Corriere di Bologna

Le imprese emiliane a secco di manager

Lo studio di Ernst & Young. Cresce l’attrattivi­tà ma un’azienda su tre «fatica a trattenere i migliori talenti» Bene risorse umane e propension­e all’export. Serve «più apertura al contributo di profession­alità esterne»

- Francesca Candioli

Le imprese sono sempre più dinamiche, ma mancano i manager. Ecco l’analisi della stato di salute della manifattur­a della via Emilia secondo la ricerca condotta dal centro studi Gro insieme a Ernst & Young e allo studio legale Tullio & Partners. L’Emilia Romagna oggi conta su un tasso «di managerial­izzazione» di otto punti più basso rispetto alla media italiana, e molto distante da quelli che invece sono i numeri lombardi.

È un quadro luci e ombre quello fornito dagli esperti durante il convegno «Transforma­tion Capital- Finanza e talento per innovare» promosso dalla Camera di Commercio modenese. Se da una parte le imprese emiliane richiamano forti investimen­ti, per migliorare la loro attrattivi­tà bisogna «aumentare la dimensione aziendale e la managerial­izzazione, così come credere di più nei propri talenti». Solo un’impresa su cinque tra quelle intervista­te ha un programma ad hoc per la loro gestione, mentre quasi una su tre ha «significat­ivi problemi» a trattenere le risorse migliori.

«In un sistema ancora piuttosto chiuso alla contaminaz­ione tra settori (solo il 12% delle imprese valuta di attribuire ruoli chiave a manager provenient­i da industry diverse dalla propria,), il processo di managerial­izzazione intrapreso appare forse eccessivam­ente focalizzat­o sulla ricerca della continuità» come spiega Marco Menabue il partner Ey.

Il messaggio dunque che è passato ieri a Modena è che ai tempi del 4.0 le imprese del territorio hanno una grande opportunit­à, ma devono attrezzars­i per coglierla. «Certo, migliorare si può — continua Alberto Rosa, partner Ey responsabi­le per l’Emilia-Romagna —. Il nostro osservator­io evidenzia l’elevato livello di vitalità e innovativi­tà del tessuto imprendito­riale (+28% rispetto alla media italiana), l’alta stabilità sociale (+4%), l’ampiezza del mercato domestico (+39%), l’alto grado di internazio­nalizzazio­ne delle imprese (+51%, performanc­e straordina­ria dovuta ai valori particolar­mente elevati di export) e la buona situazione della infrastrut­ture (+21%)».

Tutti plus che possono rappresent­are una calamita per gli investimen­ti, se appunto «accompagna­ti dalla digitalizz­azione dei processi industrial­i e da una maggiore apertura al contributo di profession­alità esterne».

L’area emiliana si caratteriz­za però anche per «un’elevata innovativi­tà» imprendito­riale, con tante realtà attive nella knowledge economy (+53% sulla media italiana) e startup innovative (+84%), mentre è inferiore alla media nazionale (-15%) il numero di pmi innovative. In tutto questo, Confindust­ria si mostra però ottimista: «In Italia e in Emilia in particolar­e non è in discussion­e che ci siano talenti all’altezza, questo ce lo riconoscon­o tutti. Noi abbiamo soprattutt­o un problema dimensiona­le e quindi anche managerial­e» sottolinea Emilia Valter Caiumi, vicepresid­ente di Confindust­ria Emilia. «Dobbiamo — continua — insistere sulla contaminaz­ione e far circolare le esperienze e le eccellenze che abbiamo in settori diversi, per merito dei distretti».

Sull’attrattivi­tà, secondo la ricerca, l’area emiliana sta facendo meglio dell’Emilia-Romagna in generale e dell’Italia, ma il gap con la Lombardia c’è ancora. Si ritorna così agli aspetti da migliorare perché sono un freno, in un contesto di «burocrazia, il costo del lavoro e il regime fiscale». Va meglio invece «la qualità della manodopera», anche se qui si entra in un campo di nuovo critico: pesa secondo gli esperti, infatti, «la difficoltà di reperire le competenze necessarie dal sistema scolastico», la cui efficacia dice l’osservator­io Ey è «inferiore di tre punti alla media italiana».

L’analisi di Confindust­ria Caiumi: «Dobbiamo insistere far circolare le esperienze e le eccellenze che abbiamo in settori diversi per merito dei distretti»

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