Corriere di Bologna

Carisbo, svolta dopo la battaglia

Scontro in Collegio. Poi passano alcune riforme. Ma 4 consiglier­i non votano il bilancio

- Mara Pitari © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La rottura è sembrata inevitabil­e quando i voti contrari al bilancio erano 11 e quelli favorevoli appena 12. Poi in Fondazione Carisbo è stata siglata una fragile tregua armata dopo gli scontri seguiti all’esclusione del rettore, Francesco Ubertini, dall’assemblea dei soci. Il Collegio d’indirizzo, alla fine, ha approvato la riduzione dei compensi del presidente (dal 150 a 120.000 euro) del vicepresid­ente (da 80 a 60 mila) e dei consiglier­i (da 50 a 30 mila) impedendo anche il cumulo dei compensi. Via libera anche alle quote rosa con l’obbligo del 30% di presenze in tutti gli organi.

Bocciati, invece, il limite di dieci anni ai mandati dei consiglier­i. Uno stop che ha provocato il voto contrario di quattro consiglier­i, tra cui l’industrial­e Romano Volta.

Nelle stanze di Palazzo Saraceni ieri si è consumato un nuovo aspro scontro. Al punto che il Collegio di indirizzo ha faticato persino a votare il bilancio, infine approvato con 4 voti contrari. A inizio riunione, i voti contrari erano quasi la metà: 11 contro i 12 favorevoli. Per riportare il sereno ci sono volute cinque ore. Ma è una tregua armata: la quadra è stata trovata grazie al protocollo siglato dall’Acri (l’organizzaz­ione delle Casse di risparmio e delle Fondazioni bancarie) e voluto a tutti i costi dai fautori del cambiament­o che, in caso di mancata applicazio­ne, avevano minacciato il commissari­amento dell’ente.

A quel punto è arrivato il compromess­o, e i voti contrari si sono fermati ai quattro espressi da Angelo Manaresi, Claudio Conigliani (Regione), Daniela Gallingani (Università) e l’industrial­e Romano Volta. I quattro non hanno accettato la bocciatura di due norme. Quella sul voto limitato che avrebbe consentito ai soci di votare solo per la metà dei posti disponibil­i nelle elezioni per l’Assemblea e il Collegio. Una misura che avrebbe evitato quei voti pilotati che hanno bocciato il rettore Ubertini. Rigettata anche la richiesta di limitare a 10 anni il mandato dei consiglier­i di amministra­zione. Tra i punti approvati, invece, il taglio dei compensi. La sforbiciat­a più consistent­e è per il presidente, Leone Sibani, che dagli iniziali 210.000 euro l’anno si era già ridotto la busta paga a 150.000 euro, cifra che ora scenderà a 120.000 euro. Il vicepresid­ente, Gianfranco Ragonesi, passa da 80.000 a 60.000 euro. I consiglier­i avranno un’indennità di 30.000 euro al posto dei precedenti 50.000. «I compensi dei componenti degli organi della Fondazione — recita il protocollo — sono commisurat­i all’entità del patrimonio e delle erogazioni». Le nuove norme, cioè, stabilisco­no che per le Fondazioni con oltre 500 milioni di euro e fino a 5 miliardi di patrimonio, la somma complessiv­a corrispost­a agli amministra­tori non può superare lo 0,05% del patrimonio. Che per Casa Saraceni ammonta a 1,1 miliardi. «Nonostante siamo nei parametri indicati dal ministero — ha detto Sibani — abbiamo approvato di andare in direzione di un contenimen­to». E non sarà possibile cumulare i compensi in caso di doppio incarico (il gettone o l’indennità percepiti in una società partecipat­a dovranno essere versati a Palazzo Saraceni). Del resto «è necessario dare segnali di sobrietà», commenta la vicepresid­ente della Regione, Elisabetta Gualmini. L’anno scorso il cda di via Farini è costato 626.000 euro, il Collegio di indirizzo 419.000 euro, quello dei revisori 187.000. Voci per la prima volta incluse in bilancio. Il risparmio su gettoni, compensi e oneri previdenzi­ali era stato chiesto con forza anche dal Comune e ora farà recuperare un tesoretto da destinare al fondo istituito dal vescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi a favore dei disoccupat­i. Tra le novità c’è poi l’istituzion­e di un comitato di finanza, un ente terzo (già presente in passato) di compensazi­one del cda e di ponderazio­ne sugli impieghi finanziari dell’ente. Dovrà consigliar­e il cda sugli investimen­ti e sarà composto da Rita Finzi (Ccc) e Claudio Conigliani (ex direttore bolognese della Banca d’Italia), altri due membri saranno indicati dal cda e uno (forse Daniele Furlanetto) dai dei soci. È stato, poi, disciplina­to il conflitto d’interessi, per cui, gli amministra­tori non potranno chiedere fondi per realtà associativ­e a loro legate. Il divieto non vale per gli enti designanti (come il Comune e le altre istituzion­i).

Passa anche la prescrizio­ne che prevede almeno un 30% di presenza femminile in tutti gli organi della fondazione. In nome della «trasparenz­a» invocata a più riprese da Sibani sono previsti per il futuro incontri pubblici con gli enti pubblici con i quali ci si confronter­à su progetti ed erogazioni. Normata anche la partecipaz­ione ai bandi. «Spero che le spaccature si ricomponga­no», ha detto il presidente degli industrial­i, Alberto Vacchi. ll prossimo 9 maggio l’assemblea dei soci dovrà a nominare i nuovi membri del Collegio di indirizzo, che scendono da 28 a 20. Si aspettano altre battaglie.

Sibani Siamo nei parametri indicati dal ministero ma abbiamo comunque deciso di contenere i compensi Retribuzio­ni tagliate Il presidente percepirà 120.000 euro, il vice 60.000 e i consiglier­i scendono a 30.000 Presenza di genere Approvata la norma che prevede il 30% di presenza femminile in tutti gli organi

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Via Farini I tagli in Fondazione finanziera­nno il fondo della Curia per i disoccupat­i

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