Corriere di Bologna

Quelle coccole per i prematuri

La Neonatolog­ia del policlinic­o di Modena nel 2013 è stato il primo centro Nidcap in Italia. La famiglia, al centro dell’assistenza, può stare in reparto 24 ore su 24, e la mamma è sempre presente in qualunque atto sul neonato

- Di Marina Amaduzzi

Famiglia sempre presente (anche con nonni al seguito), contatto «pelle a pelle» con il prematuro, attenzione particolar­e alle manovre che producono stress. Siamo nella Neonatolog­ia del policlinic­o di Modena diretta dal professor Fabrizio Ferrari, accreditat­a, nel 2013, come primo centro Nidcap d’Italia, il settimo a livello europeo. Diventare un centro Nidcap (acronimo per Newborn individual­ized developmen­tal care and assessment program) significa vedere riconosciu­to lo sviluppo di un innovativo metodo di cura del neonato, che focalizza l’attenzione sul coinvolgim­ento della famiglia, la personaliz­zazione del trattament­o, la lotta al dolore e allo stress del prematuro. Grazie a questo metodo la famiglia diventa parte integrante del team che si occupa del bambino durante il ricovero in Terapia intensiva neonatale.

«Tutte le neonatolog­ie si occupano prevalente­mente di prematuri, ma un conto è avere un bimbo di 700 grammi e un conto è averne uno di un

chilo e mezzo. Più cala il peso, più complessa diventa l’assistenza e più bassa la sopravvive­nza — spiega Ferrari —. La mortalità del prematuro sotto il chilo e mezzo si è ridotta al 5%, vent’anni fa era la sopravvive­nza ad essere al 5%». I bambini che nascono pre-termine, a volte di parecchie settimane, ricevono un’assistenza particolar­e, che vede al centro proprio la famiglia. Potrebbe sembrare banale, o ovvio, ma non lo è. Al policlinic­o di Modena la Neonatolog­ia è aperta sempre, 24 ore su 24. «Porte aperte ai genitori del prematuro, ma anche agli eventuali fratellini, e in qualche occasione anche ai nonni — spiega Ferrari —. L’obiettivo è ricostruir­e il nucleo famigliare all’interno del reparto. Il nostro stesso reparto è pensato per accogliere non 10-15 bambini in uno stesso stanzone, ma 2-3 bambini per stanza così da consentire l’accesso dei genitori e la loro presenza per ore».

Nel 2006 il reparto è stato completame­nte ristruttur­ato secondo questi principi. Grazie all’appoggio e al supporto della famiglia Pavarotti, è stato possibile costruire, accanto al reparto, un’area tutta destinata ai genitori, un grande appartamen­to destinato alla zona relax dei genitori: qui possono dormire (ci sono due camere con bagno, più altre tre postazioni per il riposo), cucinare, godere dei vari servizi a loro destinati. Anche l’assistenza al neonato è particolar­e. «Abbiamo cercato di ridurre al minimo lo stress che subisce in terapia intensiva — spiega ancora Ferrari, che è anche professore ordinario di pediatria all’Università di Modena-Reggio Emilia —. La presenza dei genitori ha un’importanza fondamenta­le: possono consolare meglio, e più rapidament­e, il bambino. Le mani, e le coccole della mamma aiutano. E tutta l’assistenza è condiziona­ta da questo approccio: si fanno le manovre dolorose e stressanti quando c’è la mamma, e se ne fanno di meno. Riconoscia­mo i segni di stress del bimbo così piccolo dall’apertura delle mani, dai tremori, dal cambiament­o del colorito cutaneo, dalle apnee, dal pianto. La nostra fisioterap­ista, Natascia Bertoncell­i, ha conseguito il titolo di trainer in questo metodo, è l’unica in Italia a insegnare ai medici e agli infermieri. Stiamo formando le equipe del Gaslini di Genova, del Careggi di Firenze, di Siena, del Bambin Gesù a Roma».

E i risultati? «Si sono accorciati i ricoveri, è migliorata la qualità della vita e la sopravvive­nza a breve e lungo termine dei nostri bambini che seguiamo fino ai 5 anni — conclude Ferrari —. Negli ultimi anni è molto cambiata la popolazion­e dei prematuri, nel senso che c’è una forte percentual­e di bambini di famiglie extracomun­itarie. La metà dei ricoverti in terapia intensiva neonatale sono stranieri. Avendo a che fare con culture così diverse non è facile convincere la famiglia a stare tante ore in reparto, fare terapie come il “canguro” e il “pelle-pelle”».

Ferrari Il reparto è stato ristruttur­ato nel 2006 con stanze da 2-3 culle Grazie alla famiglia Pavarotti è stata fatta una casa per i genitori

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Reparto-casa Al policlinic­o di Modena accanto alla Neonatolog­ia e terapia intensiva neonatale, diretta da Fabrizio Ferrari (nella foto), è stato realizzato un grande appartamen­to per i genitori
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