Matteo pigliatutto anche sotto le Torri Volano stracci tra orlandiani e renziani
Al voto otto circoli, affluenza bassa. La prospettiva di un ribaltone nel partito
Matteo Renzi avanti ovunque, dalla periferia al centro, così come sta accadendo in provincia. Ma nel «super sabato» congressuale che ha visto andare al voto otto circoli in città e altri nove nell’area metropolitana a tener banco è sta anche la bassa affluenza registrata per tutta la giornata. Con gli orlandiani che parlano di un congresso «dimezzato», mentre i renziani esultano per «il vento che sta girando». Al Reno l’ex premier vince sia alla Barca (24 voti contro i 19 di Orlando) che al circolo Giusti (29 a 9, ma rispetto a una novantina di iscritti) e al Dossetti (45 a 4). Stessa tendenza al Navile, dove al circolo Pescarola l’ex premier prende 20 preferenze, il ministro della Giustizia 9 ed Emiliano 4 (gli iscritti qui sono circa 80). Renzi la spunta anche al Pilastro, vittoria per nulla scontata, con 13 voti contro i 12 di Orlando, ma almeno la metà degli iscritti ha disertato le urne. Ed è avanti anche a Zola Predosa, a San Giorgio di Piano e a Granarolo dove il distacco è netto, così come al circolo Est di San Lazzaro con l’ex premier che prende 47 voti e Orlando solo 7. Stessa distanza pure a Casalecchio, dove al circolo Tina Anselmi (fresco di inaugurazione) Renzi tocca quota 97 e Orlando 11. Solo briciole per il governatore della Puglia Michele Emiliano, che in molti circoli non riesce a strappare nemmeno una preferenza.
Ma gli orlandiani, di fronte a un’affluenza così bassa, quasi si rifiutano di commentare i risultati, seppur parziali. «Siamo attorno al 15-20% di partecipanti, così è un congresso dimezzato. Ci sono più volontari alle Feste dell’Unità che votanti ai circoli... Il sintomo di un partito poco in salute», attacca Stefano Caliandro, capogruppo regionale e responsabile della mozione Orlando. «Si tratta di una conta che interessa poco gli iscritti e praticamente nulla fuori». Con un’affluenza così bassa, per Caliandro non ha senso inoltrarsi in un’analisi più dettagliata del voto. «Il dato percentuale decontestualizzato dall’affluenza è un’analisi che non regge. Vincere con numeri così bassi è una vittoria di Pirro». I renziani non ci stanno, leggono i numeri che arrivano dai circoli e si preparano al secondo turno di oggi, dove dovrebbero arrivare molte altre sezioni (alcune anche pesanti, come quella di San Donato-Repubblica, considerata il fortino rosso degli orlandiani). Espugnare quella sede sarebbe il vero colpaccio, anche perché conta molti iscritti, quasi duecento. Ma più in generale una vittoria netta tra i circoli, seguita anche da quella nei gazebo, potrebbe portare a un ribaltone anche negli equilibri cittadini, fino a coinvolgere il gruppo dirigente bolognese che in blocco ha deciso di sostenere il Guardasigilli.
Le prime avvisaglie si iniziano già intravvedere. «Il dato nazionale di affluenza è al 50%. Proprio come quattro anni fa. Se il crollo è a Bologna, si facciano una domanda i dirigenti bolognesi», punta il dito nei confronti della Federazione di via Rivani Benedetto Zacchiroli, renziano doc e coordinatore della mozione dell’ex premier. Ma anche la scissione di Bersani e D’Alema «operata in quel modo», ragiona Zacchiroli, ha fatto crollare la partecipazione, perché «non è stata digerita da tanti iscritti che ora esprimono così il loro parere». «Ma gettare la palla in tribuna prima del fischio finale — punge Zacchiroli — non è indice di gran sportività. Mi sembra un alibi». Al contrario di Caliandro, Zacchiroli non si sottrae a una prima analisi delle schede arrivate dai circoli: «I dati sono ancora parziali — sottolinea — solo lunedì potremmo avere un’idea più precisa. Il vento però sta girando».
Caliandro Siamo al 15-20% di partecipanti, ci sono più volontari alle Feste dell’Unità che votanti Zacchiroli Il dato nazionale di affluenza è al 50%, se il crollo è a Bologna, si facciano una domanda