UN DIBATTITO NECESSARIO
La minaccia del docente bolognese di «lasciar copiare» i propri studenti per protesta contro lo scarso interesse nel combattere i fenomeni di plagio nell’ateneo ha aperto un dibattito in tema di etica universitaria. L’attenzione mediatica si è spostata spesso dal problema generale (le differenze di trattamento nel punire certi comportamenti) a un problema particolare (la modalità della provocazione). La questione generale merita forse un approfondimento
Circa un anno fa, nell’ambito della selezione pubblica per la nomina del consiglio direttivo dell’Anvur (Agenzia di valutazione del sistema accademico nazionale), uno degli aspiranti commissari riprodusse, nell’elaborato programmatico richiesto dal bando, brani di altri autori, senza citare o virgolettare. Della vicenda si occuparono diversi mezzi di informazione, chiedendosi se fosse il caso di procedere alla nomina. Il ministero andò avanti, non riscontrando né impedimenti giuridici né motivazioni deontologiche contrarie. In un’intervista a OggiScienza, il presidente dell’Anvur affermò che «i plagi si fanno negli articoli scientifici pubblicati», mentre «il documento in questione è privato, non è una pubblicazione scientifica». Sostenere che il documento in questione sia un atto privato è un’interpretazione molto discutibile (anzi, a mio avviso proprio errata), trattandosi di atto richiesto nell’ambito di una selezione pubblica di accesso a una carica pubblica, conclusa con decreto del presidente della Repubblica vistato dalla Corte dei Conti. Di fatto, quel documento, ha contribuito alla scelta di quel candidato, a meno di non voler sostenere che la valutazione dell’elaborato fosse ininfluente, il che aprirebbe ulteriori problematiche, anche più delicate. Diverso è affermare che tale documento non sia una pubblicazione scientifica: non si può non concordare. Seguendo la stessa linea, però, i plagi non possono riscontrarsi nemmeno nei compiti degli studenti o nelle loro tesi: non sono infatti pubblicazioni scientifiche. Eppure, gli studenti vengono sanzionati in caso di «copiatura».
Ecco, su tali aspetti di etica universitaria, sulle differenze di trattamento, su certe interpretazioni, sulle conseguenze di eventuali violazioni, al di là del ruolo (ma aspettandosi di più da chi è più in alto e ha più esperienza), forse sarebbe il caso di interrogarsi maggiormente, senza cercare di giocare con le parole. Una «copiatura» potrà non essere, tecnicamente, plagio, ma non per questo il suo disvalore svanisce. O svanisce solo per qualcuno.