Corriere di Bologna

«Alla Virtus per un risultato importante Basket City sarà finalmente casa mia»

Primo a firmare, ultimo ad arrivare causa Nazionale: ma è già il top scorer

- Luca Aquino

È arrivato in punta di piedi, Pietro Aradori. Primo dei nuovi acquisti a firmare per la Virtus, ultimo ad unirsi alla squadra per gli impegni con la Nazionale. In due partite, però, ha già mostrato i tratti del killer silenzioso. Quarto posto nella classifica marcatori con 39 punti totali realizzati senza troppo rumore, con soli 26 tiri tentati, il 75% da due, il 39% da tre e il 100% ai liberi: «Non contano i punti — sottolinea il bomber della Segafredo —. L’importante è il modo di stare sul campo, essere sempre pericolosi, aiutare la squadra. Cerco di migliorare vari aspetti del mio gioco ogni anno, siamo all’inizio e andrà sempre meglio».

Alla presentazi­one disse che cercava una casa nuova e ha trovato un villa. Come si sta ambientand­o nella nuova realtà?

«Molto bene. Sto imparando a conoscere il mondo Virtus, so quanto valga questo club per la città. Ci sono entrato dentro e sto vivendo sulla mia pelle questo inizio di un lungo percorso».

In 13 anni di carriera ha vestito dodici maglie diverse, significa che qui a Bologna vuole fermarsi?

«Sì, voglio fermarmi e costruire qualcosa di importante. Sono rimasto due anni in uno stesso club a Siena, Cantù e Reggio Emilia, ma alla fine del secondo c’erano sempre ridimensio­namenti o obiettivi che non collimavan­o. Devi fare altre scelte, io le ho fatte sposando il progetto della Virtus».

Quella che l’ha portata in bianconero è stata una trattativa lunga con diversi cambi di scenario in corso d’opera fino alla firma definitiva.

«Prima di scrivere certe cose bisognereb­be aspettare un attimo, io non ho mai avuto ripensamen­ti. La trattativa è stata lunga, ma sono stato uno dei primi ad avere firmato. Ho sposato il progetto Virtus perché ne ero super convinto e sono contento di essere qui».

Che Virtus si immaginava e che Virtus ha trovato in queste prima settimane di stagione?

«Conosco bene Bologna, ho amici qui e spesso si parla di basket. La Virtus è un’istituzion­e della pallacanes­tro italiana, è un bene che abbia ritrovato la A immediatam­ente e ora vogliamo riportarla ad alto livello, dove è giusto che stia».

Le prime due partite hanno avuto andamento simile ma risultati diversi. Avete dominato anche a Trento nei primi 30 minuti, però restano negli occhi gli ultimi 10.

«Sono state due belle partite: la seconda per il risultato, la prima perché abbiamo giocando bene a Trento contro una squadra per me più forte di quella arrivata in finale lo scorso anno. Siamo andati sopra di 18 e abbiamo sbagliato l’ultimo quarto. Può capitare a una squadra nuova, che deve imparare a conoscersi e giocare assieme. Lo stiamo facendo e la strada è quella giusta».

Questa Virtus può essere una grande squadra?

«Sì, anche se ovviamente dobbiamo lavorare. Torno a Trento: al di là del risultato è il modo in cui siamo stati in campo per 30-35 minuti a farci capire che stiamo andando nella giusta direzione e che, continuand­o a lavorare, potremo toglierci grosse soddisfazi­oni».

Come sono state le ultime due estati con Messina?

«La prima breve, la seconda più intensa. È un allenatore esigente ma molto chiaro. Punta tutto sulla difesa e il gioco di squadra, essere ordinati in attacco senza paura di prendersi i tiri ma ognuno con un ruolo all’interno delle gerarchie. Mi piace il suo modo di affrontare la pallacanes­tro, sono cresciuto molto sotto la sua guida».

Lei e Alessandro Gentile punte della Virtus e non solo. Nelle qualificaz­ioni mondiali, la Nazionale avrà bisogno di voi.

«Siamo qui per questo, per giocare la nostra pallacanes­tro al servizio della squadra. Quando ci saranno le finestre della Nazionale ci faremo trovare pronti».

Possiamo diventare una grande squadra, i segnali sono buoni e il gruppo c’è L’Italia? Io e Gentile siamo a disposizio­ne

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