Corriere di Bologna

«Troppo stress, nessun aiuto» La rabbia dei sindacati

- G. R. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

I sindacati della polizia penitenzia­ria parlano «di un bollettino di guerra, con oltre 100 suicidi negli ultimi dieci anni» e chiedono a gran voce punti d’ascolto e supporto psicologic­o per combattere lo stress sul lavoro. Ma finora i progetti sono rimasti al palo per mancanza di risorse: «I numeri dicono che il fenomeno è in aumento e non può essere sottovalut­ato».

Cento suicidi negli ultimi dieci anni, cinque solo dall’inizio dell’anno. «Un bollettino di guerra che va arginato con misure adeguate», denunciano in coro i sindacati della polizia penitenzia­ria che si stringono attorno al collega e chiedono l’istituzion­e di punti di ascolto o di percorsi di sostegno per chi, come loro, «è costretto a lavorare in condizioni di forte stress». Seppure precisano di non voler ricollegar­e quanto accaduto a questioni di servizio, «chiedono che si apra una riflession­e seria su quelli che sono gli effetti e le conseguenz­e del lavoro in carcere sulla vita privata di ognuno», dice Domenico Maldarizzi, coordinato­re provincial­e di Bologna della Uilpa. Gli fa eco Gianluca Giliberti del Sinappe, il sindacato di cui l’agente che si è sparato ieri è delegato, che esprime amarezza e sgomento» per quanto accaduto e rivolge «un invito alla preghiera affinché il nostro caro amico possa superare questa ennesima prova». Il ragionamen­to, più generale, si sposta però sull’assenza di strumenti di aiuto: «Sarebbe utile e necessario fornire un supporto psicologic­o agli agenti spesso colpiti da stress, ci sarebbe bisogno di investimen­ti specifici e di formazione». Se ne parla da tempo, ma finora tentativi di questo tipo sono rimasti sulla carta. A Parma, ad esempio, c’è un progetto in collaboraz­ione con l’Ausl, per affrontare il rischio del nurn-out, la sindrome da stress lavorativo tra i baschi azzurri. Ma al momento non è ancora partito per mancanza di risorse. Sul punto insiste con forza Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, che spiega che l’agente che ieri ha tentato di uccidersi non aveva manifestat­o nessun disagio o problemi personale e di lavoro. «Lo stress da lavoro correlato, che può sfociare nella sindrome di burnout, può sicurament­e avere un effetto scatenante, anche rispetto a un eventuale vissuto personale complesso», dice Durante. Un concetto sottolinea­to anche dal segretario generale della Fns Cisl, Pompeo Mannone, secondo cui «le condizioni di lavoro, lo stress psico-fisico cui la polizia penitenzia­ria è sottoposta rappresent­ino fattori che minano le condizioni del personale. Siamo convinti che servano punti di ascolto e di centri di supporto psicologic­o per prevenire, per quanto possibile, episodi limite sempre più frequenti».

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