La Prefettura: dubbi sull’appalto di via del Porto
Sui lavori del cohousing i sindacati attaccano il Comune: «Rispetti il protocollo che abbiamo firmato»
Del certificato antimafia non c’è traccia. Ma Acer ha dato all’azienda campana Due P il permesso di aprire il cantiere in via del Porto. «Può darsi che la pratica abbia incontrato complicazioni, è un problema», spiega la Prefettura di Bologna. Cgil, Cisl e M5S intanto invitano il Comune a rispettare il protocollo sugli appalti.
«Dobbiamo tenere alta la guardia», disse a marzo il sindaco Virginio Merola accogliendo in città il megacorteo di Libera, la rete antimafia guidata da don Ciotti. Il sindaco non si limitò a un generico auspicio, ma schierò in prima linea l’amministrazione annunciando che Palazzo d’Accursio avrebbe approvato a breve «un nuovo protocollo sugli appalti per rafforzare il contrasto alle infiltrazioni mafiose». Detto fatto. Merola è stato di parola e a luglio il Comune ha firmato un patto contro le infiltrazioni con sindacati, coop e imprenditori. Pochi e chiari i capisaldi da rispettare: stop alle gare al massimo ribasso, dove più facilmente si infilano le aziende mafiose, e verifiche più accurate sui curricula dei costruttori.
Il rodaggio, evidentemente, è ancora lungo. Visto che Acer, l’agenzia di edilizia popolare partecipata dal Comune, ha appena aggiudicato all’azienda «Due P» di Somma Vesuviana (Napoli) un bando per la riqualificazione di 18 alloggi in via del Porto 15. Tutto regolare. Ma la gara sembra contraddire — almeno in linea di principio — i punti chiave del protocollo. Non soltanto la «Due P» ha offerto un ribasso del 24% sulla base d’asta (che partiva da 1 milione e 597.000 euro) proponendo di eseguire i lavori per 365.000 euro in meno. Ma la documentazione antimafia che Acer, come stazione appaltante, ha chiesto a maggio alla Prefettura di Napoli per certificare la «pulizia» dell’azienda, non è ancora arrivata.
Una mancanza a cui Acer non ha dato troppo peso, visto che il cantiere è stato comunque affidato alla «Due P». «Se dovesse emergere qualche irregolarità eviteremo di saldare i conti con l’azienda», ha detto il presidente di Acer Claudio Felicani.
In realtà, come spiega Giovanni Lattarulo, dirigente dell’area Ordine e Sicurezza pubblica della Prefettura di Bologna, il mancato arrivo della certificazione antimafia non è mai un bel segnale: «In casi del genere può darsi che la pratica abbia incontrato una sua difficoltà istruttoria, insomma che ci siano state delle complicazioni», spiega Lattarulo. La legge prevede un termine per la consegna della documentazione che, nel caso della Due P, è stato abbondantemente sforato. La Prefettura, di regola, è tenuta a consegnare la documentazione entro 30 giorni dalla richiesta prorogabili di altri 45: 75 giorni in tutto. Qui siamo già oltre i 90 giorni. E questo, sottolineano dalla Prefettura, «è un problema».
Protesta Massimo Bugani, capogruppo in Comune del M5S: «Siamo alle solite, i criteri con cui vengono aggiudicati gli appalti hanno falle enormi. Non mi stupirei se i lavori si fermassero. Il fatto che manchi la certificazione antimafia è di una gravità estrema ma anche aggiudicare una gare con un ribasso del 24% espone a rischi e spese mostruose che ricadono sulla cittadinanza».
In allerta sono anche i sindacati. Sonia Sovilla, delegata agli appalti della Cgil, è la donna che ha lavorato al protocollo anti-infiltrazioni firmato a luglio: «Qui saltano agli occhi due elementi, manca a oggi il certificato antimafia e c’è un ribasso consistente. Sono due segnali negativi, approfondiremo la questione e vedremo, anche perché il protocollo che abbiamo firmato impegnava il Comune a sensibilizzare anche le società collegate come Acer». C’è solo un caso, spiega Sovilla, in cui i ribassi consistenti sono giustificabili: «Bisognerebbe dimostrare che la base d’asta della gara, come a volte è accaduto in passato, è “pompata” e che le amministrazioni spendono cifre troppo alte». Duro anche il segretario della Cisl Alessandro Alberani: «Gli accordi non sono carta straccia, il Comune deve rispettare il protocollo che abbiamo firmato. Nessuna accusa in via preventiva ma con gli appalti bisogna stare attenti».
Bugani Siamo alle solite, è grave l’assenza del certificato, non mi stupirei se i lavori si fermassero