Una capogruppo dalle 360 Bcc Emilbanca ci sarà
Una sola capogruppo dalle ceneri di Iccrea che raccolga tutte o quasi le 360 Bcc italiane, alcune fuse tra loro per risolvere le situazioni di particolare debolezza. È questo l’auspicio, e la previsione, dei vertici del sistema del credito cooperativo riuniti a Bologna, all’Opificio Golinelli, per illustrare la riforma entrata in vigore il 6 aprile. Una riforma, ha detto il presidente di Federcasse Alessandro Azzi, che ci proietta «nel terzo tempo del credito cooperativo», adeguandolo ad affrontare le sfide del nuovo millennio «senza pregiudicarne l’ autonomia». La riforma recepisce in larga misura i suggerimenti della stessa Federcasse e disegna un modello senza uguali in Europa; dovrà concludersi entro 18 mesi, ma «se riuscissimo a concluderla entro 12 mesi sarebbe molto meglio» ha detto Giulio Magagni, presidente di Emilbanca e della stessa Iccrea. Proprio Emilbanca con i suoi 25 mila soci e 100 mila clienti, è una delle 14 Bcc italiane che potrebbe sfilarsi dalla holding unica e costituirsi in Spa, avendo un patrimonio superiore ai 200 milioni. Non lo farà, e anzi guiderà il «complesso percorso di trasformazione di Iccrea in una capogruppo appetibile per le Bcc aderenti» ha aggiunto Magagni reduce da una missione in Alto Adige, dove le Bcc di Bolzano faranno comunque un propria capogruppo, e in Trentino dove invece Cassa Centrale del Nord Est deve ancora sciogliere le riserve. «Il dialogo va avanti e ci sono buone possibilità che alla fine anche il Trentino aderisca alla capogruppo unica». Analogo auspicio hanno espresso il viceministro Enrico Zanetti e il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, soddisfatto che la riforma abbia salvato l’identità solidale e cooperativa delle Bcc. Magagni ha aggiunto che «saranno troppe le dita di una mano per contare chi sceglierà la Spa in base al meccanismo di way out», anche perché Bankitalia e Bce «saranno intransigenti nel valutarne i requisiti».