Ex dirigente Ccc arrestato per corruzione
La mazzetta da 135.000 euro per garantire alle coop un affare da 10 milioni
Un’inchiesta per corruzione coinvolge il Ccc per l’arresto di un suo ex dirigente accusato di aver pagato una tangente, insieme a un dirigente di una coop affiliata al consorzio, per aggiudicarsi un appalto da 10 milioni a Nuoro per la costruzione di un impianto solare. Ai domiciliari è finito anche l’ex portiere di serie A Renato Copparoni.
Un faccendiere spregiudicato con le amicizie giuste, un direttore di un ente pubblico con entrature in politica, un ex portiere di calcio che fa da intermediario tra loro e due ex dirigenti del Consorzio cooperative costruzioni e di una coop affiliata al colosso bolognese. A legare i loro destini è una tangente schermata da 135.000 euro pagata, secondo l’accusa, per garantire alle coop un appalto da quasi dieci milioni di euro per costruire un impianto di energie rinnovabili a Ottana (Nuoro).
Sono i contorni dell’inchiesta per corruzione della Procura di Cagliari che ieri ha portato agli arresti domiciliari ( il pm aveva chiesto il carcere) Davide Galantuomo, 56 anni, ex presidente dell’Ente acqua Sardegna, già sindaco di Quartu Sant’Elena; Salvatore Pinna, ingegnere sardo considerato il grande manovratore dei presunti appalti truccati nell’Isola; Renato Copparoni, portiere di Verona, Cagliari e Torino, il primo a parare un rigore a Maradona, e oggi dipendente di Cpl Concordia; Gianni Lolli, modenese, un tempo dirigente di riferimento in Sardegna del Ccc e Luigi Betti, forlivese, all’epoca dirigente della Ceif, la coop aderente al consorzio cui era affidata la progettazione e l’esecuzione dei lavori.
La vicenda è un rivolo di una maxi inchiesta della Procura di Oristano su un vasto giro di appalti truccati che ha documentato le manovre, gli incontri e gli accordi tra i sardi e gli esponenti delle cooperative emiliane per ottenere e gestire l’appalto assegnato nel 2013 a Ccc e poi affidato per la realizzazione alla Ceif, nel frattempo finita gambe all’aria. Secondo l’accusa Betti e Lolli avrebbero pagato una tangente a Pinna per garantirsi gli appoggi che aveva nel settore degli appalti. L’ingegnere, considerato un facilitatore con entrature ovunque in Sardegna, avrebbe incassato 89.000 euro quale prima trance di una tangente da 135.000 attraverso una falsa fattura pagata da Ceif alla sua società di costruzioni per lavori mai effettuati a Madonna di Campiglio. Denaro che poi, stando alle intercettazioni, sarebbe stato così diviso: 55.000 euro a Pinna, 20.000 a Galantuomo e 15.000 a Copparoni, con l’ex portiere che fece da intermediario tra i sardi e i cooperatori e che, intercettato, minacciò più volte di «far saltare tutto se non avesse avuto la sua parte».
Per l’accusa Galantuomo si spese per far ottenere il bando a Ccc e intervenne «facendo valere le sue conoscenze e la sua influenza» quando venne chiesto a Ceif di adeguare gli importi di aggiudicazione dell’appalto dopo le varianti dovute alle prescrizioni dell’Assessorato all’Ambiente. Un ostacolo superato il quale sarebbe scattato il pagamento della seconda tranche. Gli incontri tra sardi ed emiliani sono stati monitorati dalla Finanza, così come le telefonate tra gli arrestati. In una di queste Copparoni è con Galantuomo e chiama Lolli per dirgli che la parte tecnica del progetto è stata approvata e intende passare all’incasso. Secondo il pm sollecita la seconda tranche: «Loro, la Ceif, dovrebbero firmare ma ancora non hanno fatto il bonifico, state sempre rinviando deve farlo adesso».
«Proporremo ricorso al Riesame per chiedere la revoca degli arresti domiciliari. Riteniamo le accuse infondate e le esigenze cautelari insussistenti. Il giudice ha frainteso il ruolo di Ccc in questa vicenda, tenuto conto che il signor Lolli al momento dell’appalto era in pensione da tre anni», dice l’avvocato Paolo Trombetti, difensore di Betti e Lolli.
Il portiere nei guai Renato Copparoni parò un rigore a Maradona, oggi lavora per la coop Cpl Concordia