Infermeria già piena Rossoblù senza difesa
Donadoni: «Piedi per terra ed evitare ingenuità» E su Palacio: «In tanti dovrebbero imitarlo»
Il Bologna varca l’Appennino alle prese con l’emergenza difesa: contro i viola degli ex Pantaleo Corvino e Stefano Pioli, oggi i rossoblù dovranno fare a mano dei due difensori centrali titolari. Out Domenico Maietta per un risentimento al pettineo accusato a metà settimana («In linea di massima essendo l’ impegno così ravvicinato credo che non sarà recuperato per martedì», ha anticipato ieri Donadoni) e fuori anche Sebastien De Maio per un affaticamento muscolare rimediato martedì e che ieri lo ha costretto al forfait, nonostante l’ottimismo che regnava a Casteldebole.
Spazio dunque all’inedita coppia Helander-Gonzalez, mentre gli altri acciaccati settimanali come Destro e Di Francesco paiono recuperati: visti i problemi del reparto, però, il tecnico dovrà scegliere se confermare il coraggioso ed efficace 4-2-3-1 visto contro il Napoli o tornare al più prudente 4-3-3 con uno tra Taider e Donsah in mediana e Palacio che potrebbe partire dalla panchina, oppure giocare dall’inizio al posto di Destro, non al 100%. Di certo nelle rotazioni offensive non ci sarà Krejci, tolto in tutta fretta dall’elenco dei convocati dopo aver riportato nella rifinitura la frattura del seno mascellare sinistro che richiederà una visita specialistica nei prossimi giorni.
Premesse non semplici per la gara contro la Fiorentina reduce dal 5-0 sul campo del Verona che ha dato al gruppo viola certezze e convinzioni dopo un avvio difficile: «È una squadra che ha cambiato tanto — analizza Donadoni — ma ha materiale tecnico importante, da primi posti. Ha trovato difficoltà in partenza, ma a Verona ha confermato quanto di buono può esprimere e questo deve essere ancora più stimolante per noi: sarà un bel test ed è fondamentale avere tutti gli atleti nelle condizioni ideali, il modulo sarà una conseguenza».
Il profondo restyling estivo comincia a dare i suoi frutti e per il Bologna la sfida si presenta insidiosa a sei giorni dallo 0-3 contro il Napoli che ha dato buoni segnali per un’ora prima di mostrare i consueti limiti. Donadoni lo sa e cerca di portare al Franchi ciò che di buono si è visto contro la squadra di Sarri: «Dobbiamo dare continuità alla prestazione offerta per un’ora contro il Napoli e mettere ancora sul campo quella voglia di essere propositivi e positivi contro un avversario come la Fiorentina che viene da una vittoria convincente — ha aggiunto il tecnico in conferenza stampa —. Bisogna restare coi piedi ben piantati per terra, tenendo ciò che è stato fatto di buono evitando le ingenuità che ci sono costate tre reti».
Sugli almanacchi resta quello ma il tecnico punta sull’equilibrio, «evitando trionfalismi o abbattimenti repentini che dimostrerebbero immaturità»: uno dei tanti avvisi arrivati in questo inizio di stagione al suo gruppo. Chi non ha bisogno di indicazioni è Palacio, che giochi o meno nella prima di queste tre gare settimanali: martedì arriverà l’Inter al Dall’Ara, domenica il Bologna sarà impegnato sul campo del Sassuolo ma la crescita dell’argentino fa ben sperare. «È a un buon 80%, è uno che ricopre un ruolo specifico in campo ma anche fuori, non con le chiacchiere ma con validi argomenti: è sicuramente un esempio e in molti devono immedesimarsi in lui», spiegava ieri Donadoni.
Va un po’ più inquadrato Erick Pulgar, dopo il litigio con Verdi sulla punizione contro il Napoli e lo sfogo-social, nemmeno fosse Neymar. «Ma neanche Verdi è Neymar — ribatte Donadoni — qui nessuno è Neymar. Ci sta che un giocatore prenda l’iniziativa e sbagli, anche perché Erick in settimana è tra quelli che calcia meglio le punizioni: doveva togliersi di dosso quei dieci minuti di frustrazione. Per le punizioni, come per i rigori, ci sono 3-4 giocatori in grado di calciare». Chissà che oggi non arrivi una chance di riscatto.
Il caso Pulgar Neanche Verdi è Neymar qui nessuno è Neymar Ci sta che un giocatore prenda l’iniziativa e poi sbagli