I FURBASTRI DEL CARTELLINO E CHI NON SI METTE IN MALATTIA
A volte leggo lettere di persone che scrivono di avere ricevuto un eccellente trattamento in ospedale, o addirittura ringraziano i medici e gli infermieri. Capita sul giornale, ma anche nei social che oggi vanno tanto di moda. Il fatto può fare piacere a chi riceve gli elogi, ma io sono perplessa. Da un lato può volere dire che è un’eccezione, perché di solito si è trattati male o comunque non si è contenti del servizio, oppure che la gente non si accorge che per fortuna sono ancora tanti quelli che fanno il loro dovere, negli ospedali e in altri settori della vita di ogni giorno. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa lei, se pende più per la prima ipotesi o per la seconda. Gentile signora Poli, ho già avuto occasione di scrivere che l’Italia è tenuta a galla da milioni di formichine anonime che ogni giorno fanno il loro dovere, lavorano con impegno e si guadagnano — eccome se se lo guadagnano — uno stipendio. Ho affermato che la tengono a galla, e non per caso. Perché la barca è molto appesantita dai fannulloni, per cui è già faticoso impedire che affondi. Non c’è dubbio che ci sono i furbastri del cartellino, quelli che timbrano e vanno altrove (ovunque ma non in ufficio), oltre che i lavativi cronici. Sono i costruttori, in cattiva compagnia con altri grandi e piccoli furfanti, dell’immagine di malata cronica che l’Italia si porta addosso da troppo tempo. Anche gli sgarbati fanno da tara, concorrono ad appesantire la navigazione e tormentano la vita quotidiana del prossimo. Per nostra fortuna, tutto questo campionario è però in minoranza, anche se molto disturbante, tanto da indurre a giudizi sommari in cui si fa di ogni erba un fascio. La maggior parte è gente perbene, che non si mette in malattia per andare a vedere la partita, che sopporta due linee di febbre, che non si tira indietro davanti alle richieste e ai bisogni di chi espone le proprie necessità. Quindi, davanti ai ringraziamenti per le buone cure ricevute, non mi stupisco più di tanto, soprattutto alle nostre latitudini sanitarie che non sono da paradiso terrestre ma restano invidiate da buona parte d’Italia. Aggiungo un pizzico di malizia: anche il fatto che, usando i social e le lettere al giornale per i ringraziamenti, non ci sia spesa, aumenta il ricorso al sistema. Come con la posta elettronica e i tweet: essendo gratis, se ne fa largo uso e a volte anche abuso. Però attenzione, vale anche per l’opposto, ovvero sul fronte delle lamentele. Non costa niente pubblicizzare il lamento, quindi via libera agli eccessi. Sta a noi giornalisti cercare di capire quando la protesta, avendo una base sostanziale, diventa utile anche per la collettività in quanto spinge alla ricerca del rimedio. della camera da quanto è basso e si prosegue certe mattinate con un passaggio ogni 4 minuti. Se stai sentendo la radio, la tv o qualcosa al pc sei costretto a fare continue pause, idem se stai parlando al telefono. Non oso immaginare come deve essere la situazione per chi vive davvero a ridosso dell’aeroporto. Mentre sto scrivendo questa mail ne sono passati 5 sopra la mia testa. Quando ho trovato il volantino Cocompaer in buchetta, in cui si indicava un modo per protestare relativamente a questo disagio mi sono sentita meno sola.