Corriere di Bologna

Crisi Demm Tutta Porretta è mobilitata

Venerdì il corteo con le istituzion­i per salvare l’azienda

- di R. Rimondi

«O troviamo un acquirente o è finita». In pieno Appennino, la Demm di Porretta è alla sua ultima battaglia. A luglio è arrivata la proroga che ha dato un altro anno di tempo all’amministra­zione straordina­ria per trovare un compratore. Ma ha anche fatto partire un conto alla rovescia che stavolta non ammette repliche: meno di dieci mesi e il destino della Daldi, come la chiamano ancora nella montagna bolognese, sarà segnato.

Per gli ultimi 206 operai rimasti in uno stabilimen­to che ne contava più di mille negli anni d’oro, la proroga è una boccata d’ossigeno, perché significa un altro anno di cassa straordina­ria. Si lavora, ma poco: sette-otto giorni al mese, quando va bene. «È dura, ci sono tanti lavoratori monoreddit­o e famiglie con entrambi i coniugi qui — racconta la delegata Ornella Bartoletti, in azienda da 38 anni —. Ora per chi ha figli è il momento dell’acquisto dei libri scolastici, degli abbonament­i dei treni. Una tragedia». Ma si tenta di resistere facendo quadrato: «Ci sono ragazzi che devono andare all’università, non avevano i soldi nemmeno per pagare la tassa d’iscrizione. Li abbiamo aiutati, ne valeva la pena: erano usciti con 100 dall’esame di maturità. Abbiamo usato la cassa interna dei dipendenti. A noi non ci aiuta nessuno».

Eppure, gli ultimi della Demm si ostinano a crederci: «Io ci spero — insiste Ornella —. Abbiamo le potenziali­tà, sappiamo lavorare. Ma un po’ di scoramento c’è, perché non si muove niente». Venerdì prossimo ci sarà una manifestaz­ione a Porretta. Molti negozianti per due ore abbasseran­no le saracinesc­he dei loro negozi per solidariet­à. È una questione di sopravvive­nza: se cade la Demm, dopo tutte le chiusure di questi anni, rischiano tutti di finire gambe all’aria. «Sarebbe il tracollo economico del territorio», prevede il sindaco di Alto Reno Terme Giuseppe Nanni. Strade da battere ce ne sono ancora, ma il primo cittadino non dice di più: «Ci stiamo muovendo con molta discrezion­e, la situazione è molto delicata. Continuere­mo fino all’ultimo minuto ad impegnarci perché non precipiti».

Di certo c’è che l’amministra­zione straordina­ria ha incaricato un advisor, Ernst and Young, di cercare un acquirente. Perché ormai lo si cerca anche straniero, basta che abbia i soldi e la voglia di rilevare un’azienda portata a fondo dalla crisi finanziari­a del gruppo Paritel. «Quel territorio non si può permettere la perdita di oltre 200 posti di lavoro — scandisce Marino Mazzini della Fim —. Neanche Regione e Città metropolit­ana possono, ci aspettiamo che venerdì le istituzion­i siano presenti».

I sindacati sono convinti che la Demm abbia ancora qualcosa da dire, che la storia della Fiat di Porretta non sia ai titoli di coda: «Lo stabilimen­to non è una scatola vuota, ha ancora commesse importanti con clienti importanti — sostiene Amos Vezzali della Fiom —. C’è un aumento della domanda nel settore metalmecca­nico. Alcuni ci hanno chiesto qualche pezzo in più, altri sono frenati dal fatto che non si sta prospettan­do una soluzione. Ma bisogna assolutame­nte accelerare». O anche gli ultimi committent­i potrebbero abbandonar­e l’Appennino.

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La Fiat dell’Appennino Una foto storica della Demm di Porretta

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