Così Pulgar si è preso il Bologna
La punizione «rubata» a Verdi e l’errore sul gol del Napoli, poi il centrocampista cileno è rinato In media ha corso 12 chilometri a partita: in serie A nessuno come lui. E martedì la sfida da titolare al Brasile
Il maratoneta Erick Pulgar sta conquistando tutti: lo ha fatto a Bologna, sapendosi ritagliare uno spazio da titolare nonostante passaggi a vuoto e guai comportamentali, e lo sta facendo anche in Cile, dove i suoi progressi in rossoblù sono passati tutt’altro che inosservati. Il centrocampista sotto gli occhi della madre e della zia è entrato nel delicatissimo finale della sfida contro l’Ecuador, vinta 2-1 dalla Roja, ma potrebbe toccare a lui nella partita decisiva per l’accesso al Mondiale, nella notte tra martedì e mercoledì in Brasile: sia il leader Vidal che l’altro centrocampista Silva sono squalificati e il ct Pizzi sta seriamente pensando di lanciare come titolare il classe ’94 del Bologna.
«Pulgar ci può aiutare moltissimo — ha detto il selezionatore — ha fatto progressi sorprendenti ed è molto sottovalutato. È molto difficile per un sudamericano ambientarsi ed essere protagonista in Europa come sta facendo lui: in questa stagione è titolare indiscusso nel Bologna ed è l’unico cileno ad esserlo in A». In un mese, il mondo di Pulgar sembra essersi capovolto. Era il 10 settembre, la notte di BolognaNapoli: un’ora ben giocata poi, come troppo spesso gli è accaduto, la luce si spegne.
Punizione poco fuori area, la palla la prende Erick che la sottrae anche a Verdi: tiro io. Se la mette persino dietro la schiena, chi arriva a cercare di farlo ragione viene rimbalzato. E infatti, tira lui: palla in curva. Il blackout è completo: da lì in poi Pulgar sbaglia tutto e a completare l’opera perde palla sulla trequarti spalancando la strada al gol di Mertens che chiude i conti. Donadoni gli rimprovera quello, non tanto l’egoismo sulla punizione, e ovviamente piovono critiche e votacci. «Que la chupen», scrive il giorno dopo su Instagram citando Maradona: non esattamente delle scuse. Gli valsero una multa e sembrava il solito Erick: turbolento fuori dal campo (in estate nella sua Antofagasta fu coinvolto in una rissa insieme ad amici) e dal cartellino o dall’errore facile in campo, con i 2,2 milioni spesi per acquistarlo spesso finiti semplicisticamente nella lista «soldi buttati da Corvino» nell’estate 2015 per acquistare giocatori che hanno reso poco.
Dalla notte con il Napoli in poi, invece, Pulgar ha preso in mano il centrocampo: ha partecipato al dominio sulla mediana interista, ha fatto espellere Magnanelli contro il Sassuolo dando il via all’azione del gol e a Genova ha fabbricato la ripartenza del gol di Palacio. Non solo: a certificare la crescita del cileno ci sono i numeri: 47 passaggi di media a partita, l’82% dei quali riusciti, e soprattutto 11,99 km. percorsi di media nelle sei gare giocate che lo rendono il miglior giocatore della serie A sotto questo profilo. Taider e l’inossidabile Palacio, i secondi in questa classifica nel Bologna, viaggiano a 10,5 km. di media e in tutto il campionato sono quattordici i giocatori sopra gli 11 km. a gara, con Castro del Chievo (11,88) il più vicino al rossoblù. Più in generale, il Bologna comincia a fidarsi di Pulgar: in campo si passa spesso da lui, dal cileno che dopo un tortuoso apprendistato sta studiando da Diawara e che a San Paolo potrebbe avere l’occasione della vita davanti agli occhi della sua nazione.
Cifre in crescita I numeri di Pulgar parlano di 47 passaggi di media a partita, l’82% dei quali riusciti