L’ex Nar e il concorso nella strage La difesa: «È stato già processato»
I legali: la condanna per banda armata impedisce il giudizio
Gli elementi di prova del concorso materiale, oltre che morale, dell’ex Nar Gilberto Cavallini per lo meno nella fase dell’organizzazione della strage, sono secondo la Procura nelle pieghe delle motivazioni delle sentenze passate in giudicato. Le responsabilità accertate a carico degli allora fascisti ragazzini Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, «si riverberano logicamente sulla posizione di Cavallini», scrivono i pm a supporto della richiesta di rinvio a giudizio dell’ex terrorista nero condannato a più ergastoli e ora in regime di semilibertà.
Per i pm Enrico Cieri, Antonello Gustapane e Antonella Scandellari, che ieri hanno sostenuto l’accusa in udienza preliminare, la partecipazione di Cavallini ai Nar con un ruolo di vertice e quale autore di omicidi messi a segno dal gruppo a ridosso del 2 agosto, depongono per un suo logico coinvolgimento anche nella strage con compiti essenziali di supporto logistico: per l’ospitalità fornita a Fioravanti, Mambro e Ciavardini a Villorba di Treviso il 31 luglio e l’1 agosto 1980; per aver fornito loro i mezzi per falsificare i documenti e, infine, per aver messo a disposizione del gruppo una Opel intestata alla compagna e una Bmw necessarie per raggiungere la stazione e fare ritorno in Veneto dopo aver piazzato la bomba. I pm hanno anticipato che in caso di processo chiameranno a testimoniare i tre ex Nar condannati.
Una ricostruzione respinta con forza da Cavallini che, al pari degli ex compagni d’armi, ha ammesso omicidi e rapine ma si è sempre dichiarato estraneo alla strage. La sua difesa, affidata all’avvocato Mattia Finarelli, si è dispiegata su due piani: merito e diritto. In una memoria di 70 pagine depositata in udienza, l’avvocato ha ripercorso la storia ventennale delle indagini sulla strage e i depistaggi che le hanno accompagnate, per arrivare a ritenere del tutto insussistenti gli elementi a fondamento dell’accusa oltre che infondate e dettate da pressioni politiche le condanne passate in giudicato dei Nar. Ma l’udienza di ieri è stata dedicata soprattutto a due questioni di diritto sollevate nella memoria depositata per conto di Cavallini dagli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini.
Gli avvocati hanno chiesto al giudice di decretare la violazione da parte della Procura dei limiti d’indagine fissati dal giudice quando furono riaperte le indagini, revocando l’archiviazione del 2013. I difensori chiedevano il rispetto di quei paletti e dunque l’inutilizzabilità degli atti ma il giudice Ziroldi ha respinto l’eccezione, come chiesto dai legali dell’Associazione, avvocati Giuseppe Giampaolo e Andrea Speranzoni. La seconda questione sollevata dalla difesa, sulla quale il giudice si è riservato, riguarda l’impossibilità per Cavallini, già giudicato e condannato a 14 anni per banda armata nel dibattimento sulla strage, di essere processato di nuovo. «È il principio applicato dalla Procura nell’indagine sui mandanti: ha detto che non ci sono elementi per processare Raho ma, anche se ci fossero, non può essere processato perché già condannato per banda armata per gli stessi fatti», ha sostenuto l’avvocato Finarelli.
In due giorni potrebbe chiudersi per sempre o ripartire da nuove indagini e processi il capitolo giudiziario sul 2 Agosto. Il 25 ottobre il giudice Ziroldi dovrà decidere se rinviare a giudizio o prosciogliere Cavallini, mentre il giorno seguente è fissata l’opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura sui mandanti. Bolognesi torna a pungere i pm: «Definire i Nar spontaneisti come fa la Procura significa non aver letto le carte della sentenza da cui emerge il contrario. La Cassazione su piazza della Loggia dice che dietro le stragi c’era un disegno comune».