I dodici «giapponesi» del Galvani pronti a resistere all’assedio dei 101
Il rinvio Il segretario Andrea Forlani ha ottenuto intanto una proroga del voto di dieci giorni
All’ora dell’aperitivo, quando nel vicino bar Miki e Max circolano i primi spritz, una dozzina di impauriti militanti dem studiano strategie di resistenza pacifica all’arrivo dei 101 conquistatori del Galvani, circolo che fu anche di Romano Prodi. Simbolo della stagione dell’Ulivo, la stanzetta di via Orfeo si prepara a diventare l’epicentro del duro conflitto congressuale. «Speriamo che qualcuno dei nuovi abbia un’altra sala, perché qui tutti non ci stiamo», stempera la tensione una militante. Si presenta alle sei del pomeriggio, come gli altri compagni, rispondendo all’invito arrivato via Facebook del combattivo segretario Andrea Forlani, che li ha convocati dopo aver denunciato nei giorni scorsi l’arrivo a sorpresa dei nuovi iscritti.
«Mi sento oggetto di un’opa. Qualcuno ha voluto scalare e occupare il circolo. Libero di farlo, ma almeno in modo trasparente». Ce l’ha soprattutto con il responsabile Organizzazione Alberto Aitini, visto che i 101 sono stati tesserati dalla Federazione. «Che ora non faccia la vittima. Già mi dà fastidio passare come un rompiscatole, anche come cretino è troppo», si sfoga Forlani davanti ai suoi. «Un reuccio» che convoca gli iscritti «come fosse casa propria», lo rintuzza la consigliera Raffaella Santi Casali, anche lei iscritta al Galvani, ma che diserta assieme a tantissimi altri la riunione. Lui fa spallucce, ottiene il rinvio del voto di dieci giorni e aspetta i cedolini verdi da Via Rivani, che attestano il pagamento della quota dei nuovi. La richiesta ad Aitini è stata inoltrata «ma non c’è stata ancora risposta, eppure essendo un dipendente del partito deve rispondere alle richieste di un circolo». In assenza di queste matrici, osserva un iscritto, «ti puoi rifiutare di farli votare, perché proprio per questo motivo a Napoli, Roma e in Sicilia hanno chiuso delle sezioni».
Dei 101 nuovi arrivi in via Orfeo, spiega Forlani, «71 non sono residenti nel nostro territorio e 84 hanno versato la quota nelle ultime tre ore dell’ultimo giorno di tesseramento». La paura dei dodici (tra di loro anche il consigliere Francesco Errani e l’ex assessore provinciale Benedetta Chiusoli) è non riuscire nemmeno a vedere il volto dei nuovi. «Arriveranno in camuffa il giorno del voto», prevede Forlani. «Allora organizziamoci in modo che debbano per forza ascoltare almeno i programmi delle mozioni», propone un altro. Oltre ai nuovi, Forlani si aspetta anche i big «che non hanno ancora rinnovato la tessera». Come Ernesto Carbone della segreteria nazionale e l’europarlamentare Paolo De Castro. «Sempre molto presenti però — l’ultima stoccata — quando devono intervenire sulla gestione del partito».