Avvio travagliato Anche 5 docenti per una materia
Sos Cgil: «Sostegno a personale non abilitato». Le associazioni scrivono a Fedeli
Dall’inizio dell’anno scolastico fino a prima di Natale — più o meno — gli alunni di Bologna e di tutta l’Emilia-Romagna, hanno visto sedersi in cattedra almeno 3 docenti diversi per ciascuna materia. Ma ad alcuni è andata anche peggio, se si vanno a vedere i casi singoli: ci sono stati alunni che di docenti, soprattutto nelle materie più sguarnite come matematica, ne hanno visti sfilare anche 4 o 5.
A denunciare il «valzer» impazzito delle cattedre, oltre ai sindacati della scuola del nostro territorio, è stato il dossier di «Tuttoscuola», ripreso ieri anche dal Corriere, che ha denunciato come 2,5 milioni di studenti in tutta Italia hanno cambiato insegnante dall’avvio delle lezioni a settembre, situazione frutto della mobilità straordinaria per i docenti che però ha penalizzato la didattica.
Dopo i trasferimenti si è quindi creata anche in EmiliaRomagna una situazione paradossale: le classi hanno più alunni di altre Regioni del Sud, ma scarseggiano i docenti, mentre nel Meridione ora ci sono molti insegnanti, ma calano gli studenti. Entrando nel dettaglio per grado di scuola e Regione — si legge nel dossier di «Tuttoscuola» — nella scuola statale dell’infanzia nell’anno scolastico 2016-2017, rispetto alla media nazionale di 22,6 bambini per sezione, le situazioni estreme vanno dai 19,4 del Molise ai 24,1 di Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia; nella primaria, dove la media è di 19,6 alunni per classe, gli estremi sono rappresentati dai 17 del Molise e dai 21 dell’Emilia-Romagna; alle medie, dove a livello nazionale ogni classe ha 21,2 ragazzi per classe, l’Emilia-Romagna è ancora la prima per «pienezza» con 22,5 alunni; e infine le superiori: la media nazionale è di 22,1 studenti per classe, mentre le Regioni con più alunni (23,1) sono ancora Emilia-Romagna e Lombardia.
«Prima l’algoritmo che ha creato problemi, poi i ricorsi di questi docenti spostati per errore, quindi le conciliazioni e, infine, la gente che si è messa in aspettativa: per vedere la situazione normalizzarsi si è dovuto aspettare fino a novembre e ci sono ancora alcuni insegnanti che aspettano il posto», spiega Patrizia Prati della Cisl. Morale: «Gli studenti a Bologna hanno cambiato anche 3-4, addirittura 5 insegnanti, nel nostro territorio la media del cambiamento è anche stata più alta che altrove».
Anche se adesso la situazione sembra aver trovato un suo equilibrio «restano problemi sul sostegno», dice Francesca Ruocco della Cgil. Che spiega: «Non ci sono proprio le persone con il titolo per fare il sostegno, soprattutto nelle medie e nelle superiori, perché per questi gradi serve un’abilitazione specifica». Quindi: si chiamano docenti senza abilitazione. «E poi resta ancora adesso un problema per le classi più ricercate, come matematica, perché lì le graduatorie si sono esaurite».
Sa qualcosa dei problemi sul sostegno il dirigente del Salvemini di Casalecchio, Carlo Braga, che a settembre si era trovato senza 25 docenti sul sostegno. «La situazione a novembre si è normalizzata — dice il dirigente — ma cosa succederà l’anno prossimo con tutta questa gente che andrà via? Io conto che circa 30 dei miei docenti se ne andranno via l’anno prossimo e questo creerà discontinuità ancora una volta».
Per questo proprio sul sostegno una serie di associazioni e comitati di docenti e genitori, tra cui il comitato bolognese Scuola e Costituzione, ha scritto una lettera al neoministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, chiedendo che «qualunque norma abbia come obiettivo prioritario sostanziale la centralità dell’alunno con disabilità e che quindi sia garantito il diritto allo studio dello studente disabile attraverso l’affiancamento di uno o più docenti specializzati che lo seguiranno durante il suo intero percorso formativo».
«Dobbiamo decidere, come Paese, dove andare: o si favorisce lo spostamento dei docenti o si favorisce la continuità didattica», dice senza mezzi termini il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Versari. «Io come privato cittadino — continua — adotterei sempre come criterio prevalente la continuità didattica per gli studenti, perché é per gli studenti che facciamo la scuola. Ma come dirigente devo solo dar seguito a quello che ha deciso il legislatore».
Versari Si decida se favorire lo spostamento dei docenti o la continuità didattica, per conta più la seconda