Laurea per trovare lavoro? Serve soltanto alla metà
Soltanto per la metà dei laureati a Bologna la laurea è servita a trovare un’occupazione. È il risultato di un’indagine di AlmaLaurea su quasi 30mila ex studenti, usciti sia con laurea triennale che magistrale.
Gibertoni (Ausl) È solo il primo step, l’idea è di allargare il progetto ad ulteriori convenzioni con altre assicurazioni Fabris (UniSalute) Vogliamo intercettare quella spesa sanitaria privata di 2mila euro l’anno per ogni cittadino
Se l’assicurazione sanitaria ti dà accesso alle cure di un ospedale pubblico. Abituati alle classiche convenzioni con le cliniche private sembra una prospettiva difficile da realizzarsi.
Ora, un accordo firmato ieri da Usl Bologna e dalla compagnia assicurativa UniSalute, del gruppo Unipol, cambia le carte in tavola. Il cambiamento non riguarderà solo i pazienti ma avrà probabilmente ricadute anche sulle strutture private.
«Speriamo di arrivare ad intercettare la spesa sanitaria privata per la quale ogni anno in Emilia Romagna ogni persona arriva a spendere ben 2 mila euro», ha infatti spiegato Fiammetta Fabris, direttore generale di UniSalute. La convenzione sembra dunque essere nata anche allo scopo di erodere quelle risorse che finiscono nelle tasche delle cliniche private. Ma su questo punto gli operatori degli ospedali privati buttano acqua sul fuoco e, almeno per il momento, non sembrano essere preoccupati dalla novità. «Non ci vedo nulla di male — afferma Averardo Orta, presidente Aiop, associazione italiana ospedalità privata di Bologna — la maggior parte delle prestazioni che eroghiamo sono pubbliche». Del resto, spiega Orta, molte delle strutture private consociate hanno stipulato convenzioni con assicurazioni sanitarie: «Quella regionale è una rete di servizi complessa, se c’è concorrenza e libero mercato ben venga. Comunque pensiamo che l’ultima parola spetti al paziente».
Sarà, ma a quanto pare la firma apposta ieri dall’Ausl non sarà un caso isolato ma la prima di una lunga serie: «Questo è il primo step, l’idea è di allargare il progetto ad ulteriori convenzioni con altre realtà assicurative e per ognuna valuteremo le singole specificità», ha spiegato Chiara Gibertoni, direttore generale dell’Ausl. Di più, il piano dell’azienda sanitaria regionale è quello di estendere la convenzione a tutto il territorio della città metropolitana: «Iniziamo con il Bellaria e il Maggiore ma poi la estenderemo a tutte le realtà del nostro territorio», ha affermato Anna Maria Petrini, direttore amministrativo dell’Ausl Bologna. Il percorso illustrato dall’azienda sanitaria sembra dunque decretare per il futuro una svolta a favore della politica delle convenzioni.
L’accordo scatterà a partire dal primo giugno di quest’anno, quando gli assicurati del gruppo UniSalute potranno fare visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici negli ospedali cittadini Bellaria e Maggiore.
La convenzione, che ha validità biennale, riguarderà prestazioni sanitarie offerte in libera professione dai medici delle due strutture sanitarie convenzionate. Il progetto offre ai pazienti la possibilità di richiedere 28 tipologie diverse di visite specialistiche, 452 invece saranno gli esami diagnostici messi a disposizione dalla convenzione ai quali si aggiungono 139 diversi tipologie di interventi chirurgici. Per la sezione della convenzione relativa ai ricoveri e agli interventi chirurgici, partita dal primo marzo di quest’anno, l’ospedale Maggiore ha messo a disposizione dei convenzionati un reparto con 6 letti che può raggiungere la capienza massima di 12 pazienti per i ricoveri e le visite dei medici professionisti.
Ma un’offerta così ampia che si rivolge ad un nuovo bacino di utenza di circa 200 mila persone, a tanto ammontano gli assicurati del bacino bolognese di UniSalute, non andrà a gravare col suo peso sul fronte già problematico delle liste d’attesa? «Nessuna ricaduta sulle liste d’attesa» assicura soddisfatta Chiara Gibertoni spiegando che le visite vengono fatte in regime extra moenia.