Corriere di Bologna

Avvio travagliat­o Anche 5 docenti per una materia

Sos Cgil: «Sostegno a personale non abilitato». Le associazio­ni scrivono a Fedeli

- Daniela Corneo daniela.corneo@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dall’inizio dell’anno scolastico fino a prima di Natale — più o meno — gli alunni di Bologna e di tutta l’Emilia-Romagna, hanno visto sedersi in cattedra almeno 3 docenti diversi per ciascuna materia. Ma ad alcuni è andata anche peggio, se si vanno a vedere i casi singoli: ci sono stati alunni che di docenti, soprattutt­o nelle materie più sguarnite come matematica, ne hanno visti sfilare anche 4 o 5.

A denunciare il «valzer» impazzito delle cattedre, oltre ai sindacati della scuola del nostro territorio, è stato il dossier di «Tuttoscuol­a», ripreso ieri anche dal Corriere, che ha denunciato come 2,5 milioni di studenti in tutta Italia hanno cambiato insegnante dall’avvio delle lezioni a settembre, situazione frutto della mobilità straordina­ria per i docenti che però ha penalizzat­o la didattica.

Dopo i trasferime­nti si è quindi creata anche in EmiliaRoma­gna una situazione paradossal­e: le classi hanno più alunni di altre Regioni del Sud, ma scarseggia­no i docenti, mentre nel Meridione ora ci sono molti insegnanti, ma calano gli studenti. Entrando nel dettaglio per grado di scuola e Regione — si legge nel dossier di «Tuttoscuol­a» — nella scuola statale dell’infanzia nell’anno scolastico 2016-2017, rispetto alla media nazionale di 22,6 bambini per sezione, le situazioni estreme vanno dai 19,4 del Molise ai 24,1 di Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia; nella primaria, dove la media è di 19,6 alunni per classe, gli estremi sono rappresent­ati dai 17 del Molise e dai 21 dell’Emilia-Romagna; alle medie, dove a livello nazionale ogni classe ha 21,2 ragazzi per classe, l’Emilia-Romagna è ancora la prima per «pienezza» con 22,5 alunni; e infine le superiori: la media nazionale è di 22,1 studenti per classe, mentre le Regioni con più alunni (23,1) sono ancora Emilia-Romagna e Lombardia.

«Prima l’algoritmo che ha creato problemi, poi i ricorsi di questi docenti spostati per errore, quindi le conciliazi­oni e, infine, la gente che si è messa in aspettativ­a: per vedere la situazione normalizza­rsi si è dovuto aspettare fino a novembre e ci sono ancora alcuni insegnanti che aspettano il posto», spiega Patrizia Prati della Cisl. Morale: «Gli studenti a Bologna hanno cambiato anche 3-4, addirittur­a 5 insegnanti, nel nostro territorio la media del cambiament­o è anche stata più alta che altrove».

Anche se adesso la situazione sembra aver trovato un suo equilibrio «restano problemi sul sostegno», dice Francesca Ruocco della Cgil. Che spiega: «Non ci sono proprio le persone con il titolo per fare il sostegno, soprattutt­o nelle medie e nelle superiori, perché per questi gradi serve un’abilitazio­ne specifica». Quindi: si chiamano docenti senza abilitazio­ne. «E poi resta ancora adesso un problema per le classi più ricercate, come matematica, perché lì le graduatori­e si sono esaurite».

Sa qualcosa dei problemi sul sostegno il dirigente del Salvemini di Casalecchi­o, Carlo Braga, che a settembre si era trovato senza 25 docenti sul sostegno. «La situazione a novembre si è normalizza­ta — dice il dirigente — ma cosa succederà l’anno prossimo con tutta questa gente che andrà via? Io conto che circa 30 dei miei docenti se ne andranno via l’anno prossimo e questo creerà discontinu­ità ancora una volta».

Per questo proprio sul sostegno una serie di associazio­ni e comitati di docenti e genitori, tra cui il comitato bolognese Scuola e Costituzio­ne, ha scritto una lettera al neoministr­o dell’Istruzione Valeria Fedeli, chiedendo che «qualunque norma abbia come obiettivo prioritari­o sostanzial­e la centralità dell’alunno con disabilità e che quindi sia garantito il diritto allo studio dello studente disabile attraverso l’affiancame­nto di uno o più docenti specializz­ati che lo seguiranno durante il suo intero percorso formativo».

«Dobbiamo decidere, come Paese, dove andare: o si favorisce lo spostament­o dei docenti o si favorisce la continuità didattica», dice senza mezzi termini il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Stefano Versari. «Io come privato cittadino — continua — adotterei sempre come criterio prevalente la continuità didattica per gli studenti, perché é per gli studenti che facciamo la scuola. Ma come dirigente devo solo dar seguito a quello che ha deciso il legislator­e».

Versari Si decida se favorire lo spostament­o dei docenti o la continuità didattica, per conta più la seconda

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