L’umanità che danza con CollettivO CineticO
Questa sera a Ferrara il debutto dello spettacolo
Di Benvenuto umano, il nuovo spettacolo di CollettivO CineticO, in scena stasera alle 21 per la rassegna di danza contemporanea al teatro comunale di Ferrara, vedemmo uno studio preparatorio a Bologna l’anno scorso. A conclusione della personale dedicata alla compagnia da Ert, al campo di baseball del Pilastro, con l’orizzonte dei grattacieli, alcune figure si esibirono in misteriose azioni. L’ensemble ferrarese diretto da Francesca Pennini ha vissuto sempre, nei suoi 10 anni di vita, la danza come esplorazione, come precisione geometrica e slancio negli imprevisti dell’immaginazione più scatenata. In quella breve azione faceva incontrare i principi della medicina tradizionale cinese e l’architettura simbolica degli affreschi dei Mesi di Palazzo Schifanoia, un grande ciclo pittorico rinascimentale estense.
Il cammino è continuato, attraverso studi e azioni site specific. A Ferrara è in corso un ciclo di performance in vari luoghi storici: all’inizio della settimana è stato investito proprio il salone dei Mesi, dove è ritratta la vita di corte nel Quattrocento sovrastata da altri due piani di affreschi, quello centrale raffigurante i segni zodiacali e i decani collegati, e quello superiore con immagini degli dei che sovrintendono al segno con allegorie del loro potere. Questi fili disparati, arricchiti con ulteriori tracce ispirate alle abilità circensi e alla nostra civiltà dei media, si congiungono nello spettacolo sotto il segno del mistero. Ci troveremo di fronte a una creazione fortemente fisica e altamente simbolica, tutta iscritta in quella caratteristica a volte indigeribile dell’umano che è la complessità. Nessuna storia, nessun facile appiglio per lo spettatore. Ha scritto Pennini: «La questione dello stare nella complessità è per me il nodo centrale nel rapporto con qualsiasi opera d’arte. Non si tratta di provocare gli spettatori, piuttosto di stimolarli a gestire una situazione che li chiama in causa in prima persona, che non gli concede di accomodarsi nel ruolo di semplice testimone».
Nello spettacolo i danzatori sono abbandonati ai movimenti che li attraversano, senza sguardo, in un percorso coreografico «che pone il corpo in una condizione primitiva e rituale al tempo stesso». Una figura bendata, che non vede ma agisce (la stessa Pennini), guida i movimenti del coro maschile, che produce con il suo incedere ogni aspetto della macchina scenica.
Dopo lo spettacolo, il critico Andrea Nanni dialogherà con la compagnia.