Bonaccini: «Tutele per i 123 a rischio Ma serve pazienza»
Terzo sciopero in meno di una settimana per i dipendenti della Fiera. Nell’ex sede della Provincia, stamattina, sindacati e delegati incontreranno Comune, Città Metropolitana e Regione. Ci saranno Merola, che ieri ha disertato l’insediamento del quartiere Santo Stefano per lavorare sul dossier Fiera, e probabilmente Bonaccini, secondo cui da oggi «si inizia a dialogare e a trattare davvero e non tramite i giornali, le manifestazioni o le lettere». Come il presidente della Fiera Franco Boni, Bonaccini invita ad abbassare i toni: «Chi fa il mio mestiere deve accettare ogni tanto anche qualche fischio e non solo applausi. Certo, se si possono utilizzare parole un po’ più responsabili, invece di affermazioni come “assassini”, farebbe piacere». I sindacati continuano sulla linea dura: «Chiederemo il ritiro delle lettere di mobilità», spiega Sara Ciurlia della Cisl. Ieri intanto i dipendenti a tempo pieno hanno ribadito il sostegno ai part time: tra molti c’è la convinzione che, se passerà il licenziamento collettivo dei 123 colleghi, dopo sarà il loro turno. «Se perdiamo questa battaglia rischiamo di perdere la guerra e i prossimi potremmo essere noi» sostiene un membro del consiglio d’azienda. Intanto il presidente della Camera di Commercio Giorgio Tabellini critica i presidi dei dipendenti dei giorni scorsi, finalizzati a ottenere incontri con i soci pubblici: «Tutti questi incontri sono irrituali. Qui c’è un negoziato che deve essere portato avanti da chi di dovere — dice — Le forzature fatte sui soci non hanno un significato dal punto di vista del negoziato». L’unico interlocutore di dipendenti e sindacati, per Tabellini, è la Fiera: «Loro hanno in mano questa vertenza. E hanno, credo io, anche delle proposte da fare». Proposte che Boni metterà sul tavolo per la trattativa con i sindacati in programma nella sede dell’Ascom.
Tabellini Le forzature fatte sui soci non hanno alcun significato dal punto di vista del negoziato