Integrativo Gd, l’azienda va avanti «Il contratto sarà applicato»
Ma il fronte del No incalza: «Va modificato». Usb annuncia diffida formale
Gd difende il nuovo contratto integrativo e promette che ne spiegherà i contenuti ai suoi dipendenti, il comitato per il No chiede ai sindacati confederali di ritirare la firma e riaprire il tavolo per modificare l’accordo. Dopo la clamorosa sorpresa del referendum, che ha spaccato in due la più grossa azienda metalmeccanica bolognese, i massimi livelli di Gd presentano il documento di 27 pagine. Una novità, visto il profilo pubblico solitamente basso che caratterizza la multinazionale di via Battindarno. Dai premi di risultato all’indennità di trasferta, che varia in base al numero di trasferte effettuate dal 1988 a oggi ed è uno dei punti più contestati dai contrari: «Vogliamo andare incontro a chi va avanti con l’età e con gli impegni familiari», la spiegazione del direttore risorse umane di Coesia Claudio Colombi.
La sperimentazione su base volontaria dell’orario flessibile prevede che i livelli più alti scelgano come distribuire le 40 ore di lavoro settimanali tra le giornate, rinunciando allo straordinario del sabato, mentre quelli dal primo al sesto livello potranno gestirsi le otto ore all’interno della giornata, con lo straordinario pagato dalla prima ora e non dalla prima mezz’ora. «Non c’è una forzatura ad aderire — sottolinea l’ad Angelos Papadimitriou —. Ed è reversibile. Sarà volontario per otto mesi». Per Colombi, «è una fortissima richiesta delle nuove generazioni».
Il via è previsto a gennaio, ma la proposta è piaciuta solo a 735 dipendenti, circa il 40% dei 1.800 lavoratori Gd. Un risultato che ha sorpreso anche i vertici dell’azienda: «Faremo una serie di incontri per spiegare bene i contenuti del contratto», promette Papadimitriou. Insomma, il risultato è imputato a una mancanza di comunicazione e comprensione dei contenuti. Oltre, sostengono i vertici aziendali, alle dinamiche sindacali e al clima politico, che per Gd ha giocato un ruolo e potrebbe giocarlo anche nelle votazioni per il rinnovo dei delegati sindacali. Ma Papadimitriou non è preoccupato: «Ci sarà una nuova rsu, dialogheremo. Non credo che il sistema di relazioni cambierà». Su una cosa ai piani alti di via Battindarno non arretrano: il contratto verrà applicato.
Intanto, però, i dipendenti che hanno votato contro non mollano. E chiedono ai sindacati di ritirare la firma: «L’accordo è stato bocciato, ne prendano atto le segreterie di Fim, Fiom e Uilm», c’è scritto su un volantino distribuito ieri in tutto lo stabilimento. Rivendicazione portata avanti sulla base di 55 voti, provenienti dall’estero, che non sono stati approvati perché non erano anonimi. Ma sarebbero stati decisivi, visto che il Sì ha vinto di appena 27 lunghezze. Soprattutto contro le sigle si scatenano i dipendenti: «Non c’è stato spazio non solo per il dissenso, ma nemmeno per un apporto positivo». Critiche anche ai contenuti del contratto: «Non va stracciato, ma va modificato», sostiene Emanuele Quartieri parlando a nome del comitato. L’Usb, intanto, annuncia una diffida formale a Fim, Fiom, Uilm e rsu per chiedere il ritiro della firma. E ieri sono iniziate le procedure per il rinnovo della rsu, che arriverà probabilmente prima di fine novembre. Il sindacato di base, che conta 96 iscritti guadagnati in via Battindarno, punta a entrare. Mentre in Fiom si guardano con preoccupazione le 112 tessere perse.
Lavoratori spaccati Secondo i vertici è mancata informazione sui dettagli. A fine novembre la nuova rsu