TRISTE PRIMATO INTOLLERABILE
Èda anni che si parla della direttiva dell’Unione europea sulla Corporate social responsibility (Csr) e dell’utilità da parte degli imprenditori ad assumerla come nuova strategia per competere anche nella valorizzazione del territorio. Aldilà del profitto, con la Csr l’impresa potrebbe premiare il capitale umano, accumulando così un credito sociale. Con la messa in pratica della responsabilità non solo aziendale, chi investe avrebbe il vantaggio di essere un importante azionista dello sviluppo locale e chi lavora di essere un protagonista della produzione sociale della fabbrica. Peccato che una simile filosofia si stia dimostrando nei fatti un’amara illusione. Anzi, una grave mancanza. L’Associazione per le vittime degli infortuni sul lavoro (Anmil) ha denunciato che nel 2017 gli infortuni mortali sul lavoro (682 morti) sono aumentati rispetto allo stesso periodo del 2016 (+ 4,7). Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, già intervenuto dopo le sei morti di lavoratori in una settimana di agosto, è ritornato con forza a ribadire che l’Italia non può rassegnarsi a subire tante vittime sul lavoro; perciò ha invitato le istituzioni e gli enti competenti sulla sicurezza ad attivare i necessari interventi di prevenzione e controllo per garantire la salute e la vita dei lavoratori. Sono molte le inadempienze degli uffici competenti, dei governi regionali e degli enti locali, in buona parte dovute alla sottovalutazione di un’emergenza che continua ad aggravarsi.
L’Inail nel suo rapporto semestrale (gennaio-giugno 2017) rileva che le denunce per infortuni mortali nella regione EmiliaRomagna sono state 56 e per malattie professionali 3.485. Tali cifre, che non includono tutte le morti dovute al lavoro come quelle da mobilità, collocano la nostra regione al secondo posto in Italia. Un triste primato che mette in risalto la perdurante insicurezza sul lavoro e la carenza delle istituzioni nel salvaguardare la salute all’interno e all’esterno della fabbrica. È sperabile che la Convention nazionale Ambiente Lavoro, tenutasi di recente a Modena, abbia suonato un campanello di allarme. E sia riuscita a richiamare alla loro responsabilità i datori di lavoro, ai compiti di prevenzione-vigilanza-controllo le Aziende sanitarie, gli enti e gli ispettorati, alle politiche di tutela della salute e della vita dei lavoratori la Regione e le amministrazioni locali. Tante giovani morti sul lavoro non sono da Paese civile e non sono tollerabili in una società democratica.