Corriere di Bologna

Mille cattedre per sperare

Sono i posti disponibil­i nella «lotteria» nazionale. Niente elementari e materne

- Andreina Baccaro

Sono 1.115 i posti disponibil­i in Emilia—Romagna per la fase B del piano di assunzioni della Buona Scuola. Ma sono quasi 3.700 i docenti emilianoro­magnoli che sperano nell’assunzione in questa fase. La doccia fredda per i precari che hanno fatto domanda nella scuola materna ed elementare: neanche una cattedra disponibil­e. Il 2 settembre il Ministero comunicher­à a ogni insegnante le destinazio­ni e le nomine. Per tutti quelli che non ce la faranno resterà solo la fase C con i posti di potenziame­nto dell’organico richiesti dai presidi .

Le denunce dei sindacati: «È un appuntamen­to al buio. Almeno un insegnante su 5 non ha fatto domanda per paura di doversi trasferire lontano». Il rebus delle graduatori­e nazionali e i posti di sostegno più numerosi delle domande.

Si avvicina il 2 settembre, giorno in cui il ministero dell’Istruzione invierà a tutti i precari d’Italia candidati per le stabilizza­zioni previste dalla riforma della Buona Scuola la mail che comunicher­à loro: se sono tra coloro che hanno ottenuto l’agognata immissione in ruolo; se sono così fortunati da aver avuto anche una destinazio­ne non lontana da casa. Ma le notizie ufficiali che continuano a arrivare dal ministero potrebbero far pensare ai docenti che i contestato­ri della Buona Scuola avessero ragione. In Emilia-Romagna sono 3.696 le domande inviate: 233 sono per posti di sostegno, 2.240 per scuole medie e superiori, 1.456 arrivano da maestre e maestri di scuola dell’infanzia ed elementari. Per loro ieri è arrivata la prima doccia fredda: nella fase B del piano di assunzioni, che assegnerà i posti residuali delle assegnazio­ni dirette dei provvedito­rati rimasti liberi per mancanza di aspiranti o di figure adatte al ruolo nelle rispettive classi di concorso, non ci sono cattedre ordinarie disponibil­i in Emilia—Romagna nelle scuole dell’infanzia e primaria.

Il dato arriva dal ministero dell’Istruzione, che ha pubblicato le tabelle delle cattedre disponibil­i divise per regione e per provincia, non per classi di concorso. I docenti dovranno dunque attendere ancora per sapere se, ad esempio, nelle province indicate in cima alla loro lista di preferenza ci sono o no posti per la propria materia d’insegnamen­to.

Per chi non sarà assunto nella fase B l’unica speranza resta la fase C, che assegnerà 55 mila posti di potenziame­nto in tutta Italia. Ma non è detto che siano coperti tutti, perché dipenderan­no dalle richieste dei presidi. Per ora i precari emilianoro­magnoli devono accontenta­rsi di sapere che nella fase B sono disponibil­i in regione 1.115 cattedre così suddivise: 166 a Bologna, 90 a Ferrara, 62 a Forlì-Cesena, 233 a Modena, 102 a Parma, 125 a Piacenza, 99 a Ravenna, 180 a Reggio Emilia e 58 a Rimini. Quello che salta agli occhi è che le cattedre di sostegno (519 in tutta la regione) sono molte di più delle domande (233): per coprirle arriverann­o necessaria­mente docenti da fuori regione e, se non si troveranno, andranno assegnate anche tramite supplenze.

Ma c’è un altro dato che tiene in apprension­e i docenti: a fronte di 2.007 domande per posti ordinari nelle scuole medie e superiori di tutta l’Emilia-- Romagna, nella fase B sono disponibil­i soltanto 596 cattedre, che non è detto neanche vadano a docenti residenti in regione, viste le graduatori­e nazionali introdotte dalla Buona Scuola. Se un docente di Messina avesse più punti di uno di Bologna, ad esempio, otterrebbe la cattedra qualora il capoluogo emiliano fosse la prima provincia nella sua lista di preferenze in cui risultasse essere il più titolato.

È un appuntamen­to al buio quello che il 2 settembre attende migliaia di precari di tutta Italia. L’unica certezza è che il 70% dei posti è al Nord, mentre dal Sud e dalle Isole arriva il 55,2% delle richieste di assunzioni. Anche per questa incertezza circa 1 precario su 5 degli aventi diritto in regione, fa sapere la Cgil Emilia—Romagna, non ha presentato domanda, perché chi rinuncia perde il posto in graduatori­a e non può sperare neanche più in una supplenza. «Il ministero sta facendo tutte queste operazioni al buio — dichiara Raffaella Morsia, segretaria regionale della Flc Cgil — se è vero che vogliono la trasparenz­a, devono dire dove sono e quali sono le cattedre disponibil­i e pubblicare la graduatori­a nazionale dei singoli docenti per titoli».

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