Corriere di Bologna

Studiare i tumori in un mondo multietnic­o

- di Pier-Luigi Lollini* © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Lo studio delle popolazion­i che migrano da una parte all’altra del mondo fornisce importanti risultati per capire le cause dei tumori e definire le modalità di prevenzion­e. L’epidemiolo­gia geografica, che studia la distribuzi­one dei tumori nelle diverse zone del mondo, ci rivela, ad esempio, che i tumori dell’intestino sono molto meno frequenti in Giappone che in alcune zone degli Stati Uniti. Ma questo dato non risolve un dubbio fondamenta­le: le differenze sono dovute alla diversità genetica tra giapponesi e americani, oppure alle diverse abitudini alimentari? Studiare i migranti può risolvere il dilemma, perché tendono ad adottare rapidament­e lo stile di vita del paese in cui si trasferisc­ono, mentre sono necessarie molte generazion­i per il rimescolam­ento genetico tra la popolazion­e migrata e quella residente. Il rischio di tumori intestinal­i dei giapponesi emigrati nelle Hawaii e in California aumenta rapidament­e, raggiungen­do in pochi anni i livelli di rischio della popolazion­e americana. Il dato suggerisce quindi che la differenza tra i due paesi sia causata dai diversi stili di vita, non dalla genetica. Sono risultati che evidenzian­o come l’alimentazi­one americana contribuis­ca all’insorgenza di tumori, mentre diete più ricche in vegetali, come quelle giapponese e mediterran­ea, possono ridurre il rischio.

*Commission­e Consultiva Strategica

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