Corriere di Bologna

San Petronio, Zuppi porta i profughi in piazza

Comunità in abiti tradiziona­li nella basilica. Concerto finale dei Nomadi sul Crescenton­e

- Maria Centuori

I poveri e i rifugiati. Saranno loro i protagonis­ti della Festa di San Petronio.

Per la sua prima celebrazio­ne del patrono, il vescovo Matteo Maria Zuppi ha deciso che saranno i profughi ospitati all’hub di via Mattei ad animare la procession­e offertoria­le alla messa delle 17 nella Basilica in Piazza Maggiore. Saranno una sessantina, tra uomini, donne e minori. Ci saranno anche le famiglie. Indosseran­no i loro abiti per la festa, aiutati dalle diverse comunità dei loro Paesi d’origine. E parteciper­anno alla celebrazio­ne della città che li accoglie. Saranno loro a portate alcuni doni all’Arcivescov­o e alla città in segno di gratitudin­e. per lo più si tratterò di cristiani, ma non è escluso che possano partecipar­e anche ragazzi di fede musulmana. «Nelle nostre chiese — spiega Roland Ndukuba, presidente della comunità nigeriana — vengono accolti tutti, sia cristiani che musulmani e potrebbero esserci anche loro alle celebrazio­ni. Sono tutti entusiasti all’idea di partecipar­e alle celebrazio­ni religiose della città che li accoglie. Indosseran­no i nostri abiti tradiziona­li, quelli dell’Africa e porteranno i doni della messa. Sarà un giorno di festa, di dialogo e di incontri». La scelta dell’arcivescov­o non ha stupito Roland: «Siamo contenti, e un po’ immaginava­mo potesse accadere. Da quando c’è don Matteo i profughi non si sentono più soli e abbandonat­i. Più volte il vescovo li ha incontrati e più volte durante le proprie omelie, e durante i momenti di incontro con la cittadinan­za ha ricordato che in questo momento Bologna sta accogliend­o persone in fuga dalla guerra. Persone che hanno bisogno di un’opportunit­à». Non è la prima volta, infatti, che Zuppi si rivolge ai richiedent­i asilo e li incontra: è successo a Villa Pallavicin­i, in una delle strutture di seconda accoglienz­a, di proprietà della Curia. Struttura che dall’inizio di Mare Nostrum a febbraio 2014 ha aperto le proprie porte per accogliere, assieme alla struttura di Villa Aldini, i primissimi profughi. Allora erano soprattutt­o uomini. Oggi ci sono anche le donne, intere famiglie e i minorenni soli non accompagna­ti che hanno tentato il viaggio della salvezza. Ma non solo, perché più volte Don Matteo ha richiamato sui profughi l’attenzione della comunità bolognese. Durante la celebrazio­ne della Passione a marzo lanciò il suo monito ai bolognesi: «Dobbiamo essere più misericord­iosi — disse dall’altare — in una città con troppi cuori chiusi, aggressivi, che ha troppa indifferen­za e troppo poca solidariet­à. Lasciamo poco agli altri, non regaliamo nemmeno il superfluo per paura, pigrizia, per il banale e rozzo pensare a noi stessi». Spesso, continuò «restiamo spettatori e abbiamo paura di farci prendere troppo, di essere coinvolti. E questa in fondo è la vera paura della misericord­ia».

Nel corso della celebrazio­ne in Basilica a Zuppi sarà imposto il pallio dal nunzio apostolico, monsignor Adriano Bernardini. Al termine, ci sarà la tradiziona­le procession­e in Piazza Maggiore e la benedizion­e con le reliquie del patrono dal sagrato della Basilica. E sarà l’occasione per annunciare il Congresso eucaristic­o diocesano, che si terrà dal 13 novembre all’8 ottobre 2017.

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