I bus turistici? Condannati al traffico eterno
Soste di 20 minuti e niente parcheggi per riposare. Il sindacato: «Lo smog? No, così si fa cassa con il turismo»
«Se l’intenzione del Comune è quella di applicare una nuova tassa, che almeno ci metta a disposizione un parcheggio dove riposare». È la protesta degli autisti dei bus turistici, i pullman privati che ogni giorno trasportano centinaia di passeggeri — perlopiù anziani e studenti — tra le Due Torri e piazza Maggiore. Motivo del contendere la nuova stretta di Palazzo d’Accursio sulla Ztl che dal 31 luglio 2018 colpirà — oltre a auto ibride, veicoli commerciali e camper — anche i bus turistici: 100 euro di ticket per varcare le mura e sostare alle fermate loro dedicate di piazza Malpighi e porta San Mamolo.
«Al momento possiamo trattenerci qui per 20 minuti, il tempo che richiede la salita o la discesa dei passeggeri tra una visita guidata e l’altra», spiega Michele, campano, autista da 35 anni. «Scaduto il tempo, dobbiamo spostare il pullman, altrimenti rischiamo una multa. E nel frattempo che aspettiamo i clienti — in giro tra le vie del centro anche fino a 2 ore — non ci resta che fare giri a vuoto in città per poi tornare alla fermata per altri 20 minuti». È dello stesso avviso Rosetta, toscana. Ha appena fermato il pullman in piazza Malpighi e chiede al collega dove poter parcheggiare, senza successo. «Sembra di essere tornati al Medioevo con tutte queste tasse sui checkpoint. Come nel famoso film di Massimo Troisi e Roberto Benigni: paghiamo un fiorino per ogni spostamento, ma non siamo tutelati». Al di là dei ticket, a preoccupare è la sicurezza: «Siamo l’ultima ruota del carro, eppure corriamo molti rischi: non trasportiamo bestiame, ma persone. Abbiamo diritto al riposo», continua la conducente. «Se l’amministrazione decide di farci pagare altre imposte, che almeno ci dia parcheggi riservati, forniti di servizi, bagni e comfort dove riposare tra un’attesa e l’altra».
Da Roma non tarda a farsi sentire il grido di Emet, il sindacato che tutela la categoria: «La politica di questa nuova stretta sulla Ztl è far cassa sul turismo, con la scusa dell’inquinamento», accusa il segretario generale Andrea Genovese. «I nostri mezzi sono euro 5 o euro 6 e dispongono dei filtri antiparticolato. All’introduzione di un ticket chiediamo servizi migliori per i nostri autisti».
E l’Autostazione di Bologna? Il principale hub cittadino del trasporto su gomma al momento non rappresenterebbe una soluzione. «La gestione delle soste dei bus turistici non è a nostro carico», spiega il presidente David Pierinelli. «Gli autisti possono fermarsi in stazione per circa 5 minuti, il tempo di carico e scarico dei passeggeri». Dopodiché si aprono due soluzioni: o parcheggiare, previa prenotazione, in uno dei 25 posti disponibili in via Capo di Lucca, dedicati però anche a Tper e alle compagnie di autobus di linea, o cercare altro in città. Una condizione difficile, ma ben nota ai soci dell’Autostazione che — come un grande aeroporto — gestisce i traffici di tutto il trasporto su gomma bolognese. «Ad eccezione dei bus turistici. Per questo in commissione trasporti abbiamo già fatto presente la disponibilità ad avere in carico la loro gestione», continua Pierinelli. «Così, con tariffe prestabilite in base ai servizi richiesti, potremmo indicare loro parcheggi convenzionati, come Tanari o Fiere, dove poter sostare in tutta comodità al pari di quanto già fanno i conducenti degli altri mezzi».