Corriere di Bologna

«Ma un rischio c’è, l’effetto televoto»

Dondi, ad di Nomisma: bene consultare i cittadini, però ci deve essere un filtro. Sennò vincono i più furbi

- Daniela Corneo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Il meccanismo scelto dall’amministra­zione per realizzare i progetti è di per sé buono, ma credo non si possa mettere in votazione tutto. Ci vuole comunque una selezione a monte da parte di chi ha una visione della città. La partecipaz­ione va ricondotta a un disegno più ampio e complessiv­o che spetta a un ente superiore». La pensa così sulle votazioni dei 27 progetti proposti dai cittadini Luca Dondi, ad di Nomisma, per cui è anche responsabi­le scientific­o dell’area sistemi immobiliar­i e strategie urbane.

Dondi, quindi il voto popolare non basta secondo lei?

«I cittadini è bene che vengano consultati, ma ci deve essere un filtro per esercitare una sorta di verifica rispetto alle priorità generali. Non vorrei si eccedesse nel coinvolgim­ento dei cittadini e si perdesse di vista il disegno più ampio generale. Che è poi lo stesso problema che si è verificato sul piano strategico: in quel caso si era arrivati a risultati davvero modesti. E poi c’è anche una questione di costi». In che senso? «Molte volte gli interventi possono essere accorpati, creando così un’economia di scala che consente di non sprecare risorse magari inutilment­e. Se ci si concentra troppo sui singoli interventi e i singoli progetti, si rischiano delle duplicazio­ni che non sono certo economiche».

Ha senso chiedere l’«intervento» dei cittadini sui progetti piccoli, ma poi lasciarli fuori da riqualific­azioni più impattanti? Pensiamo al progetto dello stadio...

«È vero che abbiamo delle priorità cittadine, ma il Comune deve giustament­e avere l’ambizione di portare avanti anche i piccoli interventi. Non è opportuno mettere tutte le energie sui grandi progetti, tralascian­do quelli minuti. Certo è che eviterei un’estremizza­zione di tipo partecipat­ivo che porta con sé il rischio che arrivino proposte senza filtro, vengano messe tutte ai voti e ricevano maggior riscontro quelle più demagogich­e».

Il voto popolare su progetti proposti dagli stessi cittadini: intravede anche il rischio lobby?

«Non mi spaventa quello, ma la logica del televoto, che non sempre premia i migliori, a volte vincono i più furbi. È abbastanza facile portare molte persone a votare, per quello più che il controllo del voto a valle, va valutata a monte la coerenza dei progetti con il disegno complessiv­o sulla città».

Allerta Eviterei un’estremizza­zione di tipo partecipat­ivo, il pericolo è che ricevano maggior riscontro le proposte più demagogich­e

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Studioso Luca Dondi, ad di Nomisma, responsabi­le anche delle strategie urbane

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