Blitz del Cua. E la facoltà chiude
Nel mirino un convegno degli universitari di destra: lezioni rinviate, studenti increduli
Blitz di Cua e Hobo a Giurisprudenza per impedire un convegno di Azione universitaria. L’Ateneo risponde annullando chiudendo tutta la facoltà. I collettivi festeggiano. L’ira degli organizzatori e del centro destra.
Nuovo anno accademico e vecchie consuetudini. Da una parte i collettivi Cua e Hobo che protestano, questa volta per un incontro sulla Siria, poi annullato nel corso della giornata dalla facoltà, organizzato dagli studenti di Azione universitaria, dall’altra l’Ateneo che «per questioni di ordine pubblico» chiude le porte dell’Università. Nel mezzo una mattinata di tensione, urla e slogan, e a distanza di qualche metro dal cuore della zona universitaria, in piazza Puntoni e in piazza Rossini, i blindati di polizia e carabinieri.
È stata una lunga giornata quella di ieri in via Zamboni, iniziata alla 9 del mattino con il blitz del Cua, salito al secondo piano di Palazzo Malvezzi per «presidiare» l’ingresso dell’aula delle Armi, concessa da Giurisprudenza all’associazione studentesca di destra per l’incontro «Guerra in Siria tra geopolitica e diritto internazionale». Uno striscione «Fuori i fascisti dall’Università» e la promessa di «non andare via dalla facoltà» fino a quando l’evento non sarebbe stato annullato. E poco dopo l’irruzione da parte degli attivisti di Hobo nell’ufficio della preside Nicoletta Sarti. Allibita la numero uno di Giurisprudenza che, dopo un testa a testa con il collettivo, ha abbandonato l’ufficio per decidere assieme al direttore Giovanni Luchetti e al Rettorato il da farsi. Dopo un’ora la soluzione: incontro annullato, Palazzo Malvezzi chiuso, lezioni e ricevimenti sospesi «per questioni di ordine pubblico»; gli studenti di Azione universitaria amareggiati e i collettivi Cua e Hobo a festeggiare con due diversi mini cortei tra via Zamboni, piazza Verdi e via Belmeloro.
L’Ateneo ha poi spiegato che la scelta di annullare l’evento sulla Siria è stata presa «per evitare che una situazione già molto tesa sfociasse in situazioni di pericolo per gli studenti, i docenti e il personale, ma anche per una difformità di contenuti del seminario rispetto a quelli indicati nella richiesta fatta lo scorso luglio». «Il seminario promosso da Azione universitaria non corrisponde nei contenuti pubblicizzati a quanto autorizzato. In particolare si precisa che, a differenza di quanto affermato dalla rappresentanza studentesca promotrice l’iniziativa non ha mai fruito del patrocinio né di alcun contributo da parte dell’Ateneo e di Giurisprudenza».
Il direttore della Scuola, Giovanni Luchetti, ha poi sottolineato: «Se non possiamo concedere un’aula a tutti e queste sono le condizioni, ci troveremo a non poter più concedere aule se questo è quello a cui dobbiamo assistere tutte le volte».
Delusi gli studenti di Azione universitaria, che per l’incontro in programma ieri avevano chiesto spazio e autorizzazione ben due mesi fa. Gli occorreva un’aula che potesse contenere una settantina di persone e la facoltà non aveva ravvisato motivo per non concederla. «Noi abbiamo fatto tutto rispettando le regole — commenta amareggiata Dalila Jolanda Ansalone, studentessa e attivista di Azione universitaria di Bologna — ma il messaggio che l’Università di Bologna sta dando è che non solo chi rispetta le regole non viene tutelato, ma che l’Università gli va anche contro. Sembra che solo con la violenza si possa ottenere qualcosa. Eravamo disposti anche ad accettare una sede alternativa — aggiunge Ansalone — anche se sarebbe stata una sconfitta. E respingiamo l’accusa di aver modificato il programma: l’Università era perfettamente a conoscenza, da mesi, della nostra iniziativa e di chi fossero i nostri ospiti».