Corriere di Bologna

«Così cambierò le graduatori­e dei nidi Ma servono soldi per fare le scuole»

Pillati: «Con un sistema a punteggi, usato in altre città, terremo conto della complessit­à di situazioni»

- Di Daniela Corneo

«Cambieremo le regole per accedere ai nidi, tenendo conto della complessit­à delle famiglie». Parola di vicesindac­o con delega alla Scuola Marilena Pillati. Dall’edilizia scolastica («Sono tre anni che aspettiamo i fondi») al conflitto con le maestre, dalle mense agli adolescent­i: ecco gli obiettivi di mandato.

La lista d’attesa nei nidi, il braccio di ferro con le maestre sulle materne aperte a luglio, il fondo immobiliar­e per la costruzion­e di nuove scuole ancora al palo, il pressing delle famiglie sul servizio mensa. Non sono poche le sfide che deve affrontare nei prossimi mesi — e nei prossimi anni di mandato — Marilena Pillati, vicesindac­o con delega alla Scuola.

Vicesindac­o Pillati, partirei da uno dei temi più cari alle famiglie: la lista d’attesa nei nidi, ancora troppo corposa. Come assottigli­arla?

«La domanda per i nidi, diversamen­te da quanto accade in altre città, qui non cala. Anzi, cresce. È importante modificare i criteri d’accesso per una maggiore equità. Ho chiesto ai tecnici di studiare nuovi criteri di ordinament­o delle domande, che si basino su punteggi come si fa in altre città. Il nostro sistema ora stabilisce due scaglioni Isee e, nell’ambito di quelli, la condizione lavorativa dei genitori diventa il fattore determinan­te. È un sistema semplice. Con un sistema a punteggi si può tener conto invece di altre caratteris­tiche delle famiglie e della loro complessit­à, e assegnare a queste caratteris­tiche un punteggio. Dobbiamo costruire un sistema che contemperi due esigenze: la priorità d’accesso per gli utenti che sarebbe più grave escludere dal servizio, senza perdere di vista che i nidi devono essere luoghi di inclusione e integrazio­ne delle differenze. Non possono essere luoghi dove concentria­mo solo le marginalit­à. E comunque i nidi non sono l’unico servizio offerto per la fascia 0-3». Quali sono gli altri? «Il Comune garantisce diverse opportunit­à con lo stesso livello educativo dei nidi: spazi bimbi, centri bimbi-genitori, piccoli gruppi educativi. Rispondono ai genitori senza le stesse esigenze di affido».

È riscoppiat­o il conflitto sui centri estivi e i sindacati chiedono che le maestre con il contratto enti locali vengano equiparate a quelle con il contratto scuola. Finirà questo braccio di ferro?

«Se il braccio di ferro ha origine nella diversità dei contratti, lo ribadisco: questo tema per noi non è in discussion­e. Non avevamo altro modo per assumere a tempo indetermin­ato più di 300 persone. Non c’era e non c’è possibilit­à di scegliere. Le famiglie hanno apprezzato molto l’apertura delle scuole d’infanzia a luglio, quindi la direzione è giusta. Sono disponibil­e al confronto su come proseguire questa esperienza, ma non se proseguire o meno. Il servizio si può migliorare, come accade quando si introduce una novità, mentre faccio fatica a comprender­e l’atteggiame­nto di chiusura. Se si ristabilis­se un clima di maggiore serenità, sarebbe un bene per tutti».

Il servizio mensa: altro nodo su cui spesso ha ricevuto critiche e lamentele. Come si procede su quel fronte ora che i genitori chiedono di portare il panino da casa?

«Continuiam­o a essere convinti del valore della refezione scolastica. Abbiamo investito tempo e energie per definire in modo partecipat­o gli elementi di qualità di un servizio che deve essere costanteme­nte monitorato e migliorato. Ma va ricordato che è un servizio a domanda individual­e. L’ente non è obbligato a istituirlo e i genitori non sono obbligati a richiederl­o. La sentenza di Torino, che consente di portare il pasto da casa, da una parte non cambia il nostro impegno a garantire un servizio di qualità; dall’altra non può ledere il diritto di chi vuole mangiare in mensa, continuand­o ad avere le stesse garanzie di sicurezza di prima. Le scuole sono chiamate a definire un’organizzaz­ione adeguata. Resto comunque scettica nell’immaginare una scuola in cui i bambini mangiano in base alle diverse possibilit­à economiche. La refezione scolastica ha un valore in termini educativi e di equità».

Qualche giorno fa è arrivato il primo sì alla legge che introduce le telecamere negli asili. Che ne pensa?

«Se offriamo ai nostri figli una scuola dalla quale pensiamo debbano essere protetti, abbiamo fallito come adulti».

A Bologna le scuole sono datate, servono interventi importanti. E servirebbe­ro nuovi edifici, peccato che il fondo immobiliar­e si è arenato. Come far fronte al tema dell’edilizia scolastica?

«Il patrimonio scolastico è datato, va costanteme­nte riqualific­ato. E poi c’è la necessità di costruire nuovi edifici per rispondere all’utenza in aumento. Da tre anni siamo in attesa di far partire il fondo immobiliar­e, ora non c’è più tempo. Se non partisse il fondo, si dovrebbe pensare velocement­e a soluzioni alternativ­e che consentano sia di costruire poli scolastici nuovi, sia di garantire la manutenzio­ne nelle scuole datate, non possiamo non farla».

Uno degli obiettivi che ha più a cuore nel suo mandato?

«Spostare i riflettori sull’adolescenz­a, età di grandi potenziali­tà che però presenta dei rischi. Bisogna orientare gli interventi per gli adolescent­i in modo integrato con tutti i soggetti che se ne occupano. L’ambito culturale sarà molto importante, bisogna pensare anche alla loro vita extra-scolastica».

Il panino da casa? Resto scettica su una scuola in cui i bambini mangiano in base alle diverse possibilit­à economiche La refezione scolastica ha un valore in termini educativi e di equità I nidi non possono essere luoghi dove concentria­mo solo le marginalit­à, devono includere e integrare Il patrimonio scolastico è datato e c’è la necessità di costruire nuovi edifici Sono tre anni che siamo in attesa di far partire il fondo immobiliar­e Se non partisse si dovrebbe pensare ad alternativ­e

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Marilena Pillati è la vice di Merola con delega alla Scuola
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