«È una selva fallica» Urbanisti in rivolta contro i nuovi fittoni
Uno «scempio», una «selva fallica in piazza Ravegnana». Bocciatura in piena regola per i nuovi fittoni che stanno spuntando nella zona sotto le Due torri per proteggere i pedoni dalle auto. A chiedere un passo indietro al Comune sono tre associazioni (Italia nostra, Comitato per Bologna storico artistica, Societa’ di Santa Cecilia - Amici della Pinacoteca di Bologna) e una trentina tra urbanisti, architetti, storici dell’arte ed ex sovrintendenti: tra loro Eugenio Riccomini, Pier Luigi Cervellati, Maria Pia Guermandi, Germana Aprato, Jadranka Bentini, Carlo Ginzburg, Giulio Volpe e l’ex assessore regionale Felicia Bottino.
«Le sorprese agostane, ritornati in città — recita la petizione diffusa dai firmatari — non finiscono mai». E questa volta «la realtà supera la fantasia», si legge nell’appello, visto che «in pochi giorni l’area si è mutata in una vera e propria selva fallica di contorno alle Torri». Il completamento del progetto «vedrà la messa in opera di un centinaio di fittoni, con un appesantimento che stride con la funzionalità stessa di tali strumenti». Dunque per i critici «l’invasività è evidente, imbarazzante persino, in un gorgo di bianchi cilindri che fanno sembrare piazza Ravegnana un’enorme dentatura di squalo pronta ad inghiottire i passanti».
Le Torri e i monumenti adiacenti «verranno sopraffatti dagli orrendi fittoni e dalle innumerevoli sedute presenti nel progetto — avvertono Italia nostra e gli altri firmatari — che in breve diventeranno campo d’azione per la fantasia di vandali e imbrattatori». Inoltre, l’accesso a via Zamboni e a via Santo Stefano sarebbero interdetti ai mezzi di soccorso.
A questo punto, «ci si domanda come tutto ciò abbia potuto avere l’assenso della Soprintendenza competente — continua l’appello — e perché gli uffici comunali non abbiano avuto il benché minimo ritegno nell’avallare un intervento che incide tanto pesantemente sulle forme della citta’ storica » . Di conseguenza, «chiediamo di rimuovere un tale scempio, avvilente quanto costoso — è la richiesta indirizzata all’amministrazione — dall’intera zona fino al palazzo della Mercanzia, predisponendo una diversa soluzione che riconsegni respiro e dignità ai monumenti».