Si vota, Pd con il fiato sospeso
Emilia ago della bilancia per l’esito della consultazione. File nell’Ufficio elettorale
Dopo sei mesi di campagna referendaria durissima oggi si vota. Dalle 7 alle 23 circa 300mila bolognesi e quasi 3 milioni e mezzo di emiliano-romagnoli sono chiamati a decidere se approvare con un Sì la riforma costituzionale o a bocciarla. Ieri c’erano lunghe file all’ufficio elettorale di via Don Minzoni, un segnale che potrebbe significare un aumento della partecipazione rispetto al previsto.
Il voto in Emilia sarà come sempre piuttosto importante per il risultato finale e il gruppo dirigente del Pd a Bologna e in Emilia guarderà con grande attenzione anche le percentuali del voto a livello locale. La giornata del silenzio elettorale è passata senza colpi bassi, una buona notizia dopo settimane di scontri.
Dopo almeno sei mesi di campagna referendaria durissima e senza esclusione di colpi oggi si vota. Sono circa 300.000 i bolognesi chiamati a scegliere con un Sì o con un No se approvare la riforma costituzionale sulle «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione», oppure respingerla.
In regione gli elettori sono circa 3,5 milioni e, con l’eccezione clamorosa delle regionali del 2014, i livelli di partecipazione sono molto alti. Le urne rimarranno aperte dalle 7 alle 23 e per votare è necessario recarsi nella propria sezione elettorale con un documento d’identità e la tessera elettorale. Per il rilascio delle carte d’identità e dei certificati è aperto fino alle 22.30 l’ufficio elettorale di via Don Minzoni 8. Come già avvenuto nelle altre competizioni elettorali, il Comune ha deciso di spegnere Sirio, ma restano confermati i T days. Per tutti i casi specifici, dalla possibilità di votare a domicilio, al voto assistito, al servizio di trasporto delle persone non deambulanti, si può consultare il vademecum sul sito del Comune di Bologna.
In città e anche in Emilia-Romagna gli schieramenti dei partiti e dei movimenti rispetto al referendum ricalcano naturalmente quelli nazionali con il Pd e i centristi schierati per il Sì, la sinistra, i Cinque Stelle, la Lega Nord e Forza Italia schierati per il No. Ma qui cambiano notevolmente i pesi delle forze in campo e la vera sfida, sicuramente la più combattuta, è nel campo del centrosinistra. Il Partito democratico è abbastanza compatto sul Sì ma ha una componente interna schierata per il No ben rappresentata dall’appello finale fatto nei giorni scorsi da Pierluigi Bersani nella sua visita alla Cgil. Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, che andrà a votare questa mattina alle scuole Aldrovandi-Rubbiani è schierato per il Sì, anche se ultimamente è molto lontano dalle posizioni politiche del premier e segretario del suo partito, tanto da lavorare da tempo ad un’iniziativa insieme al sindaco di Milano Giuliano Pisapia per ritrovare lo spirito del primo Ulivo. In questa dinamica interna al centrosinistra è stato probabilmente molto importante per le ragioni del Sì l’endorsement che nei giorni scorsi ha fatto l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi che ha annunciato, al netto dei dubbi e dei limiti della riforma, il suo voto favorevole. Sarà difficile misurarlo ma è chiaro che l’intervento del padre spirituale dell’Ulivo possa avere fatto breccia in tanti indecisi nel fronte del centrosinistra.
Naturalmente stanotte conterà solo una cosa per gli italiani e cioè sapere se ha vinto il No o se ha vinto il Sì a livello nazionale. Ma per la classe dirigente del Pd emiliano-romagnolo e bolognese conterà moltissimo sapere anche come è andata da queste parti. Mettiamola così: a livello nazionale si ritiene che solo un’alta partecipazione e una netta vittoria del Sì nelle due regioni chiave per il centrosinistra, Emilia e Toscana, sia la condizione necessaria (ma non sufficiente) per una vittoria. Ecco perché il segretario regionale Paolo Calvano e quello di Bologna, Francesco Critelli, guarderanno molto bene le percentuali dell’Emilia e di Bologna.
Il risultato finale del referendum a livello nazionale avrà anche conseguenze locali. Una vittoria del Sì rafforzerebbe il governatore Bonaccini, che oggi ricopre l’incarico di presidente della conferenza delle regioni. Una vittoria del No darebbe vigore alle opposizioni, oggi lontanissime dalla possibilità di contendere le istituzioni. Ieri la giornata del silenzio elettorale è trascorsa senza grossi problemi e già questa, dopo una campagna referendaria così tesa, rischia di essere una buona notizia.
Niente vigile elettronico per agevolare gli spostamenti, confermati i T days