«Così cambierò le graduatorie dei nidi Ma servono soldi per fare le scuole»
Pillati: «Con un sistema a punteggi, usato in altre città, terremo conto della complessità di situazioni»
«Cambieremo le regole per accedere ai nidi, tenendo conto della complessità delle famiglie». Parola di vicesindaco con delega alla Scuola Marilena Pillati. Dall’edilizia scolastica («Sono tre anni che aspettiamo i fondi») al conflitto con le maestre, dalle mense agli adolescenti: ecco gli obiettivi di mandato.
La lista d’attesa nei nidi, il braccio di ferro con le maestre sulle materne aperte a luglio, il fondo immobiliare per la costruzione di nuove scuole ancora al palo, il pressing delle famiglie sul servizio mensa. Non sono poche le sfide che deve affrontare nei prossimi mesi — e nei prossimi anni di mandato — Marilena Pillati, vicesindaco con delega alla Scuola.
Vicesindaco Pillati, partirei da uno dei temi più cari alle famiglie: la lista d’attesa nei nidi, ancora troppo corposa. Come assottigliarla?
«La domanda per i nidi, diversamente da quanto accade in altre città, qui non cala. Anzi, cresce. È importante modificare i criteri d’accesso per una maggiore equità. Ho chiesto ai tecnici di studiare nuovi criteri di ordinamento delle domande, che si basino su punteggi come si fa in altre città. Il nostro sistema ora stabilisce due scaglioni Isee e, nell’ambito di quelli, la condizione lavorativa dei genitori diventa il fattore determinante. È un sistema semplice. Con un sistema a punteggi si può tener conto invece di altre caratteristiche delle famiglie e della loro complessità, e assegnare a queste caratteristiche un punteggio. Dobbiamo costruire un sistema che contemperi due esigenze: la priorità d’accesso per gli utenti che sarebbe più grave escludere dal servizio, senza perdere di vista che i nidi devono essere luoghi di inclusione e integrazione delle differenze. Non possono essere luoghi dove concentriamo solo le marginalità. E comunque i nidi non sono l’unico servizio offerto per la fascia 0-3». Quali sono gli altri? «Il Comune garantisce diverse opportunità con lo stesso livello educativo dei nidi: spazi bimbi, centri bimbi-genitori, piccoli gruppi educativi. Rispondono ai genitori senza le stesse esigenze di affido».
È riscoppiato il conflitto sui centri estivi e i sindacati chiedono che le maestre con il contratto enti locali vengano equiparate a quelle con il contratto scuola. Finirà questo braccio di ferro?
«Se il braccio di ferro ha origine nella diversità dei contratti, lo ribadisco: questo tema per noi non è in discussione. Non avevamo altro modo per assumere a tempo indeterminato più di 300 persone. Non c’era e non c’è possibilità di scegliere. Le famiglie hanno apprezzato molto l’apertura delle scuole d’infanzia a luglio, quindi la direzione è giusta. Sono disponibile al confronto su come proseguire questa esperienza, ma non se proseguire o meno. Il servizio si può migliorare, come accade quando si introduce una novità, mentre faccio fatica a comprendere l’atteggiamento di chiusura. Se si ristabilisse un clima di maggiore serenità, sarebbe un bene per tutti».
Il servizio mensa: altro nodo su cui spesso ha ricevuto critiche e lamentele. Come si procede su quel fronte ora che i genitori chiedono di portare il panino da casa?
«Continuiamo a essere convinti del valore della refezione scolastica. Abbiamo investito tempo e energie per definire in modo partecipato gli elementi di qualità di un servizio che deve essere costantemente monitorato e migliorato. Ma va ricordato che è un servizio a domanda individuale. L’ente non è obbligato a istituirlo e i genitori non sono obbligati a richiederlo. La sentenza di Torino, che consente di portare il pasto da casa, da una parte non cambia il nostro impegno a garantire un servizio di qualità; dall’altra non può ledere il diritto di chi vuole mangiare in mensa, continuando ad avere le stesse garanzie di sicurezza di prima. Le scuole sono chiamate a definire un’organizzazione adeguata. Resto comunque scettica nell’immaginare una scuola in cui i bambini mangiano in base alle diverse possibilità economiche. La refezione scolastica ha un valore in termini educativi e di equità».
Qualche giorno fa è arrivato il primo sì alla legge che introduce le telecamere negli asili. Che ne pensa?
«Se offriamo ai nostri figli una scuola dalla quale pensiamo debbano essere protetti, abbiamo fallito come adulti».
A Bologna le scuole sono datate, servono interventi importanti. E servirebbero nuovi edifici, peccato che il fondo immobiliare si è arenato. Come far fronte al tema dell’edilizia scolastica?
«Il patrimonio scolastico è datato, va costantemente riqualificato. E poi c’è la necessità di costruire nuovi edifici per rispondere all’utenza in aumento. Da tre anni siamo in attesa di far partire il fondo immobiliare, ora non c’è più tempo. Se non partisse il fondo, si dovrebbe pensare velocemente a soluzioni alternative che consentano sia di costruire poli scolastici nuovi, sia di garantire la manutenzione nelle scuole datate, non possiamo non farla».
Uno degli obiettivi che ha più a cuore nel suo mandato?
«Spostare i riflettori sull’adolescenza, età di grandi potenzialità che però presenta dei rischi. Bisogna orientare gli interventi per gli adolescenti in modo integrato con tutti i soggetti che se ne occupano. L’ambito culturale sarà molto importante, bisogna pensare anche alla loro vita extra-scolastica».
Il panino da casa? Resto scettica su una scuola in cui i bambini mangiano in base alle diverse possibilità economiche La refezione scolastica ha un valore in termini educativi e di equità I nidi non possono essere luoghi dove concentriamo solo le marginalità, devono includere e integrare Il patrimonio scolastico è datato e c’è la necessità di costruire nuovi edifici Sono tre anni che siamo in attesa di far partire il fondo immobiliare Se non partisse si dovrebbe pensare ad alternative