UN’OPZIONE PRAGMATICA
La Regione Emilia-Romagna ha definitivamente avviato un percorso volto a ottenere l’attribuzione di condizioni particolari di autonomia. La scelta emiliano-romagnola non prevede un referendum, a differenza del processo adottato da altre istituzioni locali, in particolare Veneto e Lombardia. Le quali, pur avendo analoghe aspirazioni, preferiscono passare da una consultazione popolare che appunto non è un passaggio obbligato, bensì una scelta possibile.
Semplificando, possiamo quindi affermare che si vanno profilando due vie all’autonomia. La prima, quella dell’EmiliaRomagna, sembra essere improntata soprattutto al pragmatismo, ovvero a portare avanti la domanda di spazi di maggiore autonomia senza evidentemente avvertire il bisogno di rafforzare le proprie richieste attraverso una legittimazione popolare sul punto specifico. Al contrario, negli altri territori interessati, è prevalsa l’idea che il referendum, benché non necessario, abbia una sua funzionalità. Di certo un ampio consenso che uscisse dalle urne può essere considerato utilmente spendibile nella fase delle trattative con il governo, ma soprattutto vi è un contenuto simbolico, legato al fatto che la crisi della politica e delle sue istituzioni rappresentative ha portato alla valorizzazione, in qualche caso perfino a un’esaltazione, della democrazia diretta e, pertanto, di ogni forma di consultazione che coinvolga i cittadini chiedendo loro di esprimere un’opinione.
Ovviamente la decisione di fare un referendum può essere vista proprio in quest’ultima chiave: se chiami i cittadini alle urne, si dovrà dare tutta l’informazione necessaria e perciò aprire una discussione pubblica che può diventare un’occasione di partecipazione; dall’altra parte, però, in tempi di facile populismo come i nostri, è importante evitare che il dibattito sviluppi polemiche ideologiche incentrate su una contrapposizione con lo Stato centrale che potrebbe non produrre il clima più propizio per un’intesa.
In sintesi, dal punto di vista dell’obiettivo, le due vie tendono quindi nella medesima direzione, ma vogliono arrivarci attraverso modalità diverse. Al momento l’opzione pragmatica della Regione Emilia-Romagna, almeno stando alle dichiarazioni di membri del governo di cui riferiamo oggi, sembra essere stata recepita in modo positivo, e quindi sembra avere buone possibilità di ottenere i risultati sperati. Adesso non resta che attendere di seguire gli sviluppi in entrambi i casi.