Agguato e spari fuori dall’hub
Il giovane di colore, che lavora lì, avvicinato da due auto. È stata usata una scacciacani
Era appena uscito dal centro di via Mattei per tornare verso la città quando due auto hanno accostato e da un finestrino è spuntata una pistola. Impaurito, il giovane, un 32enne eritreo, operatore nella struttura per la cooperativa Lai Momo, ha chiamato un collega. A quel punto, le due auto sono tornate e sono stati sparati alcuni colpi in aria.
Aveva appena finito di lavorare, lunedì sera, dopo qualche chiacchiera con i colleghi ha varcato il portone grigio dell’hub di via Mattei per tornare a casa; erano le 23. Si è incamminato verso il centro città, come ha fatto altre volte, ma a un certo punto è stato affiancato da due auto con a bordo alcune persone. Dalla pelle chiara,secondo la sua testimonianza, però era buio. Si è fermato, immaginando volessero qualche indicazione, e invece si è visto puntare contro una pistola. Non ha detto e fatto nulla, è rimasto immobile fino a quando le auto sono ripartite. Poi, impaurito, ha telefonato a un collega che è uscito dall’hub e gli è andato incontro. Ma mentre i due erano ancora sul marciapiede a qualche metro dal semaforo su via Mattei, le due auto sono tornate indietro, questa volta non si sono fermate, ma il passeggero dell’utilitaria ha tirato giù il finestrino e si è sporto allungando il braccio verso l’alto: e ha sparato due colpi a salve. Un gran botto, tanta paura. Un bossolo è stato ritrovato ed è stato possibile risalire all’arma: una scacciacani caricata a salve. Poi l’utilitaria e la berlina di colore chiaro si sono dileguate nel buio di via Mattei.
Vittima del grave episodio è un 32enne eritreo dipendente della cooperativa Lai Momo, una di quelle che gestiscono il centro di prima accoglienza regionale per migranti. Il ragazzo, incensurato, dopo aver informato i propri superiori è andato in caserma in viale Panzacchi e ha sporto denuncia. ai Mattei: a fine agosto una la cooperativa Lai Momo aveva sporto denuncia contro ignoti per aver ricevuto minacce di morte telefoniche, su facebook e via mail. Presi di mira i dipendenti, i collaboratori e gli ospiti dopo la bufera per il post choc di un suo mediatore culturale — poi licenziato — sugli stupri di Rimini. Aveva scritto: «All’inizio è peggio, poi la donna si calma ed è un rapporto normale».
Il primo ottobre, invece, proprio l’hub è stata la prima tappa scelta da papa Francesco per la visita a Bologna. Una momento altamente simbolico in cui il Santo Padre ha trascorso quasi due ore incontrando i 500 richiedenti asilo. Ed è stato proprio dal centro di via Mattei che il Papa, indossando uno dei braccialetti gialli che identificano i migranti non appena varcano il portone dell’hub, ha ricordato quanto i profughi siano «lottatori di speranza» e ha invitato Bologna «a non aver paura».