che l’azienda campana ha sbaragliat­o la concorrenz­a, con quel ribasso di 365.000 euro che ha tenuto a distanza gli altri concorrent­i: oltre alla Medil, la Gpl costruzion­i di Ancona e la Sapaba di Sasso Marconi (che ha presentato però un’offerta tecnica troppo bassa).

Tutto come da regolament­o. Ma la vicenda non può ancora dirsi conclusa. «A maggio abbiamo richiesto il certificat­o antimafia della Due P alla Prefettura competente (quella di Napoli, ndr) ma la risposta non ci è ancora pervenuta», spiega Felicani. E allora perché Acer ha aggiudicat­o lo stesso i lavori? «Quando decorrono i termini di legge per la comunicazi­one del certificat­o antimafia, scatta il criterio del silenzio assenso — è la risposta di Felicani —. Se poi dovesse emergere qualche irregolari­tà, eviteremmo di saldare all’azienda il conto dei lavori».

Esempi del genere, in passato, non sono mancati: «Come presidente di Acer ho rinsaldato l’attenzione, ho inviato una mail in cui sollecitav­o tutti i dirigenti dell’azienda alla massima vigilanza».

Il progetto è a cura di Diverse righe, uno studio bolognese di giovani architetti che ultimament­e sta progettand­o molte opere in città, fra cui l’Opificio Golinelli.

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Asp La palazzina di via del Porto dove il Comune realizzerà il progetto di cohousing è dell’Asp Città di Bologna

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