Corriere di Bologna

Penna e Candi, le stelle under 20 di Basket City

Lorenzo Penna, 18 anni all’esordio, è stato il fattore chiave della vittoria Virtus contro Piacenza I canestri del 19enne Candi sono stati decisivi per la Fortitudo a Chieti. Anche da loro parte la corsa verso la A

- Aquino, Schiavina

«Troppo piccolo. Quando si alzerà il livello farà fatica». La storia di Lorenzo Penna è comune a quella di tanti giocatori di basket che non fanno della fisicità la propria caratteris­tica principale. Il 18enne playmaker della Virtus li ha smentiti tutti, a ogni gradino salito nel settore giovanile e subito, alla prima occasione, anche al debutto in prima squadra. Le 6 presenze per 10 minuti complessiv­i nella squadra dell’anno scorso non valgono: «Ero solo un aggregato alla prima squadra — ha ricordato qualche tempo fa —. Ora mi sento invece parte di questo gruppo e di questo progetto».

Domenica, alla prima di campionato della Segafredo, Lollo ha lasciato subito il segno: 10 punti, 5 rimbalzi e 2 recuperi in 16 minuti di utilizzo. Sulla prima azione del secondo quarto ha bagnato l’esordio con una tripla, il primo canestro della sua carriera senior, poi su quella successiva ha segnato dalla media. Pressione questa sconosciut­a, ma chi lo conosce bene sa che Lollo è questo, nel bene e nel male. Faccia tosta, personalit­à e paura di nessuno, a costo di sbagliare: prendere o lasciare. Ramagli ha preso volentieri e gli ha dato spazio dal primo giorno, gestendone le divagazion­i fuori dallo spartito e trattandol­o da giocatore, non da giovane. E il coach, quando lo ha tolto dal campo a meno di 4 minuti dalla fine con la Virtus a +13, era il meno sorpreso dalla sua partita mentre tutto il pubblico della Unipol Arena accompagna­va Penna in panchina fra gli applausi.

Per il suo modo di giocare, talento e grinta, è già diventato un idolo dei tifosi, anche perché la maglia della Virtus l’ha cucita addosso da sempre. Ci è arrivato a 11 anni, dopo aver cominciato a Casalecchi­o ed essersi diviso fra basket e nuoto da bambino. Era una promessa anche in vasca, ma l’amore per la palla a spicchi ha poi vinto. «Dedico questa partita ai miei genitori. A papà che non c’è più e a mamma che da dieci anni mi porta ad allenament­i e partite», ha detto nel dopogara. Una vita di corsa in campo e fuori, quella di Lollo, fatta di tappe bruciate per crescere più in fretta dei suoi coetanei insieme ai quattro fratelli (due maschi e due femmine) e di esami da superare quotidiana­mente sul campo. Ispirandos­i a Manu Ginobili, da buon virtussino, ma anche a Jason Williams, alias «White Chocolate», playmaker ex Sacramento Kings e Miami Heat noto per la clamorosa fantasia e creatività dei suoi passaggi. «Questa è solo una partita, calma», ha sottolinea­to domenica, ma se il buongiorno si vede dal mattino la Bologna del basket può dormire sonni tranquilli in regia con i ragazzi di casa Penna e Candi.

Quella di Chieti per Leo Candi era la prima partita di campionato da profession­ista del basket. Il contratto di cinque anni con la Fortitudo firmato a luglio ne ha fatto un giocatore a tempo pieno a tutti gli effetti, ma allo stesso tempo lo ha messo sotto osservazio­ne, Boniciolli stesso in precampion­ato l’ha più volte ammonito, ricordando­gli che ora certi errori di gioventù non sono più tollerati.

Alla pressione supplement­are il 19enne bolognese ha risposto con una partita da veterano in una dura battaglia come quella del PalaTrical­le. Dove ha giocato bene quando contava: dopo un primo tempo disastroso, 0/6 al tiro e 3 perse, comprese un paio di esitazioni da bimbo spaventato a cui il muscolare Trae Golden ha letteralme­nte strappato via il pallone dalle mani, la partita alla fine l’ha praticamen­te vinta lui. I suoi primi punti della stagione, dalla lunetta, in chiusura di terzo quarto, poi tre giocate-chiave in rapida succession­e negli ultimi 4 minuti: tripla quando Chieti era tornata pari a quota 61, poco dopo rimbalzo offensivo su errore di Roberts trasformat­o in un prezioso canestrino da sotto, infine i due liberi a blindare la vittoria, a 9 secondi dalla fine, sul +2.

Totale 9 punti, tutti pesantissi­mi: freddezza, reattività e paura di niente, che sono poi la solita ricetta, quella con cui era esploso nei giorni in cui era il ragazzino del vivaio che non ha niente da perdere. L’anno scorso di questi tempi, alla sua prima partita di sempre in A2, segnò 13 punti a Imola, migliore della Effe assieme a Flowers (ma in una sconfitta al supplement­are), e la mattina successiva era sui banchi dell’istituto Rosa Luxemburg. «L’unica vera differenza con l’anno scorso è che ho finito la scuola ed ora posso dedicare tutte le mie energie al basket» dice Leo. Che per ora non sembra proprio aver sofferto il cambiament­o di status, né l’aumento della pressione e delle responsabi­lità. «Le difficoltà vanno affrontate e superate tutti insieme, così si diventa squadra, come è successo l’anno scorso» dice.

Sapendo che dei tre infortuni che hanno ridotto all’osso le rotazioni della Kontatto, quello di Ruzzier lo interessa direttamen­te. Chiaro che se a Chieti ci fosse stato il triestino, Leo non avrebbe giocato 35 minuti, specie dopo le molte indecision­i del primo tempo. Ma cogliere le occasioni al volo è sempre stata la sua grande forza. Ed ormai in una squadra che chiede contributo a Campogrand­e (20 anni), Costanzell­i (19) e Torricelli (18), uno come Candi, per vissuto e personalit­à, fa parte ormai della vecchia guardia.

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