«Alla Virtus per un risultato importante Basket City sarà finalmente casa mia»
Primo a firmare, ultimo ad arrivare causa Nazionale: ma è già il top scorer
È arrivato in punta di piedi, Pietro Aradori. Primo dei nuovi acquisti a firmare per la Virtus, ultimo ad unirsi alla squadra per gli impegni con la Nazionale. In due partite, però, ha già mostrato i tratti del killer silenzioso. Quarto posto nella classifica marcatori con 39 punti totali realizzati senza troppo rumore, con soli 26 tiri tentati, il 75% da due, il 39% da tre e il 100% ai liberi: «Non contano i punti — sottolinea il bomber della Segafredo —. L’importante è il modo di stare sul campo, essere sempre pericolosi, aiutare la squadra. Cerco di migliorare vari aspetti del mio gioco ogni anno, siamo all’inizio e andrà sempre meglio».
Alla presentazione disse che cercava una casa nuova e ha trovato un villa. Come si sta ambientando nella nuova realtà?
«Molto bene. Sto imparando a conoscere il mondo Virtus, so quanto valga questo club per la città. Ci sono entrato dentro e sto vivendo sulla mia pelle questo inizio di un lungo percorso».
In 13 anni di carriera ha vestito dodici maglie diverse, significa che qui a Bologna vuole fermarsi?
«Sì, voglio fermarmi e costruire qualcosa di importante. Sono rimasto due anni in uno stesso club a Siena, Cantù e Reggio Emilia, ma alla fine del secondo c’erano sempre ridimensionamenti o obiettivi che non collimavano. Devi fare altre scelte, io le ho fatte sposando il progetto della Virtus».
Quella che l’ha portata in bianconero è stata una trattativa lunga con diversi cambi di scenario in corso d’opera fino alla firma definitiva.
«Prima di scrivere certe cose bisognerebbe aspettare un attimo, io non ho mai avuto ripensamenti. La trattativa è stata lunga, ma sono stato uno dei primi ad avere firmato. Ho sposato il progetto Virtus perché ne ero super convinto e sono contento di essere qui».
Che Virtus si immaginava e che Virtus ha trovato in queste prima settimane di stagione?
«Conosco bene Bologna, ho amici qui e spesso si parla di basket. La Virtus è un’istituzione della pallacanestro italiana, è un bene che abbia ritrovato la A immediatamente e ora vogliamo riportarla ad alto livello, dove è giusto che stia».
Le prime due partite hanno avuto andamento simile ma risultati diversi. Avete dominato anche a Trento nei primi 30 minuti, però restano negli occhi gli ultimi 10.
«Sono state due belle partite: la seconda per il risultato, la prima perché abbiamo giocando bene a Trento contro una squadra per me più forte di quella arrivata in finale lo scorso anno. Siamo andati sopra di 18 e abbiamo sbagliato l’ultimo quarto. Può capitare a una squadra nuova, che deve imparare a conoscersi e giocare assieme. Lo stiamo facendo e la strada è quella giusta».
Questa Virtus può essere una grande squadra?
«Sì, anche se ovviamente dobbiamo lavorare. Torno a Trento: al di là del risultato è il modo in cui siamo stati in campo per 30-35 minuti a farci capire che stiamo andando nella giusta direzione e che, continuando a lavorare, potremo toglierci grosse soddisfazioni».
Come sono state le ultime due estati con Messina?
«La prima breve, la seconda più intensa. È un allenatore esigente ma molto chiaro. Punta tutto sulla difesa e il gioco di squadra, essere ordinati in attacco senza paura di prendersi i tiri ma ognuno con un ruolo all’interno delle gerarchie. Mi piace il suo modo di affrontare la pallacanestro, sono cresciuto molto sotto la sua guida».
Lei e Alessandro Gentile punte della Virtus e non solo. Nelle qualificazioni mondiali, la Nazionale avrà bisogno di voi.
«Siamo qui per questo, per giocare la nostra pallacanestro al servizio della squadra. Quando ci saranno le finestre della Nazionale ci faremo trovare pronti».
Possiamo diventare una grande squadra, i segnali sono buoni e il gruppo c’è L’Italia? Io e Gentile siamo a disposizione