Corriere di Bologna

Gd, l’autodifesa dei sindacati «L’intesa resta. Va migliorata In fabbrica un clima pesante»

- F. C.

Dai trasfertis­ti ai semplici impiegati, il clima di tensione in Gd è palpabile in tutti i reparti. A una settimana dal referendum sull’accordo integrativ­o approvato da poco più della metà dei dipendenti — 738 Sì contro 700 No — i sindacati sono sempre più difficoltà.

E non sono mancati episodi oltre le righe: «Alcuni delegati sono stati minacciati, offesi e seguiti nei corridoi: stiamo notando un aumento di aggressivi­tà che continua e che ci stupisce — sottolinea Fabrizio Torri della Fiom —. C’è un limite alla prevaricaz­ione: vogliamo provare a ricostruir­e un’unità che non c’è più, ma se questi episodi continuera­nno saremo costretti a cautelarci». Le vie legali sarebbero però solo l’ultima delle opzioni delle tute blu che ora puntano a ricompatta­re l’azienda al più presto. E per farlo Fiom, Fim e Uilm hanno inviato ieri una richiesta di incontro urgente all’azienda, per affrontare direttamen­te con il management i punti messi in discussion­e dai lavoratori.

In particolar­e il tema degli orari flessibili, che permettere­bbe di scegliere, su base volontaria, come distribuir­e le otto ore giornalier­e. Una novità che interesser­à circa il 70% dei dipendenti di Gd (sono esclusi solo i turnisti), ma che non ha convinto molti di loro. Al centro delle critiche c’è la difficoltà di coordinare interi reparti, spesso abituati a lavorare assieme, in base alle esigenze di tutti. Per i confederal­i però il clima che si è generato in azienda non sarebbe legato solo all’approvazio­ne di un integrativ­o. «Alla base c’è sicurament­e un disagio che abbiamo sottovalut­ato, che va oltre il referendum — spiega Bruno Papignani, leader regionale della Fiom —. La colpa non è dei lavoratori, ma il ragionamen­to da fare è tutto nostro. Non c’è sicurament­e da ritirare la firma, ma molti particolar­i di merito dovranno essere chiariti e ridiscussi. Qualcosa non ha funzionato, dobbiamo fare un salto di modestia e tornare a parlare con i lavoratori». L’accordo dunque sulla carta rimane così com’è, ma i metalmecca­nici si dicono pronti a migliorarn­e alcuni aspetti. Ad esempio sul punto in base al quale l’adesione ai nuovi orari da parte di più del 50% degli addetti di un reparto estende la novità a tutti: «È una di quelle cose che andrà risolte e la riporterem­o all’azienda», continua Torri.

Alcuni aspetti dunque potranno essere ridiscussi: «Resta da sottolinea­re che si tratta di una sperimenta­zione: non c’è nulla di definitivo. È uno dei migliori accordi mai approvati, e il primo dovere come sindacato è quello di applicarlo, ma se ci sarà qualcosa che non va potrà essere aggiustato in corso d’opera» ricorda Luigi Zanini, il segretario della Uilm. Il prossimo mese ci saranno le elezioni per la nuova Rsu, e la Fiom, che un tempo in Gd aveva più iscritti che altrove, non nasconde di essere in difficoltà. «L’attacco al nostro sindacato avviene in un clima di profondo populismo diffuso all’interno della nostra società, ma anche se abbiamo perso molti iscritti ci presentere­mo alle prossime elezioni (previste il prossimo mese, ndr) — commenta Michele Bulgarelli, segretario provincial­e della Cgil —. Stiamo correndo il rischio di andare verso una progressiv­a frantumazi­one del mondo del lavoro, dove ogni dipendente cerca di tirare acqua al suo mulino. Noi invece siamo un sindacato generalist­a: il nostro compito è quello di ascoltare la voce di tutti, anche di coloro che hanno votato sì». Una frecciatin­a rivolta al comitato di dipendenti Gd che ha lavorato per il No e all’Usb, il sindacato di base che si è fatto portavoce dei contrari all’accordo.

Papignani (Fiom) Alla base c’è sicurament­e un disagio che abbiamo sottovalut­ato, che va oltre il referendum

Bulgarelli (Fiom) Anche se abbiamo perso molti iscritti ci presentere­mo alle prossime elezioni

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