Corriere di Bologna

L’ESASPERAZI­ONE DEI SOCIAL DA CUI BISOGNA DIFENDERSI

- Giovanna L., BOLOGNA Adele Gulli, RIMINI © RIPRODUZIO­NE RISERVATA BOLOGNA

Meno male che non avete mostrato la foto di Jenni morta, non solo avrei smesso di comprare il giornale ma anche di guardare il vostro sito internet. Dopo avere letto la notizia sul vostro sito internet, sono andata a guardare su Facebook la foto del corpo morto della povera Jenni all’obitorio, postata dalla mamma adirata contro chi ha fatto del male alla figlia. È una foto che è come un pugno nello stomaco, ci sono anche tanti commenti di tipo opposto: avete fatto bene a non pubblicarl­a direttamen­te e io sono qui a chiedermi perché sono andata nel social a guardarla. Ormai siamo schiavi della calamita che sanno essere questi sistemi, anche quando disapprovi­amo l’uso che ne viene fatto; mi farebbe piacere sapere cosa ne pensa lei di questa nuova «moda». Gentili lettrici, non è una nuova moda, ma una curiosità che viene da lontano, anche se parlo dei tempi moderni, perché sono quelli che ci interessan­o. C’era già nei giornali e nella television­e in bianco e nero, il colore l’ha accentuata, poi Internet ci ha buttato sopra un lievito incontroll­abile. Dopo i giornali e i giornalist­i si sono imposti un limite, mentre sui social il confine è sempre troppo labile. Posso capire, pur senza approvare, l’esasperazi­one di una madre che con un gesto così forte vuole buttare in faccia a qualcuno la responsabi­lità della morte di sua figlia. Ma si tratta, appunto, di esasperazi­one, per cui è bene sospendere ogni giudizio e di preferire sentimenti di comprensio­ne, di empatia. Ciò che può fare una mamma straziata non deve fare un giornale. La cronaca è utile quando proposta pur nella sua durezza ma con una speranza sottostant­e: che serva a evitare la sua ripetizion­e. Può quindi indagare nel privato di una vita finita male anche con un linguaggio esplicito, ma pietoso, nella speranza che abbia una funzione dissuasiva e ammonitric­e. Soprattutt­o quando protagonis­ta della cronaca non è un personaggi­o popolare, bensì uno dei tanti, quella gente che è fra noi, con storie senza riflettori. Quanto all’uso e abuso dei social, ormai è sotto gli occhi di tutti, sta diventando un andazzo con il quale è difficile convivere. Parlo in generale, esulando dal caso specifico: c’è un overdose di parole e immagini di impatto malsano. Vale anche a livello politico. Postare è diventato peggio che impostare. Si infila nella bacheca ciò che non sarebbe mai inviato a una cassetta postale. Parole in libertà che fanno danni, anche a chi le scrive. Soprattutt­o se firmate da portatori di alte responsabi­lità. l’utilizzo sostenibil­e del territorio, natura e biodiversi­tà, qualità dell’aria, qualità acustica dell’ambiente.

Con fiori all’ occhiello «ecososteni­bili» e di alta qualità salutistic­a come il futuro Passante di Mezzo, da 180 mila automezzi in transito quotidiano (per il quale non si capisce nemmeno se saranno messe a disposizio­ne tutte le necessarie risorse economiche per le opere di migliorame­nto richieste dai cittadini) e con un Aeroporto a tre chilometri dalle Due Torri, con quale faccia si può pensare di essere competitiv­i in una siffatta kermesse?

L’ attuale città detentrice del titolo è la olandese Nijmegen (Nimega).

Visionando le immagini e il contesto ambientale di quella realtà, il confronto con la nostra imbarazza, facendo ipotizzare, più realistica­mente, che Bologna potrebbe concorrere con buone chances di successo alla corsa per la European «Grey» Capital.

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