Corriere di Bologna

IL DOVERE DI PROPORRE

- di Vittorio Monti

Facebook non è più solo un giochino: il miliardo di persone connesse nel giorno record non saranno tutte solo giocherell­one. Comunque quello del «mi piace» o non mi piace è di sicuro un gioco virale che ha contagiato anche la politica. Su ogni parere più o meno autorevole ci si divide pro o contro. Anche se è azzardato pensare che Zuckerberg si sia ispirato all’antica Roma per il suo nuovo impero, resta il fatto che Nerone si esprimeva con pollice su o pollice giù. Non è consolante constatare che non sono stati fatti grandi passi avanti. È desolante vedere come troppi politici siano calamitati anima (?) e corpo dal meccanismo imperiale. Fosse soltanto uno svago part time, niente di male. Ma diventa malsano se arriva al tempo pieno. Addirittur­a patologico quando tutti si tuffano nel sì o no secondo ragioni di scuderia e nessuno ne riemerge con proposte concrete. Non si può nemmeno dire che avvenga uno scontro ideologico, poiché le ideologie ormai sono diventate materia per Chi l’ha visto?. Ci si divide e ci si conta per ragioni di bottega, quindi in un copione scontato. Sta capitando così anche sulla questione dell’ex Cie, dopo l’annotazion­e del procurator­e aggiunto Walter Giovannini sul crollo delle espulsioni e l’aumento dei profughi che tornano a delinquere. Nulla più di una fotografia del presente. Che niente toglie e niente aggiunge alla bruttura del passato.

Non basta tuttavia chiudere ciò che è incivile per aprirsi al paradiso della civiltà. Soprattutt­o non serve né dare contro né dare sostegno a un parere se manca l’unica cosa davvero necessaria chiamata «proposta». La politica, nelle sue varie articolazi­oni — dunque sindacati compresi — ormai è specializz­ata nel dibattito e basta. Strani medici si affollano al capezzale del malato, discutono e si scontrano sui sintomi, criticano le diagnosi altrui, però mai nessuno che proponga una terapia. Come fosse questo il modo di giustifica­re lo stipendio. Così è molto, troppo facile. Ecco perché fare il politico è diventato un mestiere aperto a tutti. È vero, come ha detto Merola, che di certe questioni si deve occupare la politica. Ma è ancora più vero che a forza di «aspetta e spera» alla fine ci si dispera. Equivale a credere ancora alle fiabe dare ulteriore fiducia a questa politica molto cinguettan­te e poco realizzatr­ice? Forse, ma l’ottimismo deve essere duro a morire se vogliamo tenere viva la speranza. Nel frattempo, chi ha proposte concrete le metta in tavola. E basta con i mi piace o non mi piace. Fatti, non parole.

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Joey Saputo, principale azionista e chairman del Bologna, nello stadio rinnovato per la Serie A. Oggi il debutto in casa

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