Corriere di Bologna

MIGRANTI, NECESSARIE SOLIDARIET­À MA ANCHE FERMEZZA ISTITUZION­ALE

- Luisa Simoni, BOLOGNA Carlo Giulio Lorenzetti Settimanni © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

C’è, qui da noi, una gran preoccupaz­ione per l’arrivo dei migranti trasferiti dalla struttura di Cona dopo le proteste accese dei giorni scorsi. C’è preoccupaz­ione sempre più grande anche perché gli immigrati che circolano per la strada sono sempre di più: sotto i portici uno dietro l’altro ti chiedono la carità, se sei di buon cuore dai a uno, poi a un secondo, dopo dici basta, anche se insistono e ti si attaccano dietro. O le autorità mettono un freno agli arrivi o presto il malcontent­o della gente crescerà ancora. Dopo, però, non escano le lacrime di coccodrill­o. Gentile signora Simoni, tutto vero, tuttavia c’è un problema: come si fa a mettere un freno? È facile dire che non se ne può più, molto difficile applicare i correttivi. Il principio dell’accoglienz­a va difeso. Ma nei confronti di chi ha diritti autentici. In più, facendo rispettare le regole. In Italia le regole ci sono, anche troppe, ma chi pone mano a esse? Questione antica, purtroppo anche moderna. Però insisto: spero che Bologna non diventi una città egoista, spero che l’Italia resti un Paese generoso, se non altro per non tradire il suo passato, quando gli emigranti eravamo noi. Allora (sembra un’altra era) partivano i bastimenti, non i gommoni. Quei viaggi della speranza e della disperazio­ne sono nella nostra storia. A Napoli le famiglie piangevano davanti agli addii, qualcuno piangeva e rideva, perché per soffocare il dolore aveva abbondato con il vino. Un marito partiva, una moglie restava. Al porto lei teneva in mano un gomitolo di spago, l’altro capo lo stringeva lui mentre si avviava alla scaletta dell’imbarco, e così era come se si tenessero ancora per mano; il gomitolo a poco a poco diventava più sottile, ma intanto tra la coppia c’era ancora come un contatto quasi fisico, finché il vapore non salpava l’ancora e si allontanav­a. Poi più nulla, solo il grande mare e il grande vuoto. Chi porta nel proprio dna questa sofferenza può chiudere occhi e cuore davanti a quelle di oggi? Non può, non deve farlo. Ma la politica ha il compito di non metterlo davanti alla tentazione. Come ha detto il vescovo Zuppi, bisogna allargare le braccia, ma anche esercitare la fermezza istituzion­ale contro chi sceglie la strada della violenza. Tanta gente perbene oggi si lamenta degli immigrati perché «ormai fanno quel che vogliono», perciò chiede regole rispettate e non raggirate. Non facciamo finta di credere che il blocco del terrorista di Berlino sia una brillante operazione di polizia che conferma l’efficacia del controllo sul territorio. Purtroppo sono tanti quelli che circolano fra noi senza diritti e senza doveri. Invisibili e tollerati finché innocui. Ma continuand­o a fingere di non vederli cresce il rischio che qualcuno si faccia poi tragicamen­te vedere. sull’opinione pubblica e non affrontera­nno con una visione strategica l’immigrazio­ne massiccia che preme sulle nostre coste, finiranno col prevalere partiti e movimenti che, pur intercetta­ndo il reale disagio delle comunità costrette a convivere con il disordine e l’insicurezz­a di cui abbiamo ogni giorno notizia, non sembrano disporre – al di là di facili slogan – di soluzioni valide e praticabil­i.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy