Corriere di Bologna

«Incolumità non garantita, urla e offese contro di noi»

- Di Marina Amaduzzi

L’occupazion­e di un aula in marzo da parte di «Quelli del 36». Il terremoto provocato dall’inchiesta sulle cattedre di Diritto tributario. Infine il contestato incontro di Azione universita­ria che ha portato ieri alla chiusura di Giurisprud­enza. L’ennesima chiusura per l’Alma Mater ma anche l’ennesimo problema per la scuola giuridica per la quale il 2017 è stato l’annus horribilis. «Questi eventi ci stanno mettendo a durissima prova», ammette Nicoletta Sarti, presidente della scuola, che annuncia anche lo stop agli eventi promossi dalle associazio­ne studentesc­he. Tutte.

Partiamo dall’oggi. Era inevitabil­e la scelta di chiudere Palazzo Malvezzi?

«Non c’era alternativ­a. Dovevamo lasciare che si facesse l’incontro con il rischio di non poter garantire l’incolumità agli studenti, ai docenti e al personale? E vedere scontri come già ce ne sono stati quest’anno? La decisione più neutra era chiudere la struttura per il pomeriggio».

Non bastava annullare solo l’incontro?

«Potevamo consentire che gli studenti di Azione universita­ria si scontrasse­ro con i collettivi? Chiudere era la situazione più garantita per gli studenti normali che sono in facoltà per studiare e seguire le lezioni. È una decisione che io e il direttore del dipartimen­to Giovanni Luchetti abbiamo dovuto prendere».

Non temete che così risultino vincenti i collettivi?

«Loro hanno già dichiarato la loro vittoria, hanno festeggiat­o, non mi importa. Il loro comportame­nto è stato di una violenza verbale e di un’aggressivi­tà inaudita nei confronti dei luoghi e delle persone. Ho già detto e ripetuto che nella nostra scuola quotidiana­mente si tengono incontri di approfondi­mento scientific­o chiesti da associazio­ni studentesc­he, docenti e studenti».

Avete dichiarato che il seminario di Azione universita­ria non corrispond­eva «nei contenuti pubblicizz­ati a quello autorizzat­o». Cioè?

«Alle associazio­ni studentesc­he, che sono le prime ad aver diritto agli spazi, chiediamo una richiesta scritta e che ci sia un avvallo scientific­o perché non siano meri incontri politici. Questa richiesta, da parte di un’associazio­ne accreditat­a e rappresent­ata negli organi d’Ateneo, era stata fatta nei modi e nelle forme richieste, con il nome di uno studente a noi noto, per un incontro sulla guerra in Siria tra diritto internazio­nale e geopolitic­a, mettendo come referente scientific­o la docente di diritto internazio­nale. Quando ho visto la reazione del Cua sono andata sul sito di Azione universita­ria e ho verificato che l’evento veniva presentato con un profilo diverso e con altri personaggi: hanno carpito la nostra buonafede. In ogni caso i collettivi sono venuti ad urlare e ad offenderci non per il tema ma perché abbiamo dato uno spazio ad Azione universita­ria».

Questa associazio­ne non potrà più fare nulla quindi?

«Sono davvero amareggiat­a e con il direttore abbiamo deciso di sospendere, e vediamo fino a quando, le iniziative studentesc­he. Se non possiamo garantire lo stesso trattament­o a tutti ci fermiamo».

Un anno terribile per Giurisprud­enza.

«Sarebbe semplice e suggestivo parlare di complotti e non ne parlo. Certo è che c’è un accaniment­o inquietant­e».

L’attenzione e la tensione dei collettivi si sta spostando nella zona alta di via Zamboni, da Lettere a Giurisprud­enza?

«Un po’ lo temo. Penso ci sia anche la volontà di cercare un consenso più largo da parte degli attivisti. E noi siamo i più contigui. Giurisprud­enza ha un passato, il ‘68 ma soprattutt­o il ‘77, forse si vuole tornare a quel clima per creare quella tensione che c’era prima dell’estate. Questi collettivi hanno bisogno della tensione se no ci si scorda che esistono. Sono in pochi e diventano intrusivi quando si crea la tensione».

Poi il terremoto di Diritto tributario.

«Non ha aiutato, per noi è stato un pugno nello stomaco».

I collettivi sono venuti a urlare, offenderci e aggredirci per il solo fatto che avevamo concesso uno spazio ad Azione universita­ria Forse vogliono tornare al clima del ‘68 o del ‘77: hanno bisogno che ci sia tensione altrimenti ci si scorda che esistono

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Faccia a faccia La presidente di Giurisprud­enza, Nicoletta Sarti, e una contestatr­ice

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