Se nell’Emilia il tetto delle firme è «troppo» alto
Dubbi sulla quota di firme necessarie per candidarsi a segretario
Crescono i malumori per il regolamento del Pd regionale che ha fissato al 3 % la quota di iscritti necessari a sostenere gli aspiranti segretari. Una circolare nazionale prevedeva una soglia tra l’1 e il 3 %.
C’è un articolo, contenuto nel regolamento regionale del Pd in vista dei congressi che sta scatenando molti malumori, da Rimini a Modena, dove dopo molte tribolazioni si è arrivati a due candidature unitarie (senza avversari). Un cavillo che rischia, se qualcuno decidesse di avanzare un ricorso, di complicare l’iter in vista delle consultazioni che si terrano nei circoli tra il 12 e il 22 ottobre per scegliere i nuovi segretari provinciali.
Il nodo riguarda il numero di firme necessarie per avanzare le candidature degli aspiranti segretari. Tutto inizia lo scorso 9 settembre, quando la direzione regionale del Pd approva il regolamento per l’elezione dei segretari. L’articolo 4 stabilisce che le candidature debbano essere sottoscritte da un numero di iscritti non inferiore al 3% dei tesserati nella corrispondente federazione nel 2016. Il 28 settembre però Andrea Rossi, responsabile Organizzazione del Pd nazionale e sottosegretario alla presidenza della Regione EmiliaRomagna, manda una circolare a tutti i segretari regionali d’Italia fissando le regole per tutto lo Stivale. Rossi precisa che le candidature devono essere sottoscritte da un numero di iscritti «compresi tra l’1 e il 3%». E aggiunge che «tale disposizione è inderogabile». La decisione di Rossi ha un perché: la soglia minima dell’1% garantisce i candidati meno forti. E il tetto massimo del 3% evita che i rais locali facciano incette di firme precludendo ad altri la possibilità di correre. L’Emilia-Romagna però, che aveva già approvato il proprio regolamento, decide di non abbassare la soglia fino all’1% e la conferma al 3%.
A confermare tutto è il segretario regionale del Pd Paolo Calvano, che dice: «Dopo la circolare nazionale ci siamo consultati con Rossi per chiedere se la nostra disposizione fosse da rivedere. E lui ci ha risposto che la nostra deliberazione andava benissimo. Abbiamo mantenuto la soglia minima del 3% perché è la stessa che abbiamo utilizzato in tutti i congressi passati». A Modena, però, il regolamento emiliano ha suscitato parecchi malumori, perché la candidatura unitaria del renziano Davide Fava ha lasciato scontenti gli orlandiani, convinti che con una soglia di firme più bassa (l’1% concesso dal nazionale) i giochi sarebbero andati diversamente. Mugugni, per la stessa ragione, ci sono stati anche a Rimini, dove il solo candidato in pista è il renziano Stefano Giannini. «Se uno si vuole candidare a segretario, il 3% di firme riesce a raccoglierlo», dice Rossi, spiegando che il regolamento nazionale indica una forchetta all’interno della quale i partiti regionali hanno poi la facoltà di fissare i loro paletti. «L’Emilia-Romagna è in regola», taglia corto Rossi. A Bologna, i tre candidati hanno raccolto più del 3 % di firme: Francesco Critelli e Luca Rizzo Nervo, con 700 firme a testa, hanno toccato il 5%; Piergiorgio Licciardello con 615 firme è arrivato al 4,5%.