Vestiti, hi-tech e tanto cibo, le nuove emiliane verso la Borsa
L’impresa bolognese di e-commerce e business analytics ha aderito al progetto Elite
Ci sono anche sei emiliane tra le 30 aziende italiane che studiano lo sbarco in Borsa con il progetto Elite. Tra loro la bolognese Horsa e il brand di abbigliamento Pinko.
Nel giorno in cui Moody’s bocciava le pmi italiane per debolezza e alta mortalità, ben 30 aziende italiane si davano appuntamento alla Borsa di Milano per entrare nel progetto Elite e smentire l’immagine data dall’agenzia di rating allo scheletro della nostra economia. Tra queste 30 anche la bolognese Horsa, specializzata in software e servizi informatici, il gruppo riminese edile Focchi, il brand di abbigliamento parmense Pinko e ben 3 imprese attive nel comparto alimentare, Mutti (conserve), Ferrarini e Fratelli Galloni (salumi). Sei società con bilanci solidi, buona redditività, che vogliono crescere più di quello che già fanno, ecco perché l’ingresso in Elite, che offre una piattaforma di strumenti e servizi per reperire capitali e avvicinare gli imprenditori ai mercati finanziari.
«Horsa è cresciuta molto negli ultimi 5 anni, abbiamo 10 sedi tra Italia, Brasile e Regno Unito, da 100 persone siamo passati a 500, il fatturato è arrivato a 60 milioni di euro con un ebitda a 4,2 — si presenta Nicola Basso, 44 anni, direttore generale — questo percorso di crescita rapida è stato frutto di acquisizioni di società specializzate, che ci permette oggi di offrire al mercato competenze ampie e specialistiche». Horsa infatti si occupa di business analytics, e-commerce, predictive analytics, internet delle cose, big data e tra i suoi clienti annovera Artoni, Ducati, Danone, Landirenzo, Parmareggio.
«L’obiettivo dunque è entrare in un network di competenze per attuare un percorso di crescita internazionale, cioè avvicinare fonti di finanziamento a supporto del piano industriale — prosegue Basso — bond o quotazioni, ancora non lo sappiamo, vedremo cosa fa più al caso nostro, ma visto che siamo nati e abbiamo proseguito con delle acquisizioni, anche all’estero, l’idea per il futuro è continuare quello che è nel nostro dna». Le prossime avverranno nel 2017, rivela il generale manager, e saranno in Italia nei settori business analytics e infrastrutture, poi ci sarà spazio anche per allargarsi in Austria, Germania, Olanda e Regno Unito.
Stessa strategia per Focchi, 50 milioni di ricavi, che ha recentemente rivestito con facciate ipertecnologiche la torre Isozaki a Milano: una società a New York per esplorare il mercato americano, ma intanto si studia con i tecnici di Palazzo Mezzanotte. Anche Pinko punta a vestire gli stranieri con i suoi capi, tant’è che il 50% del suo volume d’affari viene realizzato all’estero. Per questo sta puntando molto sul potenziamento dei negozi e della tecnologia a supporto della supply chain.
Singolare invece l’interesse di tre big dell’alimentare emiliano per listini, fondi e obbligazioni. Eppure quest’anno la truppa che voleva entrare in Elite era nutrita: ben 8 società tra cui tre nostre. «È un modo per conoscere e farsi conoscere — considera Luca Ferrarini, ad dell’omonimo gruppo reggiano — vedremo se nel futuro potremo condividere un percorso di crescita con altri soggetti». «È una strada che ci permette di misurarci con competenze, esperienze e strumenti innovativi che ci aiutano nello sviluppo dei progetti di crescita», fa eco Simona Dall’Asta, chief financial officer di Mutti, secolare re parmense del pomodoro dall’alto dei suoi 185 milioni di ricavi.
Elite a novembre aveva già salutato l’ingresso di tre bolognesi, l’operatore di Tlc Acantho, l’Interporto e la chimica di Plax. E nel 2014 avevano fatto il primo passo verso la Borsa anche il gruppo Maccaferri e Coswell (Antica Erboristeria). Elite oltre alle 30 italiane, ha dato il benvenuto anche ad altre 16 aziende straniere. Un’altra piccola parte di 389 imprese entrate nella community del progetto di training finanziario che vale 32 miliardi di euro.
Il direttore generale Basso: «L’obiettivo è avvicinare fonti di finanziamento per il piano industriale»