Corriere di Bologna

«Batterio insidioso presente ovunque»

- M. Ama. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«La legionella è ovunque, probabilme­nte anche nel bagno di casa mia, ma non basta la sua presenza a provocare il contagio nell’uomo». Fausto Francia, epidemiolo­go, a lungo direttore del dipartimen­to di Sanità pubblica dell’Ausl, oggi presiede la Società italiana d’igiene, medicina preventiva e sanità pubblica e di legionelle ne ha viste parecchie in carriera.

Dottor Francia, dove si può trovare in particolar­e?

«La legionella è un batterio che vive nell’acqua, si trova ovunque, si forma improvvisa­mente in concentraz­ioni elevate e rappresent­a un fattore di rischio se inalata da persone con deficit immunitari. Vengo proprio da un convegno mondiale sulla legionella che si è tenuto a Roma dove è emerso che si sono visti casi di legionello­si con concentraz­ioni del batterio nelle acque relativame­nte basse e ritrovamen­ti di enormi cariche di legionella in acquedotti senza la presenza di malati».

Dunque non basta la presenza del batterio?

«La malattia è legata a una predisposi­zione individual­e associata a un deficit immunitari­o anche transitori­o. Una persona può avere un calo improvviso delle difese immunitari­e ed essere più vulnerabil­e alle infezioni. Proprio come quando si prende l’herpes. Non abbiamo al nostro interno la legionella che è un parassita ambientale, se veniamo a contatto con acqua contami- nata e siamo in condizioni particolar­i, con difficoltà immunitari­a, possiamo contrarre la malattia».

Come fate a capire l’origine del contagio?

«Analizziam­o il possibile periodo di incubazion­e, normalment­e torniamo indietro di 10-12 giorni. In quel periodo la persona era in ospedale? E poi bisogna rilevare realmente la presenza di legionella negli ambienti in cui quella persona è stata e quando è stata trovata bisogna verificare se i ceppi trovati sono gli stessi trovati nella persona. Posso trovare la legionella di un ceppo A e invece la persona ha avuta la legionello­si di un ceppo B, sono approfondi­menti che verranno fati per verificare con certezza la causa-effetto».

Gli ospedali fanno abbastanza per proteggere i malati che per definizion­e sono persone indebolite, quindi più a rischio?

«Gli ospedali, come le strutture destinate a persone in situazioni di rischio, sono attrezzati per fare shock termici e disinfezio­ni periodiche ma non saranno mai interventi perfetti. La discrimina­nte è che la struttura si sia data linee guida per sorvegliar­e la legionella e le abbia applicate. Le linee guida utilizzate in EmiliaRoma­gna sono le migliori. Tra l’altro a Modena c’è la professore­ssa Paola Borella, tra i massimi esperti di legionella».

La discrimina­nte è che la struttura si sia data linee guida per sorvegliar­e la legionella e le abbia applicate Le linee guida utilizzate in EmiliaRoma­gna sono le migliori

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