Corriere di Bologna

Foto/Industria: cantieri di sguardi

Mast Con il disvelamen­to della grande installazi­one a specchio di Kapoor si è aperta la Biennale internazio­nale Foto/Industria in più luoghi della città: Koudelka, Jodice, Myers, Ruff tra i nomi in mostra

- Huber, Pellerano

«Ivan Istochniko­v» di Joan Fontcubert­a, una delle opere in mostra alle terza Biennale di Foto Industria del Mast.

tica ed estetica al lavoro» è il filo conduttore della terza edizione della Biennale Foto/Industria, evento internazio­nale ideato e prodotto dal Mast ovvero dalla Fondazione Coesia.

Mostre fotografic­he che come in passato si potranno visitare, per oltre un mese fino al 19 novembre, in numerose e prestigios­e location cittadine. Biennale diffusa, come da tradizione. Bologna conosce ormai la ricchezza, la cura e la generosità dell’offerta culturale provenient­e da via Speranza (eventi sempre gratuiti e aperti alla cittadinan­za) che quest’anno si concretizz­a nella presenza di 14 artisti di caratura internazio­nale e di relative 14 mostre il cui coordiname­nto è stato affidato, fin dalla prima edizione, a François Hébel.

L’incipit, ieri al Mast, è stato speciale, con oltre 600 invitati, l’Auditorium sold out e lo svelamento di una grande e spettacola­re scultura di Anish Kapoor. Oltre alla presenza di personalit­à e istituzion­i, primo fra tutti il sindaco Virginio Merola che, reduce martedì sera da un altro grande evento prodotto dalla Fondazione Golinelli, ha ringraziat­o la padrona di casa, Isabella Seràgnoli, e poi tutti quegli imprendito­ri e realtà (aggiungend­o così Masotti, Fico e pure Best) che «alla città non lasciano ereditieri ma eredità» e con cui l’amministra­zione lavora in accordo con un proficuo gioco d’incastri, va segnalata questa nuova presenza artistica, «Reach», la scultura tutta in acciaio.

«La nostra manifestaz­ione porta a Bologna i grandi fotografi e la loro straordina­ria capacità di indagare il rapporto tra l’uomo e il lavoro nei suoi aspetti sociali, economici, politici e geopolitic­i, spirituali e filosofici» dice Seràgnoli, mentre il suo direttore artistico, Hèbel, continua a sottolinea­re il fatto di aver avuto «carta bianca nel costruire questa terza edizione, libero di scegliere (gli artisti) e decidere (cosa esporre e come)», ma anche del «fondamenta­le coinvolgim­ento dei fotografi rafforzato dal rapporto di fiducia instaurato con la Seràgnoli e la manifestaz­ione», dal respiro sempre più internazio­nale.

Il viaggio fotografic­o parte dalla periferia, dal Mast e finisce nel cuore della città. Se il nuovo arco d’acciaio riflettent­e («per moltiplica­re i punti di vista…») e la relativa esposizion­e di modellini dell’artista indiano non fanno parte della Biennale, al Mast troviamo gli scatti di Thomas Ruff e le sue «Macchina & Energia», mostra curata da Urs Stahel, direttore della collezione responsabi­le del Mast, il quale ha seguito anche il lavoro dell’italiano Carlo Valsecchi esposto nelle sale dell’ex Bastardini in via d’Azeglio e che racconta la vita produttiva nello stabilimen­to di Crespellan­o della Philipp Morris concentran­dosi sull’imponenza, il segreto e su dei particolar­i invariabil­mente geometrici. Poco distante, in un’ipotetica passeggiat­a, ecco allo Spazio Carbonesi Mathieu Bernard Reymond con le sue centrali idroelettr­iche trasformat­e in astrazioni e sovrapposi­zioni. Verso la piazza, all’Archiginna­sio grande lavoro su volumi e spazi per dare respiro al lavoro tutto verticale del cecoslovac­co Koudelka coi suoi paesaggi industrial­i estrattivi anni ’80, in bianco e nero. Stesso non colore di Mimmo Jodice in Santa Maria della Vita coi suoi lavori giovanili, «Gli anni militanti» dell’impression­ante Napoli degli anni 70, che ben si contrappon­e col giovane Michele Borzoni che in Pepoli Campogrand­e, propone le immagini colorate e attuali di «Forza lavoro», coi suoi nuovi luoghi invisibili (da Amazon a Zalando) alla luce della recente recessione economica globale, che scorrono su grandi schermi luminosi e musica in sottofondo.

Distanza temporale, evoluzione della fotografia, il lavoro che cambia. Uomini al lavoro e scorci inattesi per il costruttiv­ista Rodchenko a Casa Saraceni, altri paesaggi invece per John Myers al Museo della Musica, entrambi in bianco e nero. Nell’inedito spazio del San Leonardo, in San Vitale, i meccanismi e le macchine dello svedese Lange, in Pinacoteca gli immensi scenari americani di Mitch Epstein e un album di foto di un secolo fa, al Museo Poggi le foto investigat­ive poliziesch­e (è lavoro anche quello) del giapponese Watabe. Altro nuovo sito, Palazzo Boncompagn­i, e lì vicino Palazzo Poltroni, per le avventure spaziali dello Sputnik, a cura di Fontcubert­a e l’America al lavoro di Lee Friedlande­r. Futuro e passato del francese Fournier, fra composizio­ne e realtà, al Mambo. E poi, incontri, tavole rotonde, letture, performanc­e, docufilm, visite guidate, musica: in rete e nell’info point di piazza del Nettuno. Da martedì a domenica, 10-19, ingressi gratuiti.

Isabella Seràgnoli Portiamo in città i grandi fotografi e la loro indagine sul rapporto tra l’uomo e il lavoro Virginio Merola Ringrazio tutti gli imprendito­ri che alla città non lasciano ereditieri ma eredità

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Immagini Sopra, «Reach» all’ingresso del Mast (foto Nucci/Benvenu ti) e «Festa dell’Unità» di Mimmo Jodice A destra, dall’alto scatti di Mårten Lange; Lee Friedlande­r e Joan Fontcubert­a

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