Corriere di Bologna

«Inferma per colpa dell’Ausl» Ma un investigat­ore la smaschera

Chiede maxi risarcimen­to dopo l’intervento, fotografat­a in bici: dovrà pagare lei

- Andreina Baccaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Aveva chiesto un risarcimen­to milionario alla Ausl di Bologna, asserendo di essere finita in sedia a rotelle per colpa di un’operazione alla schiena andata male nel 2008. Ma un investigat­ore l’ha fotografat­a mentre andava a fare la spesa, guidava l’auto, camminava con i sacchetti in mano senza alcun problema. Ora sarà lei a dover risarcire alla Ausl le spese legali, a pagare le consulenze tecniche disposte durante la causa civile e, con ogni probabilit­à, il suo nome è già nel fascicolo — per tentata truffa aggravata ai danni dell’Ausl e per truffa all’Inps — che la Procura ha aperto dopo l’esposto presentato dal direttore generale Chiara Gibertoni.

La storia inizia nel 2008, quando la paziente, all’epoca 48enne, arriva a Bologna dall’Umbria per sottoporsi a un intervento chirurgico di allargamen­to del canale midollare e stabilizza­zione di alcune vertebre. Dalla cartella clinica risulta che durante il posizionam­ento delle viti in sala operatoria, avviene la rottura del peduncolo nervoso che sostiene un’altra vertebra, una complicazi­one comunque comune in questo tipo di interventi e a cui si ripara durante l’operazione. Sei anni dopo però, nel 2014, la paziente cita in giudizio l’Azienda sanitaria e chiede un risarcimen­to di 1 milione e 400 mila euro, sostenendo che a seguito di quell’intervento avrebbe riportato gravi lesioni, sia di natura fisica che psichica.

«Non riesce più a camminare se non con l’uso di stampelle — scrive il suo avvocato —, a piccoli passi con estrema difficoltà e fatica, non riesce a controllar­e l’arto inferiore destro, non riesce più a svolgere alcuna attività da posizione eretta che implichi l’uso delle mani». La donna racconta poi al giudice di non potere più lavorare, andare in bici, viaggiare, avere una vita sessuale con il marito, di non aver mai potuto prendere in braccio il nipotino se non da seduta.

Il giudice incarica alcuni consulenti tecnici che vanno a casa della signora per fare una perizia medica e la trovano in sedia a rotelle, ma si accorgono che qualcosa non va: riscontran­o effettivam­ente una lesione nervosa al femore, ma che non può essere ricondotta all’intervento quanto piuttosto alle patologie pregresse della donna. E notano inoltre che il tono muscolare della gambe è troppo buono per essere quello di una persona che non può camminare. La Ausl di Bologna, allora, assistita dall’avvocato Michele Tavazzi, nel 2015 ingaggia un investigat­ore privato che la fotografa e la riprende mentre conduce una vita assolutame­nte normale: va a fare la spesa, guida, posta foto in spiaggia nel suo profilo Facebook. La 57enne percepisce anche da dieci anni una pensione di invalidità dall’Inps di 1.200 euro al mese e un assegno di accompagna­mento di circa 200 euro.

A settembre infine il giudice Pietro Iovino non solo ha rigettato la richiesta di risarcimen­to, ma ha condannato la ricorrente a rimborsare 36.000 euro di spese legali all’Ausl per aver intentato una lite temeraria e ha disposto l’invio degli atti alla Procura che ora indagherà per la tentata truffa all’Ausl e sull’eventuale truffa all’Inps.

La condanna La 57enne condannata a rimborsare 36.000 euro. Inchiesta della Procura per truffa

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