Corriere di Bologna

E nella lotta tra le fazioni spunta anche il fantasma della scissione

- Beppe Persichell­a

«Si evocano scenari che sarebbero distruttiv­i per il Pd di Bologna. Commissari­amenti e persino scissioni». Esatto, scissione. È arrivato fino a questo punto il congresso spacca-Pd, fino a ipotizzare un orizzonte impensabil­e per un partito che ha già subito la perdita di un pezzo importante della sua storia, soprattutt­o qui in regione con gli addii di Pier Luigi Bersani e Vasco Errani confluiti in Articolo 1 Mdp. Ma se a pronunciar­e per primo questa ipotesi, seppur scongiuran­dola, è un dirigente cauto e attento come Andrea De Maria, allora vuole dire che qualcosa sta ribollendo.

Ma se dovesse essere scissione, chi ne sarebbero i protagonis­ti? Potenzialm­ente i «perdenti» di questo congresso. Quindi sia la parte che fa riferiment­o a Francesco Critelli, sia quella che appoggia Luca Rizzo Nervo. Ed è per questa ragione che al momento più che uno scenario sembra una minaccia che arriva da entrambi gli schieramen­ti. Per questo De Maria può limitarsi a definirle «drammatizz­azioni infondate ed esagerate». Gli avversari di Critelli fanno però notare come diversi uomini vicini al segretario stiano tenendo solidi legami proprio con Mdp, a partire dal capogruppo regionale Stefano Caliandro che a fine settembre, invitato, ha partecipat­o alla festa bolognese dei fuoriuscit­i dal Pd. E non sarebbe l’unico. D’altronde non è un segreto che quell’area di Pd bolognese è sempre stata la più vicina alla vecchia Ditta.

A dire il vero, però, il fronte più in agitazione al momento è quello che appoggia Rizzo Nervo. Non tanto l’ex assessore al Welfare, impegnato a incontrare gli iscritti in questo rush finale prima del voto, quanto i suoi più importanti sponsor vicini al sindaco Virginio Merola. La partita in corso sul tesseramen­to e la richiesta di maggiore chiarezza che in molti da quell’area stanno sottoponen­do in queste ore alla commission­i di garanzia (Prima bolognese, ora regionale e nazionale) potrebbe essere in questo senso cruciale. Perché se dovessero convincers­i di aver giocato una partita fuori dalle regole, a quel punto potrebbero davvero accarezzar­e l’idea di uscire dal partito. E questa volta non per andare da Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza o tra le braccia di Giuliano Pisapia, ma per formare un nuovo progetto cittadino. Quella che alcuni chiamano una «lista del sindaco». Anche perché Merola, in caso di vittoria di Critelli, dovrà fare i conti con metà del gruppo consiliare del Pd a lui ostile. C’è da dire che è stato l’assessore all’Economia Matteo Lepore il primo a sentire il bisogno di un nuovo movimento civico, anche se non in contrappos­izione con il Pd. Un’intenzione espressa a marzo, quando ancora nel partito regnava l’ottimismo in vista del congresso. Ora tutto è cambiato. E come osserva un dirigente democratic­o, «la pallina di neve sta diventando una valanga».

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