La «trilogia» di Golinelli
L’imprenditore: «Voglio dare ai giovani la possibilità di coltivare i sogni»
Grande inaugurazione ieri per il Centro Arti e Scienze Golinelli, secondo tassello della trilogia dell’Opificio voluto e fondato dall’imprenditore e mecenate Marino Golinelli. Si tratta di uno spazio espositivo, «una scatola di luce», come l’ha definita l’architetto Mario Cucinella che l’ha progettato con il suo studio, «un padiglione» come lo ha definito lo stesso Golinelli. Le ruspe sono però già al lavoro perché alle spalle dell’Opificio sorgerà un incubatore per le nuove imprese create da laureati ma anche da giovani creativi.
Intanto ieri sera c’è stata l’apertura del Centro con l’applaudita performance del writer Rusty e il maestro Ezio Bosso.
Il Centro Arti e Scienze, davanti all’Opificio inaugurato appena due anni fa. Un ulteriore lascito patrimoniale per dare gambe all’attività della Fondazione ben oltre il 2065 che era la prima meta fissata dal mecenate. E di nuovo le ruspe al lavoro alle spalle dell’Opificio per la realizzatore di un incubatore per accogliere le imprese nascenti. Il 97enne Marino Golinelli, che ha trasformato i guadagni dell’industria del farmaco (Alfa Wassermann, fondata nel 1948 e ora fusa nel colosso Alfasigma) in investimenti per i giovani, la ricerca e la cultura imprenditoriale, continua a sognare e soprattutto a realizzare i suoi sogni con l’obiettivo di trasformare l’Opificio di via Paolo Nanni Costa in una Città per la conoscenza e la cultura.
L’indomito Marino ha in testa un punto fermo, «dare ai giovani la possibilità di coltivare i sogni». Lo ha ricordato anche ieri all’inaugurazione lunga un giorno del Centro Arti e Scienze Golinelli. «Si chiama padiglione — corregge lui —, non museo, centro o studio. È un padiglione dove non si faranno solo mostre, un’accademia dove mettiamo in contatto le arti e le scienze». Uno spazio di «immaginazione e sperimentazione», pensato per offrire una sintesi tra l’arte e la scienza. «È un tassello fondamentale dell’attività della Fondazione — aggiunge il presidente Andrea Zanotti —, ci occupiamo di formazione con due punti di osservazione sul futuro. Uno è il Data Science, la scuola di dottorato sui Big Data che avrà sede all’Opificio da novembre, e l’altro è proprio Arti e Scienze, perché sono molto più vicine di quanto le percepiamo oggi». Progettato da Mario Cucinella Architects e realizzato dalla Nbi spa, è un grande parallelepipedo di 30 metri per 20, di circa 700 metri quadrati che vanno ad aggiungersi ai 9 mila dell’Opificio. «È una scatola di luce nella sua semplicità — spiega Cucinella —, è precisa e la precisione è una forma di bellezza. È un edificio traslucido perché accoglie la luce da fuori e dà valore alle opere». Un ulteriore tassello alle spalle dell’ex Sabiem in zona Santa Viola, «annulliamo per sempre il termine periferia — sottolinea l’architetto —, c’è una città storicizzata e una citta moderna e questo spazio non potevano farlo da nessun’altra parte». Il primo evento ospitata nel nuovo Centro Arti e Scienze è la mostra «Imprevedibile, essere pronti per il futuro senza sapere come sarà», curata da Cristiana Perrella e Giovanni Carrada, che, dopo l’inaugurazione di ieri, apre al pubblico da domani fino al
Si chiama padiglione non museo, centro o studio. Un’accademia per unire arti e scienze
4 febbraio.
Come detto, Golinelli non si ferma qui. Le ruspe sono già all’opera perché entro il 2018 sarà realizzato il nuovo incubatore d’impresa, alle spalle dell’attuale Opificio, che porterà la Fondazione ad occupare in totale circa 14.000 metri quadrati. L’ampliamento dovrebbe incrementare anche i visitatori, che si stima passino dagli attuali 120.000 all’anno ai 200.000 del 2019. Sarà riservato «non solo ai laureati o a chi ha conseguito un master — spiega Zanotti — ma anche ai più giovani, la cui creatività costituisce una risorsa fondamentale». Il nuovo incubatore d’impresa sarà la chiusura del cerchio. «In questi anni la Fondazione si è concentrata sulla scuola, la divulgazione scientifica e i giovani — conclude il direttore Antonio Danieli —. Con l’incubatore vogliamo creare una filiera integrata che avvicini la scuola, la ricerca e l’imprenditorialità, favorendo lo scambio tra imprenditori, ricercatori, giovani e insegnanti». Dopo un primo periodo di incubazione, spiega Danieli, le start up più meritevoli saranno selezionate e riceveranno anche un sostegno economico (le modalità saranno definite nei prossimi mesi). Gli ambiti principali di investimento saranno quelli della salute e del benessere.