«Ma un rischio c’è, l’effetto televoto»
Dondi, ad di Nomisma: bene consultare i cittadini, però ci deve essere un filtro. Sennò vincono i più furbi
«Il meccanismo scelto dall’amministrazione per realizzare i progetti è di per sé buono, ma credo non si possa mettere in votazione tutto. Ci vuole comunque una selezione a monte da parte di chi ha una visione della città. La partecipazione va ricondotta a un disegno più ampio e complessivo che spetta a un ente superiore». La pensa così sulle votazioni dei 27 progetti proposti dai cittadini Luca Dondi, ad di Nomisma, per cui è anche responsabile scientifico dell’area sistemi immobiliari e strategie urbane.
Dondi, quindi il voto popolare non basta secondo lei?
«I cittadini è bene che vengano consultati, ma ci deve essere un filtro per esercitare una sorta di verifica rispetto alle priorità generali. Non vorrei si eccedesse nel coinvolgimento dei cittadini e si perdesse di vista il disegno più ampio generale. Che è poi lo stesso problema che si è verificato sul piano strategico: in quel caso si era arrivati a risultati davvero modesti. E poi c’è anche una questione di costi». In che senso? «Molte volte gli interventi possono essere accorpati, creando così un’economia di scala che consente di non sprecare risorse magari inutilmente. Se ci si concentra troppo sui singoli interventi e i singoli progetti, si rischiano delle duplicazioni che non sono certo economiche».
Ha senso chiedere l’«intervento» dei cittadini sui progetti piccoli, ma poi lasciarli fuori da riqualificazioni più impattanti? Pensiamo al progetto dello stadio...
«È vero che abbiamo delle priorità cittadine, ma il Comune deve giustamente avere l’ambizione di portare avanti anche i piccoli interventi. Non è opportuno mettere tutte le energie sui grandi progetti, tralasciando quelli minuti. Certo è che eviterei un’estremizzazione di tipo partecipativo che porta con sé il rischio che arrivino proposte senza filtro, vengano messe tutte ai voti e ricevano maggior riscontro quelle più demagogiche».
Il voto popolare su progetti proposti dagli stessi cittadini: intravede anche il rischio lobby?
«Non mi spaventa quello, ma la logica del televoto, che non sempre premia i migliori, a volte vincono i più furbi. È abbastanza facile portare molte persone a votare, per quello più che il controllo del voto a valle, va valutata a monte la coerenza dei progetti con il disegno complessivo sulla città».
Allerta Eviterei un’estremizzazione di tipo partecipativo, il pericolo è che ricevano maggior riscontro le proposte più demagogiche