Corriere di Bologna

«Festivi solo volontari»: esulta la Cgil

Mondo Convenienz­a, la Filcams vince il ricorso (ma non vale per le domeniche)

- di Riccardo Rimondi

Lavorare nei festivi infrasetti­manali, come il Ferragosto, non è un obbligo, nemmeno se c’è scritto sul contratto (invece le domeniche sono «dovute»). O almeno, secondo la Filcmas Cgil, questo dice la sentenza del tribunale di Bologna arrivata ieri mattina, su un ricorso che la Filcams ha presentato contro Mondo Convenienz­a, per una sanzione comminata a due dipendenti del negozio di Bologna. La prima del genere sotto le Due Torri, destinata a fare discutere.

Lavorare nei festivi non è un obbligo, nemmeno se c’è scritto sul contratto. O, almeno, secondo la Cgil questo dice la sentenza del tribunale di Bologna arrivata ieri su un ricorso che la Filcams ha presentato contro Mondo Convenienz­a, per una sanzione comminata a due dipendenti del negozio di Bologna. La prima del genere sotto le Due Torri, i precedenti in tutta Italia sono pochissimi.

Nel braccio di ferro tra sindacati e aziende del commercio iniziato con le liberalizz­azioni degli orari previste dal decreto Salva Italia varato a inizio 2012 sotto il governo Monti, stavolta sono i primi a cantare vittoria: «Le aziende ritengono che la liberalizz­azione riguardi anche il lavoro festivo infrasetti­manale, noi pensiamo che debba continuare a essere volontario. Le sentenze iniziano a darci ragione», scandisce Stefania Pisani della Filcams.

In gioco non ci sono le domeniche, ma le festività comandate come il 25 Aprile e il Primo maggio. O il Ferragosto, causa scatenante del conflitto finito in tribunale.

L’anno scorso, per la prima volta, nel negozio bolognese era inclusa anche questa festività e le giornate di chiusura erano quattro in un anno: Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua. Lo stesso contratto di assunzione sembrava permetterl­o: il lavoratore, si legge nel documento, «si rende disponibil­e» a lavorare «la giornata di domenica e giornate festive, nonché a prestare ore di lavoro oltre quelle contrattua­lmente stabilite nei limiti imposti dalla legge o definiti dalla contrattaz­ione collettiva». Ma la disponibil­ità, secondo Pisani, non può tradursi in obbligo: «Il lavoro festivo continua a essere volontario — sostiene la sindacalis­ta —. Volevamo trovare con la dirigenza delle soluzioni di equilibrio tra le esigenze aziendali e la volontarie­tà, ma non c’è stata disponibil­ità».

Così, un anno fa, due dipendenti hanno mandato una comunicazi­one formale in cui si rendevano indisponib­ili a lavorare il giorno di Ferragosto e non si sono presentati. La dirigenza ha risposto con una sanzione. I due dipendenti l’hanno impugnata e sono andati in tribunale.

Il secondo round è arrivato l’8 dicembre, altro giorno festivo infrasetti­manale, quando a rimanere a casa dal lavoro sono stati in nove: «Ma stavolta, invece che arrivare alla multa, c’è stato un biasimo scritto». Una sanzione più morbida, ma anche per questo secondo episodio il sindacato ha deciso di andare davanti al giudice. Ieri la prima sentenza ha dato ragione alla Cgil e ha annullato la sanzione (resta da capire se verrà rimborsato anche il giorno festivo). «Nel ricorso abbiamo sostenuto che la disponibil­ità a lavorare in presenza di un diritto soggettivo a non farlo non può essere ritenuta vincolante per sempre — spiega l’avvocato Guido Reni —. Io firmo un contratto in un momento in cui sono debole: poi la disponibil­ità si deve tramutare in un consenso esplicito, volta per volta acquisito dal datore di lavoro». Tanto che per il legale nemmeno la contrattaz­ione collettiva può imporre l’obbligo nei festivi.

«Si tratta di un n caso pilota, i diritti delle persone vanno rispettati», attacca Pisani.

La Filcams Le aziende ritengono che la liberalizz­azi one riguardi anche il lavoro festivo infrasetti­ma nale, noi pensiamo che debba continuare a essere volontario. Le sentenze iniziano a darci ragione Il legale Serve un consenso esplicito, volta per volta acquisito dal datore di lavoro

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