I PROF SCUOTONO IL PALAZZO SORDO
La politica nazionale ancora una volta non sta dando una prova di prontezza nel rispondere alle domande di civiltà che vengono da larga parte dei cittadini. La società civile, perciò, ha scelto di mobilitarsi e chiedere ai parlamentari di votare in questa legislatura la legge sullo ius soli. Come abbiamo riferito ieri, infatti, per tutto ottobre nelle scuole di Bologna i docenti attenti al tema proporranno varie iniziative di sensibilizzazione.
Il ministro Alfano parla della legge solo per dire che è giusta ma che è stata presentata «nel momento sbagliato», senza dire quale sarebbe il momento giusto, visto che se ne discute da anni. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Elena Boschi si limita a dire che «mancano i numeri» per approvare la legge al Senato, senza impegnarsi a trovare le possibili adesioni dei senatori incerti. È sperabile che gli emiliani eletti al parlamento e nei consigli di Comuni e Regione sappiano aprire i loro occhi e vedere la mobilitazione crescente di insegnanti, docenti e semplici cittadini, e aprire le loro orecchie per ascoltare la voce che si alza dalle scuole, dall’università e da tanti altri luoghi. È sperabile che a loro volta riescano a far pressione sul governo e sui partiti affinché si arrivi prima possibile a votare una legge sacrosanta e inderogabile. Non è possibile che per i giochi di Palazzo si voltino le spalle a più di ottocentomila ragazzi stranieri nati in Italia e da almeno cinque anni iscritti nelle scuole italiane. Giustamente il Papa invoca di ritornare a progettare un ideale di città, non quella che apre le porte solo ai turisti e ai viaggiatori, più o meno benestanti. La città per essere ideale deve saper spalancare le sue porte a chi arriva da lontano, a chi faticosamente è riuscito a trovare un lavoro e una casa, a chi da anni vive in attesa di ricevere il riconoscimento effettivo di cittadino italiano con diritti e doveri. Il Papa nella sua recente visita a Cesena e a Bologna ha rivolto un forte richiamo ai governanti e alle autorità locali a saper edificare una società operosa, aperta, includente, pacifica e solidale. L’arcivescovo Zuppi, nell’omelia della festa di San Petronio, ha ripreso il messaggio del Pontefice per rafforzare l’appello a fare della piazza un ritrovo che si dilata e si riempie di fratellanza. Questi sono i pilastri secondo Francesco e Zuppi per costruire una città ideale che guarda al futuro e non si perde nell’effimero, non si chiude nel privilegio e non si fa ostile a chi viene da lontano. Saprà la Città metropolitana di Bologna essere un territorio e una comunità ideali?