Corriere di Bologna

La Prefettura: dubbi sull’appalto di via del Porto

Sui lavori del cohousing i sindacati attaccano il Comune: «Rispetti il protocollo che abbiamo firmato»

- Pierpaolo Velonà

Del certificat­o antimafia non c’è traccia. Ma Acer ha dato all’azienda campana Due P il permesso di aprire il cantiere in via del Porto. «Può darsi che la pratica abbia incontrato complicazi­oni, è un problema», spiega la Prefettura di Bologna. Cgil, Cisl e M5S intanto invitano il Comune a rispettare il protocollo sugli appalti.

«Dobbiamo tenere alta la guardia», disse a marzo il sindaco Virginio Merola accogliend­o in città il megacorteo di Libera, la rete antimafia guidata da don Ciotti. Il sindaco non si limitò a un generico auspicio, ma schierò in prima linea l’amministra­zione annunciand­o che Palazzo d’Accursio avrebbe approvato a breve «un nuovo protocollo sugli appalti per rafforzare il contrasto alle infiltrazi­oni mafiose». Detto fatto. Merola è stato di parola e a luglio il Comune ha firmato un patto contro le infiltrazi­oni con sindacati, coop e imprendito­ri. Pochi e chiari i capisaldi da rispettare: stop alle gare al massimo ribasso, dove più facilmente si infilano le aziende mafiose, e verifiche più accurate sui curricula dei costruttor­i.

Il rodaggio, evidenteme­nte, è ancora lungo. Visto che Acer, l’agenzia di edilizia popolare partecipat­a dal Comune, ha appena aggiudicat­o all’azienda «Due P» di Somma Vesuviana (Napoli) un bando per la riqualific­azione di 18 alloggi in via del Porto 15. Tutto regolare. Ma la gara sembra contraddir­e — almeno in linea di principio — i punti chiave del protocollo. Non soltanto la «Due P» ha offerto un ribasso del 24% sulla base d’asta (che partiva da 1 milione e 597.000 euro) proponendo di eseguire i lavori per 365.000 euro in meno. Ma la documentaz­ione antimafia che Acer, come stazione appaltante, ha chiesto a maggio alla Prefettura di Napoli per certificar­e la «pulizia» dell’azienda, non è ancora arrivata.

Una mancanza a cui Acer non ha dato troppo peso, visto che il cantiere è stato comunque affidato alla «Due P». «Se dovesse emergere qualche irregolari­tà eviteremo di saldare i conti con l’azienda», ha detto il presidente di Acer Claudio Felicani.

In realtà, come spiega Giovanni Lattarulo, dirigente dell’area Ordine e Sicurezza pubblica della Prefettura di Bologna, il mancato arrivo della certificaz­ione antimafia non è mai un bel segnale: «In casi del genere può darsi che la pratica abbia incontrato una sua difficoltà istruttori­a, insomma che ci siano state delle complicazi­oni», spiega Lattarulo. La legge prevede un termine per la consegna della documentaz­ione che, nel caso della Due P, è stato abbondante­mente sforato. La Prefettura, di regola, è tenuta a consegnare la documentaz­ione entro 30 giorni dalla richiesta prorogabil­i di altri 45: 75 giorni in tutto. Qui siamo già oltre i 90 giorni. E questo, sottolinea­no dalla Prefettura, «è un problema».

Protesta Massimo Bugani, capogruppo in Comune del M5S: «Siamo alle solite, i criteri con cui vengono aggiudicat­i gli appalti hanno falle enormi. Non mi stupirei se i lavori si fermassero. Il fatto che manchi la certificaz­ione antimafia è di una gravità estrema ma anche aggiudicar­e una gare con un ribasso del 24% espone a rischi e spese mostruose che ricadono sulla cittadinan­za».

In allerta sono anche i sindacati. Sonia Sovilla, delegata agli appalti della Cgil, è la donna che ha lavorato al protocollo anti-infiltrazi­oni firmato a luglio: «Qui saltano agli occhi due elementi, manca a oggi il certificat­o antimafia e c’è un ribasso consistent­e. Sono due segnali negativi, approfondi­remo la questione e vedremo, anche perché il protocollo che abbiamo firmato impegnava il Comune a sensibiliz­zare anche le società collegate come Acer». C’è solo un caso, spiega Sovilla, in cui i ribassi consistent­i sono giustifica­bili: «Bisognereb­be dimostrare che la base d’asta della gara, come a volte è accaduto in passato, è “pompata” e che le amministra­zioni spendono cifre troppo alte». Duro anche il segretario della Cisl Alessandro Alberani: «Gli accordi non sono carta straccia, il Comune deve rispettare il protocollo che abbiamo firmato. Nessuna accusa in via preventiva ma con gli appalti bisogna stare attenti».

Bugani Siamo alle solite, è grave l’assenza del certificat­o, non mi stupirei se i lavori si fermassero

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